Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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ANNOTAZIONI i. CI è capitato spesso in questi ultimi tempi di assistere alla proiezione di nuovi film italiani dove i personaggi si danno del « lei » con una innocenza veramente celestiale. Sembra che parlino una altra lingua e che commettano errori e confusioni bestiali, almeno per me che sono ormai più abituato al « voi » che ai « lei ». In altri film invece capita questo: tutto fila liscto fino ad un certo punto, poi una battuta improvvisa come « attenda o venga avanti » rompe l'equilibrio. Il « lei » ja capolino, quasi come per significare che non è morto come si vorrebbe jar credere. Queste piccole disattenzioni si sommano a tutte le altre distrazioni e così alla fine si ha ti totale di un film sbagliato. Non si cura ancora a tondo il dettaglio, l'inezia che il pubblico certamente non vedrà e che invece nota, la veridicità, tieiiihè ad onore del .'ero anche iti questo settore si siano falli passi giganteschi. Comunque per ritornare sul motivo principale della nostra annotazione vorremmo ripetere ancora una volta agli sceneggiatori, dialoghisti, registi, ecc.. ecc. che il » lei » è abolito e il « voi » ttalianissimu ha preso il suo posto. Per mezzo del film si possono educare quelli che ancora hanno l'orecchio e la bocca abituata al suono del servitissimo « lei •> e abituarla al u voi » fascista in attesa di passare al « tu » romano. IT. Sul numero di settembre del Motion Ficturc Herald, la massima rivista cint'matografica americana, il direttore Martin Quigley nel suo editoriale sostiene una violenta campagna per la diminuzione dei costi di produzione dei film hollywoodiani. Tutto questo perchè: « ...L'effetto immediato che la guerra in Europa ha portato in America ha messo in evidenza una condizione che era già stala più volte considerala e cioè che la distribuzione americana all'estero è da qualche tempo in ribasso. Questa perciò non è una situazione sviluppatasi in conseguenza della guerra. Tutto ormai coopera per rendere meno profittevole al produttore americano la sua attività oltre oceano: quote, restrizioni contro l'esportazione del denaro, licenze e sopratutto l'aspirazione di una industria nazionale che è lo scopo di ogni governo straniero ». in questa maniera Martin Quigey prosegue per un'altra pagina dicendo che la situazione non è ancora tragica ma che se non saranno presi dei provvedimenti immediati il disastro sarà inevitabile. È inutile aggiungere che quete notizie ci riempiono di giubilo. Zosa faranno ora le quattro u caitte » così fiere e dignitose? ^er prima cosa una grande campagna sulla diminuzione dei costi di produzione. Abbasso quindi gli stipendi favolosi, abbasso tutto quello che formava il fa scino di Hollywood, mecca della celluloide. Al fasto principesco succede un'era di lavoro serio e di dura disciplina. Poi una invasione dei mercati ancora disponibili come il Canada, il Sud America. l'India e quindi una revisione alle posizioni assunte dopo l'istituzione del Monopolio. Questi non sono forse segni indubbi di una decadenza di Hollywood? III. Questa battaglia sui costi di produzione ricorda molto da vicino quella simile che si combatte ora in Italia. L' organizzazione cinematografica americana va cambiandosi su queste nuove direttive e in maniera spiccia e radicale; non facciamoci precedere anche questa volta. Siano quindi applicate rigorosamente e con la massima sollecitudine le disposizioni emanate dalla Direzione Generale della cinematografia e se ne studino delle nuove per la affermazione lutale del nostro cinema. IV. [.'abolizione della critica cinematografica dalle pagine dei quotidiani è stata accolta favorevolmente dai produttori e con noncuranza del pubblico. Questa punizione inflitta ai critici è stala meritata per parecchi grossi abbagli e sbagli che hanno infiorato sfiesse volte le colonne dei giornali. Che durata ai'rà la punizione? Si pensa che sei mesi saranno sufficienti data la buona condotta e f precedenti dei condannati. Sempre dal Motion Picture Herald togliamo questo corsivo che è veramente sintomatico e che non ha bisogno d'alcun commento. FINEZZA « Gli osservatori della crescente complicala politica della cinematografia hanno seguito in queste ultime settimane, con sardonico interesse una « situazione » derivata dal recente Festival cinematografico di Venezia, l'annuale competizione italiana dell'arte cinematografica. Date le relazioni cinematografiche fra l'America e, l'Italia, relazioni che ormai tutti conoscono, i produttori americani hanno ascoltato volentieri il suggerimento partito dalla Francia e dall' Inghilterra che sarebbe stato ben fatto non partecipare alla competizione veneziana. È accaduto così che nessun film americano è andato a Venezia. Però, e chi avrebbe potuto immaginarlo, sei film francesi e quattro inglesi sono stati, invece, presentati al Festival! Con questo la situazione cinematografica fra l'Italia e l'America, che era già in uno statu quo di freddezza, ha peggiorato sensibilmente mentre Francia e Inghilterra hanno avmo il vantaggio di non trovarsi di fronte alla concorrenza predominante della produzione americana. Questa tecnica è qualche volta chiamata " continentale "! ». T. S. M. Un particolare pretensiosamente originale di una stanza di soggiorno nel film 'Inventiamo l'amore' lungo e comunque andrebbe trattato in altra sede. Sui costruiti credo che potremmo, e senza sforzo, discorrere per un bel pezzo. Quasi tutti i film hanno bisogno di due o tre località caratteristiche in cui è necessario girare diverse scene fra le più importanti. L'esterno che più frequentemente richiede la necessità di essere costruito è una piazza, quasi sempre per quei film di sana ambientazione paesana che dovrebbero dare un carattere alla nostra cinematografia, ecc., ecc. Costruire una piazza è per lo scenografo giusto motivo di impegno, specialmente se la località da realizzare debba presentare delle caratteristiche inconfondibili. Lo scenografo chiama perciò a raccolta tutte le sue risorse e disegna delle costruzioni perfette, un complesso carino, completato da molti accessori decorativi; riesce quasi sempre insomma a realizzare un piccolo gioiello. Disgraziatamente però quando lo scenografo disegna, il regista non ha avuto ancora il modo di studiare accuratamente la sceneggiatura e di manifestare tutte le sue intenzioni. Avviene così che un bozzetto studiato per essere sviluppato su una certa area deve poi essere costruito in un'area doppia per sopravvenute necessità di realizzazione e che con questo ingrandimento si comincia col perdere la visione d'insieme così come lo scenografo l'aveva concepita. Accadrà poi che le angolzioni possibili non sono sufficienti al numero delle inquadrature che il regista si propone e che perciò i lati andranno smontati e rimontati per permettere alla macchina da presa tutte le evoluzioni. Non è raro poi il caso che i bozzetti, ideati da uno scenografo, vengono relizzati da una seconda persona che naturalmente dà alla costruzione un'impronta personalissima con il risultato di far perdere all'esterno tutto il carattere che aveva nelle prime intenzioni. E questo nel caso favorevole che il produttore sia una persona seria che non voglia relizzare delle economie sulla costruzione delle scene. Nel secondo caso il legno diviene cartone e gli sfondi costruiti si trasformano in fondali dipinti, dando a tutto il complesso un bel carattere di palcoscenico paesano che giova moltissimo a dare persuasività a tutto ciò che avviene nell'ambiente realizzato. Se si tratta poi di costruire diversi esterni, che nell'intento del film dovrebbero essere collegati, l'impressione di fittizio che la realizzazione dà allo spettatore si moltiplica per il numero degli 251