Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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tecnicamente possibile che queste strade risultino transitabili è ancora il mio segreto, il quale però sarà presto rivelato dal mio lavoro che darò al pubblico. Naturalmente, l'occupazione intensa di una forma artistica di espressione non è una sufficiente giustificazione per considerare l'altra forma praticata finora, come un punto di vista che è stato superato. Al contrario, credo che il dramma abbia ancora molto da insegnare all'umanità, e spero che mi sarà concesso esprimermi su questo argomento. Recentemente ultimavo un mio nuovo dramma, un dramma di Lazzaro, che tratta con nuova maniera il problema della risurrezione dopo la morte, come un risveglio per una seconda vita in terra. Esso dimostra la conversione dei risuscitati ad una nuova religione, che costruisce la vita terrestre sopra una base d'amore, dopo che la morte « ha aperto gli occhi » di una persona dandole il potere di comprendere il valore dell'esistenza terrena. Pierre Blanchar nel film «Il fu Mattia Pascal* diretto da Pierre Cbenal Si gira 'Il fu Mattia Pascal'. PirandeUo istruisce Pierre Blanchar e Isa Miranda Attualmente mi sto occupando di un nuovo assunto drammatico. È anche un mito, la forma di dramma al quale mi dedico preferentemente fin dalla mia Nuova Colonia. Si chiama / Giganti della Montagna, e tratta il problema della complicata e futile lotta sostenuta attualmente per il potere intellettuale e fisico, contro la supremazia della materia corporale nel senso più stretto. In esso si descrive un'artista che desiderosa di far comprendere alle masse l'opera che il suo amato poeta ha lasciato, si vede burlata e disprezzata, trovando finalmente nei Giganti che nella solitudine delle loro montagne vivono, il suo uditorio. Però, costoro, che non sono capaci di comprendere il sentimento della produzione, né di convincere l'artista, la cui parte è quella della donna diabolica che abbandona il suo ruolo, la uccidono. Tale è il destino che soffre attualmente la vera arte in tutte le parti del mondo. Però questo lo si deve comprendere unicamente in relazione al dramma, e non deve essere preso personalmente. Riflette le attualità e non le mie esperienze personali, malgrado che molti successi amari, molte recenti disillusioni avessero potuto condurmi a simili supposizioni. Però il problema del mio dramma non ha niente a che vedere col nascente teatro italiano, che ebbi la speranza di creare e che non fu mai realizzato. È il simbolo della vita moderna nel mondo intero, un mondo che glorifica Dempsey, Tunney, e che attraverso la sua stima unilaterale della forza fisica minaccia di distruggere ogni altro stimato proposito. LUIGI PIRANDELLO 278