Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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LA FORTUNA DEGLI INCOMPETENTI QUELLO CHE CONTA ORMAI È CHE IL CINEMA SMETTA DI ESSERE IL TERRENO DELLE SPECULAZIONI, DELLE AVVENTURE. DEGLI IMBROGLI TANTE volte ci siamo chiesto perchè il film non dovrebbe essere l'opera d'un solo autore o di due autori, come per esempio il melodramma. Molte appaiono le analogie che rendono esteriormente somiglianti fra loro questi due generi d'arte. Non meno che il melodramma, il cinema è opera di collaborazione. Nel melodramma c'è uno crittore che scrive un libretto, un musicista che fa diventare suono e canto le parole dello scrittore, un direttore d'orchestra che dirige quei suoni e canti con una bacchetta, alla quale obbediscono gli orchestrali ed i cantanti. Nel cinema abbiamo uno scrittore che scrive un soggetto, un regista che di solito dirige dapprima altri scrittori, i quali trascrivono in scene e in dialoghi la trama del soggetto, poi gli attori cui è affidata la recitazione di quelle scene e di quei dialoghi, infine gli operatori che fotografano gli attori e i fonici che ne registrano le parole. Quale differenza esiste, all'esterno, nella effettuazione delle due opere? L'annuncio di un melodramma viene redatto, press 'a poco, come segue: FALSTAFF Commedia lirica di Arrigo Boiio, musica di Giuseppe Verdi Perchè un film non si dovrebbe annunciare in maniera analoga? Ossia: ACCADDE UNA NOTTE Film di Robert Riskin e di Frank Capra La logica non trova alcun motivo perchè il film non venga considerato sempre come opera di due autori, o, secondo i casi, di un solo autore. D'altra parte, in un film vi possono essere, al posto di un solo sceneggiatore, due o più sceneggiatori; oppure la parte letteraria di tale film può essere dovuta ad uno sceneggiatore e ad un dialogatore: ebbene, si mettano anche loro sotto il titolo dell'opera. Non vi sono forse opere di architettura cui hanno posto mano insieme varii architetti? Resterebbe a vedere se un'opera di più autori risultasse altrettanto pregevole, riguardo alla sua unità, di un'altra affidata a uno o al massimo a due autori. Marianne Hoppe in 'Romanzo di una donna' di Gustav Grundgens (Distr. Minerva) In ogni modo le nostre considerazioni si riferiscono soprattutto allo « stato di nascita », se così si può dire, dell'opera cinematografica. Si crede generalmente, o si finge di credere, che tutto ciò non abbia che relativa importanza. Solo nel prossimo avvenire apparirà chiara, invece, la sua importanza assoluta. Ormai il cinema è uscito dalla sua fase primitiva, quando la freschezza degli impulsi e l'ingenuità .dei procedimenti operavano, da soli, incanti misteriosi. Ogni sforzo primitivo ha in sé il fascino dei mondi nuovi, delle immagini inaspettate che meravigliano e sconcertano le menti non ancora avvezzate. Sconcerto e meraviglia più che incanto, il quale sopraggiunge con l'accresciuta esperienza, allorché l'occhio dell'animo, quasi per stanchezza di cose troppo esperte e perfette, si volge a quelle semplici e spontanee. Oggi il cinema veramente va assomigliando, nel suo svolgimento, agli svolgimenti delle altre arti, quando superano gli incerti passi della prima infanzia e s'avviano verso una età più splendida e matura. Fenomeno che si riscontra proprio in quei casi in cui il film non è più un'opera anonima e di anonimi. Uno dei migliori scenaristi del cinema più moderno scrive: « Non è lontano il giorno in cui i nostri O'Neill scriveranno per il cinema con l'indipendenza che essi usano per il teatro. Dedicheranno così alle loro opere cinematografiche il tempo necessario non per un maggior compenso finanziario, ma per il medesimo desiderio di un buon risultato artistico, di una buona interpretazione e messa in scena, che mostrano attualmente nei riguardi del teatro... Nel cinema di domani, il dominio del 248