Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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esterni realizzati. Con tutto quanto abbiamo elencato non abbiamo avuto intenzione di generalizzare. Abbiamo potuto vedere in molti casi delle scene perfettamente costruite e di carattere aderentissimo al tono del film. Ma la media della produzione poggia su tali compromessi che molti dei difetti elencati finiscono per venire fuori ad ogni occasione. Diremo di più: una certa faciloneria produttiva l'abbiamo dovuta notare proprio da parte di quelle case che per i maggiori mezzi a disposizione e per avere una produzione continua e regolare avrebbero l'obbligo di mettere nello studio e nella realizzazione dei film cura maggiore di quella che è usualmente adoperata. Il difetto non è certamente nella massa degli scenografi : molti fra essi sono degli innamorati della professione e sacrificano al lavoro assai più tempo di quello che molti magri compensi autorizzerebbero. Se qualcuno fra loro pecca di faciloneria non sarà difficile individuarlo. Ma bisogna pur dare alle intenzioni dello scenografo, come a quelle del regista, la possibilità di manifestarsi, con un preventivo di produzione che consideri le reali esigenze del film, e non soltanto le esigenze economiche di chi produce. Questo è un aspetto del problema. L'altro aspetto è nella fretta con cui i film vengono messi in cantiere e perciò nel tempo minimo che hanno gli scenografi, come gli sceneggiatori, di studiare col regista i particolari di realizzazione. Forzatamente da questa fretta uscirà sempre un lavoro generico che per tenere conto di troppe eventualità di realizzazione, finirà per essere troppo anonimo per potere acquistare un carattere sotto le mani del regista. È questo un problema che va preso in esame, insieme ai molti altri che affliggono il nostro cinema. Problemi che hanno origine in questioni di forma che potrebbero essere facilmente risolte soltanto se si imponesse ai produttori un maggiore periodo di lavoro preparatorio per ciascun film. UMBERTO DE PRANCISCIS I PANTALONI CANDIDI LA fama di cui gode il cinema americano ha basi solide e ovunque riconosciute. Tanto che in più parti è invalsa l'abitudine di accettare a priori come prodotto superiore quanto esce dai cantieri d'oltreoceano. Invece, molto spesso, sia la consapevolezza di quella superiorità, sia, for se, la cattiva opinione che in America si ha della competenza del pubblico europeo, i produttori di Hollywood trascurano particolari che però non sfuggono a un attento osservatore. Si noti ad esempio la evidente falsità della fotografia qui sotto riprodotta. È del film beau geste di William A. Wellmann, con Gary Cooper, Robert Preston e Ray Milland. Si tratta, come si vede, di una scena di guerra in cui è impegnata la solita Legione Straniera, assediata in un fortino sperduto nel deserto. Senonchè tutto ha un aspetto molto tranquillo, come se l'allarme avesse colto i soldati mentre si preparavano per la libera uscita. I loro pantaloni, infatti, sono candidi, e le loro scarpe e i gambali sono ben lucidati. Inutile aggiungere che i loro volti sono sbarbati di fresco e ben riposati. La scala di legno e la cassetta di munizioni paiono uscite or ora dalla bottega del falegname, e lo stesso muro di cinta è nuovo nuovo, e inutilmente la screpolatura visibile sulla destra tenta di invecchiarlo . La posa dei tre uomini poi è convenzionale, degna di una recita di filodrammatici. Quello al centro sembra intento a studiare in che modo funziona il fucile che gli hanno messo in mano!... Vero è che tutto scomparirà nella pellicola sommerso dal ritmo drammatico della vicenda, tuttavia non si può disconoscere che qui manca l'atmosfera, manca il movimento, manca in sostanza lo spirito che la fotografia pretenderebbe di avere. 252