Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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dei film muti ». E così esso ebbe lo sviluppo dei « western » con in più tutta la ricchezza delle altre esperienze. Così noi facemmo, perchè avevamo capito dove era lo sbaglio e che cioè, venuto il sonoro, credettero che il teatro fosse la chiave del cinematografo e si scordarono di colpo di tutto il sapore che aveva acquistato. Cercammo di fare un film che fosse un po' il libro di testo dei vecchi metodi. La nostra preoccupazione era di ottenere un tempo di avventure basato sull'inseguimento che è il più bell'elemento di sviluppo logico dei vecchi film. Certo vi sembrerà che questo sia un ritornare indietro, ed è proprio quello che noi abbiamo cercato di fare in questo film. Noi non pretendiamo di voler fare dei saggi di contenuto o di morale, ma di divertire e di divertire con i vecchi principi. E non dimenticate che nelle storie che servono per il teatro e per il cinematografo l'essenza necessaria è la lotta. C'è sempre una persona contro un'altra in un film. E questo perchè la lotta è umana e primitiva. Giacobbe che lotta con l'angelo di Dio è una cosa primitiva. Ma prima bisogna decidere dove è il conflitto. Può essere tra due persone o tra due gruppi, come nel caso dei Capuleti e Montecchi, oppure di uno contro Dio, o contro l'universo. Se lo scrittore non sa dove è il conflitto, o non lo sente, si perde. Il conflitto solo, però, non regge se non si cerca di svilupparlo. E questa è la regola che vale anche quando si scrive una commedia, benché generalmente non vi sono regole fisse. Guardiamo casualmente nella vita dei nostri personaggi e cerchiamo di conoscerli e di vedere i loro problemi. Conosciutili, si scopriranno i loro problemi in conflitto. Lasciateli poi sospesi e riprendete al punto di prima e arrivate al punto culminante in modo che nessuno sappia come va a finire, poi di colpo finite, onestamente, o lietamente se è possibile, raccogliendo tutte le varie fila. Questa è la formula. Almeno secondo me. Mi è spiaciuto di aver detto queste mie osservazioni forse in modo scheletrico. Ma io non scrivo scenari, io faccio scenari. Io spero però che mi abbiate capito. DUDLEY NICHOLS Louise Campbell chiede schiarimenti al regista Louis King Il regista Wesley Huggles spiega a Irene Dunne e a Fred Mac Murray, presente l'autore, alcuni punti dello scenario del film 'Invito alla felicità' POSTILLA TANTO s'è scritto e parlato di ragazze sole, che non metterebbe conto di aggiungere verbo alla polemica, se un particolare non ci premesse ancora di mettere in luce. Più o meno scandaloso, più o meno riuscito — non questo ci interessa ora — il film aveva se non altro un presupposto artistico, e poi che non si può fare il processo alle intenzioni, può sembrare avventata (anche se in effetti non lo è) ogni accusa di mala fede ai produttori e al regista. Se in qualcuno invece la mala fede è innegabile, è nei noleggiatori i quali hanno ritenuto opportuno ai loro fini di includere nella presentazione annunciarne il film l'unico nudo eccessivo di tutto il lavoro, nudo che non doveva poi comparire nella edizione italiana (o almeno nella romana, compresa quella della Quirinetta). Ora, un simile espediente è a nostro avviso più condannabile della stessa morbosità che permea l'opera, perchè rivela e prova inequivocabilmente la sozza intenzione allettatrice dei noleggiatori, i quali non hanno nemmeno, come Jacque Deval, una parvenza di scusa artistica da opporre. In definitiva, se spettacoli come quelli di ragazze sole possono trovare talvolta una giustificazione (ma non è il caso attuale) che trova riferimenti nella tanto proclamata libertà artistica, assolutamente indegno è che essi vengano permessi dalla censura, quale richiamo per il pubblico. Specie quando si tratta di un pubblico, come l'italiano, che per la sua intelligenza merita di essere trattato in ben altro modo. 222