Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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w sìl&ul óoeétr Tilm di qimììa DOPO un naturali primo disorientamento, le notizie che giungono dai paesi in guerra parlano di una ripresa perlomeno parziale delle varie attività cinematografiche, attività che sono state in gran parte dirette, in Germania come in Francia e in Inghilterra al servizio della nazione come mezzo potente di incitamento e di propaganda. Così se i periodici francesi annunziano a grandi titoli che i più quotati attori da Jean Gabin a Gilbert Gii, da Albert Préjean a Pierre Fresnay a Pierre Blanchar a Bernard Lancret sono partiti per il fronte e quelli t( deschi dal canto loro annunziano numerosi attori, registi e tecnici che arrestata la loro produzione hanno fatto altrettanto, dalle due parti si parla di nuovi lavori che verranno intrapresi durante il periodo di lotta in uno spirito decisamente indirizzato alle cause in conHitto. Gna produzione di guerra quindi al servizio della guerra, un'arma che avrà come le altre la sua preparazione, la sua attuazione, il suo campo di battaglia e darà indubbiamente anch'essa i suoi risultati. Di essa però a tutt'oggi non è ancor dato conoscere nulla se non le voci di annunzi e' di promesse che la stampa cinematografica al di qua e al di là del Reno eleva con pari passione Intanto questa è l'ora dei documentari e dei film-giornale. Alle folle ansiose di sapere sempre di più, accanto e a complemento delle notizie dei quotidiani vengono offerte visioni reali di quanto si svolge sui fronti, viene offerta la possibilità di udire a distanza di ore il reale crepitio delle mitragliatrici e il tuonare dei cannoni, mentre il terreno di lotta si scopre e si fa vivo per ognuno. In Germania i primi operatori del fronte ritornano e narrano alla stampa del loro lavoro di giornalisti di eccezione. Così Bleeck-Wagner, già specialista di riprese da apparecchi in volo che a bordo di aeroplani da bombardamento ha sorvolato il pieno fronte in battaglia, così Endreat dell' Ufa che marciando con le truppe ha ripreso i momenti più importanti dell'avanzata da Tannenberg a Danzica, così gli altri che hanno seguito le unità navali in pieni movimenti di guerra e che hanno fermato verità che un giorno avranno un valoreassai più grande di quello spettacolare. La Francia invece per ora non registra, prepara gli animi e sopratutto ricorda. La sua stampa dice che « l'ora degli operatori non è ancora suonata e non bisogna per questo essere adirati con le nostre case di produzione che ci hanno dato per questi primi giorni piuttosto delle visioni retrospettive che non dei documentari reali, impossibili ad ottenersi o per lo meno la cui pubblicazione sarebbe apparsa prematura ». Si promette che ciò avverrà in seguito e intanto si segue quella linea come, tra gli altri, in un Eclair Journal che ha riscosso vasto successo dove si parte da Briand e dalle ormai vecchie ideologie per passare agli avvenimenti degli ultimi giorni di agosto ed a quelli di settembre e giungere alla esposizione della efficienza bellica delle potenze democratiche, alla loro solidarietà ed alla serenità dei due popoli di Francia e di Inghilterra. In Inghilterra invece l'indirizzo sembra ancori, più propagandistico e tendente a mostrare le presunte irregolarità di guerra degli avversari, i loro errori e i lati più disumani della guerra. Così si è parlato a Londra di dare incarico alla casa americana di documentari e giornali » March of Time » di una ricostruzione dell'affondamento del piroscafo « Athenia ». Ciò rientra del resto nel sistema inglese usato durante la guerra del 1914 quando in molti paesi furono lanciati film del genere di britain prepared o di des gurkhas rache prodotti pili che per il popolo inglese per quello di alcune nazioni ancora neutrali. la prima poltrona della seconda fila, e Ray Milland che si rifiuta di pronunciare