Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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PALERMI AVREMMO voluto diradare un mistero ma c'è mancato il coraggio di chiederne la spiegazione all'interessato. E il mistero è questo: quando riposa Amleto Palermi? Poiché a giudicare dall'attività di questo regista, c'è da domandarsi se egli non abbia superato, grazie ad uno special,' allenamento di cui conserva il segreto, quelle che per noi sono delle imprescindibili necessità. E tra queste il bisogno di riposare. Avevamo visto Palermi alle prese con i personaggi della sua cavalleria rusticana, di cui le ultime scene in esterno sono state girate in questi giorni, e subito dopo lo abbiamo ritrovato, fresco e tranquillo, intento a dirigere le prime scene del nuovo lavoro che la Scalerà ha messo ora in cantiere: il castello di carta. — Chi è l'autore del soggetto? — domandiamo, mentre in compagnia di Laura Nucci, che sarà una delle interpreti del film, ci avviamo verso il teatro di posa. Palermi ci guarda e sorride. — Il soggetto è mio — dice. — Un soggetto <i umano », che esce dalle linee ormai abusate delle trame convenzionali... E Palermi parla del suo soggetto e della sua duplice attività di regista e di soggettista e non nasconde di indugiare con un certo compiacimento in questo argomento, quasi che nel suo cuore egli senta piuttosto il fascino delle esplorazioni nel terreno della fantasia, che non in quello della tecnica. — Certo, — afferma Palermi — in nessuna circostanza ci potrà essere una fusione cosi perfetta, un'identità di vedute e di sentimenti tra autore del soggetto e regista, sul lavoro da svolgere, come quando queste due persone sono fus" in una sola. Nessun « tradimento » è più possi bile. E non c'è pericolo di vedersi togliere il saluto da nessuno... Lo dice sorridendo, Palermi, col suo sorriso un po' enigmatico. Difende una tesi o enuncia un reale convincimento interiore? Anche questo è un mistero. — In questo film — continua Palermi — Armando Falconi sosterrà una parte assolutamente diversa dalle solite... Quasi a confermare le parole del regista, entrando nel teatro di posa ci sorprende il vedere Armando Falconi trasformato in un vecchio signore dai baffi bianchi spioventi, un po' curvo, e che indossa un abito frusto e gualcito, che pure conserva ancora qualcosa d'una passata dignità. E vorremmo chiedergli in ragione di quali tristi circostanze, egli che già fu il brillante gaudente di follie del secolo, si sia ridotto così. Ma ce ne manca il tempo. Palermi, con la sua aria noncurante, assume il comando. E sotto i suoi ordini la scena si illumina, si anima e prende vita, e la finzione comincia. Sono di scena Armando Falconi e Giovanni Grasso. 22Ó BALLERINI BALLERINI è un uomo di poche parole, ma che nasconde, sotto una apparenza schiva e taciturna, uno spirito battagliero e un vulcano di idee. Appunto per questo, dopo piccolo hotel che ha diviso in due campi opposti la critica italiana, noi siamo andati a stuzzicarlo, se così si può dire, con la speranza di provocare in lui una reazione o per lo meno un tentativo di giustificazione. Ma egli si è stretto nelle spalle. — Perfettamente inutile — ha detto. E, per la \crità, in cuor nostro gli abbiamo dato ragione. Ma, poiché dal caso particolare il discorso era scivolato sulla situazione del cinematografo in generale, abbiamo chiesto a Ballerini le sue idee in proposito. — Il nostro cinematografo — ha detto il regista taciturno — deve ancora avere la sua battaglia, la sua rivoluzione, il suo rinnovamento artistico. E sono convinto che è soltanto con questa battaglia che il nostro cinema ritroverà le glorie di un tempo e la strada delle sue affermazioni all'estero. La produzione straniera si è affermata attraverso film di eccezione, film che portavano il segno inconfondibile di un'idea, che affrontavano problemi umani o sociali, che stabilivano una tecnica. Non è con