Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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4L * * * ECCELLENTE ¥ * •¥■ BUONO ** MEDIOCRE * SBAGLIATO • •• PICCOLO HOTEL • ••IL GIUOCATORE • •• SCHIAVO D'AMORE Produzione Alla Film Regia: P. Ballerini • Scenogr. Luigi (Le joueur) Produzione Euphono • Kreutzberg Artisti As (Woman debondage) • Produzione: R. K. O. • Minerva film Ricci Musica : N. Piccinelli Operatore : Ugo Lombardi sociati Regìa : Gerardo Lamprecht Interpreti : Lida Regìa : John Cromwell Interpreti : Bette Davis, Leslie Interpr.: Emma Cramatica, Laura Nucci, Mino Doro, ecc. Baarowa, Albrecht Schonals Howard, Frances Dee Poche sono le modifiche apportate all'edizione veneziana di questo film che resta tuttavia una interessante prova di buona volontà e di fede. Se piccolo hotel infatti è un lavoro mancato, gli assunti di esso, così altamente diversi da quelli della media produzione, e chiaramente visibili salvano sicuramente il regista ed autore del film Dal dramma psicologico si è scesi ad una convenzionalità borghese che l'unità di luogo e di clima immiseriscono ancor più laddove esse dovevano essere l'elemento base del dramma; dai tormenti intimi che necessitano di grandi interpretazioni ci si trova dinanzi a volti ancora di scuola, e cosi via. Ma nonostante tutto e tutti è il tentativo quello che ci ha colpiti e che diciamolo pure ci dà motivo di sperare. Por quanto gran parte del pubblico, forse a causa di un certo disorientamento, non abbia mostrato di apprezzare degnamente il lavoro di Gerardo Lamprecht, noi sosteniamo che il giuocatore è un buonissimo film. Non è cosa semplice realizzare compiutamente in tutti i sensi un'opera di Dostoievschj senza cadere negli errori di parossismo e di psicosi letteraria e il Lamprecht misuratissimo e ricco di gusto ha raggiunto pienamente i suoi intenti, l'n'aria di strana follia e di testarda signorilità e di orgoglio sono diffusi in questi ambienti scenograficamente perfetti dove il giuoco d'azzardo può essere ad un tempo il ■ movente e lo strumento di certe passioni : Lida Baarowa e Albrecht Schouhals sono ottimi e ci son presentati in un doppiato nobilissimo e raro. • •• ORIENTE IN RIVOLTA (Man of arjairs) Prod. Gaumont British Scalerà film Regìa : Erbert Mason Interpreti: George Arliss, René Ray, Fay Wray A ognuno il suo ruolo equilibratissimo e garbato, una scioltezza di montaggio, che, senza bruschi colpi di scena, porta a termine la comica e un po' amara vicenda; la semplicità dell'ambiente e delle figure di sfondo; ecco gli elementi della indovinata formula sulla quale pioggia questo divertentissimo film. Si narra di un fratello gemello di un ministro inglese che lo sostituisce suo malgrado in una delicata questione e salva l'impero da una pericolosa faccenda nella quale l'imperizia del ministro poteva condurlo. Giorgio Arliss con quella sua aria trascuratamente signorile, nelle due parti, senza far pesare la sua persona, muove il lavoro dal principio alla fine comunicandogli quella scorrevole compostezza che è il suo pregio maggiore. • •IL DUCA IN VACANZA (If s a King) Prod. British & Dominions Artisti Associati Regia : Jack Raymond Interpreti : Sydney Howard È indubitato che ogni attore comico ha fra gli elementi caratterizzanti il suo <c tipo » una particolare dizione che, sia come contenuto, sia come fonia integra il personaggio, anzi ne è parte essenziale. Ma purtroppo a noi non è dato quasi mai, per quanto riguarda i film comici stranieri di arrivare a gustare tanto. Colpa del doppiato che non ingrana assolutamente e lascia come girare a vuoto il resto. Così si scopre la povertà e l'insipidezza di tutto il giuoco comico che appare nudo, rovinato, e vien fuori addirittura puerile laddove in origine non lo era. Come in questo duca in vacanza dove Sidney Howard non può assolutamente essere comico con la bocca e la lingua di un altro. A parte alcuni momenti operettistici che sforzano in maniera evidentissima l'aria di disinvoltura che il bravo attore vorrebbe dare. Con schiavo d'amore siamo di fronte ad uno di quei rari film d'America che costituiscono una vera rivoluzione dell'ormai consumato cliché di quella produzione cinematografica. Di colpo si è sbalzati in quel clima di vera concezione d'arte che forse è più riconoscibile nella buona letteratura degli Stati Uniti che non nel loro cinematografo. Rivoluzione si è detto, ma che invita come in questo caso, a meditare a lungo sulle capacità e sul livello di educazione artistica del pubblico americano, che ci si rivelano d'un tratto di una profondità e intelligenza di primissima ordine: intelligenza infatti è per gran parte capacità espressiva, in qualsiasi forma essa si produca. Così questo ormai vecchio film è giunto fra noi a ricordarci che certi piani intellettuali sono vivi anche laggiù, e che accanto alla vita commerciale di tutti i giorni, grandi motivi spirituali e psicologici possono egregiamente venire trattati con quella stessa materia che serve per lo più a far cassetta su tutti i mercati. Su Leslie Howard avevamo sempre puntato e con fortuna, ma mai come in questo lavoro egli ci ha convinto portandoci gradualmente a vivere questa vicenda grazie al suo tono interpretativo altissimo ed umano. È infatti su due elementi principali che tutto il film poggia: l'interpretazione del Howard e di Bette Davis e l'ambientazione nella quale il racconto vive la sua vita. Storia che, presa a sé, poteva facilissimamente diventare stucchevole e meschinamente pietosa senza quei momenti di vera drammaticità cui gli attori elevano il film di minuto in minuto. La storia di uno storpio che, preso d'amore, dà tutto se stesso a una piccola donna egoista e volgare incapace di sentire; una continua alternativa di disprezzo e di attrazione, in una conscia meschinità di se stesso di cui egli non può vincere e liberarsi. H motivi sempre più crudi e miseri, sempre più cattivi e addirittura feroci sullo sfondo di una Londra perfetta, grigia e tetra e di quella borghese povertà di certi suoi particolari quartieri. Bloomsburg in pieno che si muove come un personaggio con le sue stanze d'affitto buone per tutti e proprietà vera di nessuno, con i suoi ristoranti a buon mercato, umidi sempre di strada, con la sua piccola popolazione misera e presuntuosa, l'n film finalmente che ha suscitato le più disparate reazioni; ma si sa ormai che quando attorno ad un film si formano dei partiti, sostenitori fino alle stelle gli uni, distruggitori gli altri, é segno buono. E, stavolta, il segno é stato giusto. GIUSEPPE ISANT 233