Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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diverse dipendenti tra di loro, costringendo, al tempo stesso, gli attori disponibili a rinunciare alle loro personalità, facendoli passare da un lavoro all'altro con invidiabile faciloneria, raramente aderendo al personaggio che rappresentano. Altri danni si verificano inoltre e forse più materializzabili : la limitata disponibilità crea la concorrenza, l'aumento delle paghe, contro le quali a nulla varranno gli sforzi e i tentativi d'instaurazione di un contratto collettivo; e crea il rallentamento della produzione duran te i mesi invernali, in occasione della ripresa dell'anno comico teatrale, quando gli attori, col riformarsi delle compagnie, legati ai loro contratti, alle loro consuetudini, ai loro turni di lavoro, ripassano dal cinema alle scene. E mentre l'attività negli Stabilimenti si rallenta o si ferma, le industrie collaterali stagnano, con influenza perniciosa alla continuità delle imprese, danneggiando in pari tempo il numeroso personale tecnico, amministrativo e lavorativo ad esse adibito. Tali, dunque, gli inconvenienti che è necessario eliminare. In che modo? Già il Centro Sperimentale di Cinematografia ha fornito prove assai evidenti, dimostrando al tempo stesso che è solo dall'abbondanza del materiale che si può trarre una percentuale — in verità assai bassa — di elementi artistici capaci di apportare un contri Attori a scuòla: Judy Garland studia le lingue Luisella Beghi nel Cinquecento bufo notevole al rinnovamento artistico del cinema italiano. Né vanno dimenticati gli sforzi, quasi sempre coronati da successo, di quei pochi coraggiosi produttori i quali non hanno esitato a presentare, nei loro film, giovani e sconosciuti elementi che quasi sempre hanno confermato la fiducia in loro riposta. Ma questi sforzi di singoli appaiono assolutamente insufficienti ed occorre moltiplicarli; e poiché è indispensabile che questo affluire di energie nuove sia largo e continuo, occorre che l'ambiente esterno spontaneamente vi risponda. Ma affinchè questo avvenga è necessario che l'ambiente del cinema sia serio regolare laborioso e soprattutto morale, cose alle quali l'opera vigile del Governo Fascista sta portando la nostra cinematografia; si può ritenere che è ormai vicina a morire l'epoca nella quale l'avvicinarsi al cinema costituiva un rischio grave, una separazione da legami ed obblighi profondi, quasi una diminuzione, sotto certi aspetti, dalla propria personalità. Fugati molti pregiudizi ed ingiustificabili, il cinema rimarrà un'industria cui, a determinate condizioni, è riservato uno sviluppo sicuro. Avvicinarsi ad esso nella funzione di attore e di attrice significherà inoltrarsi in una vita faticosa ed intensa la quale implica un elevamento non una diminuzione della propria personalità volitiva e morale. Altre speciali categorie di lavoro presentano forse maggiore incognite e maggiori rischi che il cinema. Concludendo: che l'industria cinematografica italiana stia tuttora rinnovandosi dopo un periodo di grave decadenza, non è certo colpa di alcuno; ciò dipende dall'abbandono in cui fu lasciata, dai rinnovamenti tecnici subiti dai mercati ristretti entro i quali essa è ancora costretta ad operare, dalla inferiorità di uomini sorpassati; da queste ed altre circostanze, le quali poi tutte costituiscono nel loro complesso la storia di questo ramo di attività. Ma nulla a nostro avviso sarebbe più pernicioso che il sopravvivere, sia pure in parte, di mentalità antiche. Appunto nel crollo dei vecchi sistemi, nello sforzo fatto per determinarlo, nel rivolgersi del cinema italiano alla sua fonte naturale, che è la vita, sta la soluzione dei problemi cinematografici nostri, non ultimo quello della ricerca degli attori, della formazione dei ruoli, della loro più efficace e proficua adattabilità. FRANCO RIGANTI 281