la frase « I love you, dear », per fedeltà alla moglie. Fin qui stranezze innocenti. Non così però per Bob Burns, per Tom Mix, per Ken Maynard e per molti "litri, e qui viene il bello, i quali si oppongono assolutamente di fare azioni o gesti sullo schermo che essi non compiano naturalmente nella vita reale. E ci siamo. La superstizione a questo punto cessa di essere tale e diventa qualcosa di più serio, addirittura cioè una condizione di lavoro e tra le più apprezzabili che stavolta nel contatto farà la sua brava figura. Auguriamoci che molti attori italiani divengano superstiziosi, in quest'ultimo caso, s'intende. Un pìetaòto (JiipeìMl2ioni NEI soliti ritagli più o meno pubblicitari d'America abbiamo letto che molti di quegli attori e di quei registi vanno soggetti a superstizioni di carattere veramente eccezionale nelle questioni riguardanti il loro lavoro, superstizioni sulle quali non si discute e che vengono contemplate talvolta perfino nei contratti. Noi tutti sappiamo che cosa tremendamente seria sia un contratto per attore in America e che peso occorra dare a tali informazioni, ma poiché anche dalle cose più trascurabili spesso c'è da imparare, vogliamo dirvi alcune di questi pregiudizi e riserve. Barbara Stanwyek ad esempio sembra che prima di iniziare un nuovo film faccia pronunciare alcune messe per il suo successo; William Dieteré rifugge dal mettere in scena film di guerra perchè convinto pacifista; Cecil B. de Mille porta e porterà sempre per scaramanzia i pantaloni da cavallo, il berretto a visiera e il megafono dell'epoca del muto; Doroty Lamour non si presterà mai a far parti di morta; Bing Crosby si rifiuta di tirare anche un solo colpo di pistola nei suoi film; e cosi via fino a Akim Tamiroff che nella sala di proiezione siede sempre allo stesso posto che è ■^^H9HH 1 Garbo ! ' NEL giornale svedese Goteborgs Morgenpost in un lungo articolo da Berlino, prendendo occasione dalla inaugurazione dei nuovi spettacoli per fanciulli al cinema-teatro Plaza di quella città, si fa un minuto esame delle reazioni del pubblico infantile tedesco alla produzione dei cartoni animati d'America ispirati a novelle di Grimm. Pur tenendo conto, con grande obbiettività, della perfezione artistica di tali opere, che vengono ampiamente lodate, un solo appunto viene loro mosso sulla base delle reazioni e delle naturali osservazioni dei piccoli spettatori, quello cioè di avere alterato fondamentalmente tutta la particolare atmosfera di una magia calda e buona che è nell'originale letterario. Non ne è risultato in definitiva neppure un Grimm americano, ma un nuovo prodotto artistico, di indubitato valore e che diverte il pubblico cui si rivolge, ma che lo diverte in modo assai diverso da quello dei vecchi « Màrchen ». Quel che è certo è che nessuno meglio dei tedeschi può in questo caso dire la parola giusta, trattandosi non solo di una loro opera letteraria, ma addirittura di un loro mondo tradizionale che è in giuoco. Generazioni di fanciulli si sono nutriti di esso così come noi lo abibamo fatto ad esempio con Pinocchio, ed essi son quindi i migliori giudici della faccenda. Una cosa però resta ed è che tali cartoni, fedeli o non, sono fra le più riuscite, geniali ed artistiche creazioni del cinematografo. Non così purtroppo per la gran massa degli altri film tratti da opere celebri della letteratura. Quante volte sotto travisamenti che tradiscono una incomprensione totale dei motivi e del clima di una data opera d'arte ci sono giunti film che ne rappresentano spésso la maschie rata, in luogo della fedele trasposizione in altro mezzo espressivo. A questi ci piace rivolgere il ragionamento che il giornale svedese muove pei i cartoni, ricordando che in questo il delitto è veramente gravissimo poiché spesso non è un nuovo prodotto artistico quello che è nato, ma un « niente » con un titolo preso a prestito e di altro stampo. (Film Weehl}/) G. I. 230