le commediole, con la produzione corrente di quel genere che è rappresentato da troppa parte dei nostri film che riusciremo a imporci. Tutte le nostre arti si sono rinnovate, hanno cercato nuove forme e nuovi mezzi di espressione. Perchè solo il cinema si è cristallizzato nelle formulette standardizzate? Non basta la ragione commerciale per tener lontano il nostro film da ogni evoluzione tecnica e artistica, non basta la scusa che il nostro pubblico non accetta e non si interessa ai tentativi di rinnovamento: a fianco di quella produzione italiana che già assume, per l'importanza dei mezzi profusi nella sua realizzazion una notevole importanza, ci dev'esserne una nuova, agile, audace, coraggiosa... — Una produzione di avanguardia? — chie diamo. — Il termine sarebbe questo — risponde Ballerini. — Ma si è tanto abusato ormai di questa parola, che essa ha perduto ogni valore. Quello che io intendo è piuttosto una produzione cui sia concesso il diritto di sbagliare. Mi capite? Ed è soltanto a questa condizione che si potrà giungere a realizzare qualcosa di buono. Purché si lavori con serietà e, soprattutto, con sincerità. Abbiamo poi chiesto a Ballerini i suoi progetti per il futuro, ma il regista, che evidentemente riteneva d'aver parlato troppo per una sola volta, ci ha soltanto detto d'avere in programma un film di ambiente marinaro e di cui sarà protagonista Doris Duranti. Poi, con molto garbo, è tornato ad immergersi nel suo silenzio. BAFFICO IN QUESTI ultimi tempi era evidente in Mario Baffico l'agitazione e l'ansia di chi sta per condurre in porto qualcosa di molto importante. E, poiché s'era parlato di film da realizzare (i registi parlano molto spesso di film da realizzare) in noi era sorto il convincimento che Mario Baffico stesse preparando chissà quale imponente lavoro. Così ci siamo affrettati a cercarlo per indurlo a parlarci dei suoi progetti. Ma il giovane regista aveva altre preoccupazioni e non le ha potute nascondere a lungo. — Mia moglie aspetta un bambino — ci ha detto. — Deve nascere da un'ora all'altra. Noi che abbiamo superato oramai l'istante che precede la nascita del primo figlio, abbiamo manifestato a Baffico la nostra solidarietà. E tanto per restare sul terreno cinematografico, gli abbiamo detto che, in ogni caso, un figlio è sempre un bellissimo soggetto realizzato. — A proposito di soggetti — ha detto Baffico. — Tra pochi giorni inizierò la realizzazione di un soggetto di Vittorio Nino Novarese: Mare. Sarà un film d'un genere assolutamente nuovo. Tanto per darvene un'idea, pensate che nel soggetto non c'è nemmeno la più piccola vicenda d'amore. E non ci sono nemmeno donne, naturalmente. I protagonisti sono tre uomini: Baseggio, Ceseri e Grasso. — Un film drammatico? — chiediamo. — Un film virile — precisa Baffico. — Si svolgerà in gran parte all'aria libera, sul mare. Ed esalterà la rude vita dei marinai in lotta con gli elementi. La scena più difficile sarà quella del naufragio. Baffico parla del suo film e non nasconde l'entusiasmo per questo soggetto che gli permetterà di lavorare secondo la sua sensibilità all'aperto, a contatto con la natura, nell'incomparabile scenario offerto dal mare, lo stesso mare che darà significato e vita alla vicenda. — Gli esterni si gireranno a Tirrenia, a Viareggio e a Livorno — precisa Baffico. — Il film, prodotto dalla « Diana », sarà distribuito dall'ENIC. Inizieremo la lavorazione fra pochi giorni. Noi vorremmo conoscere ancora qualche particolare, ma la nostra curiosità non è appagata. Baffico è impaziente e non lo nasconde. — Lasciatemi andar via — dice. Noi comprendiamo benissimo e non lo tratteniamo. Sulla porta, mentre sta per uscire, ci confida: — A Tirrenia per il tempo che durerà la lavorazione del film, prenderò una casetta e ci porterò mia moglie e mio figlio. Dice « mio figlio » con malcelato compiacimento, con lo stesso tono col quale ha detto « il mio film ». SOTTO