Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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NON ci misero molto i primi cinematografari a comprendere quale potenza di attrazione potesse esercitare sugli spettatori la visione del mondo sottomarino, popolato di creature mostruose, immerso in un silenzio mortale. E già nel 1915 una casa di produzione americana realizzando ventimila leghe sotto i mari eseguiva alcune riprese subacquee valendosi di sistemi primitivi e poco adatti allo scopo. In seguito, più volte lo schermo ha mostrato le discese dei pescatori di perle negli abissi del mare, la ricerca di favolosi tesori, le drammatiche lotte con i mostri abissali. Ed ancora oggi lo spettatore che, con un certo stupore segue dalla sua poltrona la passeggiata dell'obiettivo nei fondi marini, è agitato dal dubbio d'essere vittima d'un trucco sia pure ottimamente realizzato. Intendiamoci, il trucco, nella maggioranza dei casi c'è. Ma non sempre. In America le scene vengono eseguite non nelle acque marine, ma nelle più tranquille e più propizie acque di un laghetto situato in una località della Florida, « Silver Springs ». In questo lago, le cui acque sono eccezionalmente pure e trasparenti, poiché si filtrano attraverso rocce porose che trattengono la polvere e i corpuscoli in sospensione, è stato messo in opera un apparato destinato alle riprese sottomarine. Dopo diversi tentativi, tra i quali la costruzione di un cassone fisso con una parete di vetro, si è ricorso ad una soluzione abbastanza ingegnosa costruendo un battello il cui fondo piatto è formato da lastre di vetro. Inoltre questo battello possiede una cabina attaccata alla chiglia che può accogliere un operatore munito della macchina da presa, cosa questa che permette la fotografia di oggetti in movimento, nuotatori o animali. Il battello, azionato da un motore, è in grado di trasportare una ventina di turisti che, attraverso a) fondo di vetro, possono ammirare il fondo del lago. La velocità del natante è intenzionalmente ridotta al fine di non provocare risucchio o bolle d'aria che turberebbero la ripresa già per se stessa delicata a causa della rifrazione e della difficoltà di precisare la distanza tra l'obiettivo e il soggetto. Per le vere e proprie riprese sottomarine, eseguite più che altro a scopo scientifico, i sistemi più in uso sono due: o si immerge nell'acqua una cabina contenente la macchina cinematografica e l'operatore, oppure si immerge la sola macchina da presa del ipo a funzionamento automatico e a chiusura ermetica. )el primo sistema è l'apparecchio ideato dal capitano Charles Williamson di Norfolk e usato dai suoi figli Ernest e George, )ionieri nel campo della cinematografia sottomarina. Essi, in ìione all'operatore Cari Louis Gregory, hanno eseguito delle ausissime riprese nei cosidetti « giardini marini » delle isole Bahama situate nel Mare dei Caraibi. Poiché i fotografi scientifici degli Stati Uniti avevano dichiarato l'impossibilità di eseguire delle fotografie e tanto meno delle riprese cinematografiche sottomarine, il Williamson organizzava una spedizione e dopo alcuni mesi di lavoro faceva ritorno in sede con circa 6000 metri di pellicola impressionata. Fu cinematografata la fauna sottomarina, la carcassa di una nave affondata durante la guerra civile, i ragazzi indigeni che si tuffano nel mare e la lotta di Ernest Williamson con i pescicani. Egli, infatti, indossato per la prima volta lo scafandro da palombaro, si era immerso, armato d'un pugnale, per fornire all'operatore chiuso nella cabina lo spettacolo della lotta con le voraci « tigri del mare ». Giova 'però notare che, nel contempo, una carogna di cavallo era stata gettata in mare in quei paraggi per distrarre l'attenzione dei pescicani. Le fotografie sono del film ' Vita nella «coglierà sommersa' di A. Faaanotti 228