Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE CINEMATOGRAFICA ANCHE in questi momenti in cui l'interesse del pubblico è attratto da ben altri clamori e problemi di carattere internazionale, il settore cinema dà ancora molta esca alle chiacchiere quotidiane, sia tram viarie, stradali o di salotto. Il cinema è un argomento che interessa sempre la massa. Tutti vanno al cinema e, se per fortuna non tutti ne discutono, una notevolissima parte ne fa oggetto di conversazione e di commento. Il dialogo si esaurisce a volte semplicemente così: «Hai visto il tal film?)) «No». «Beh! Vacci : non c'è male »; o se no : « Non andare al cinema X, per carità! È. un orrore! »; o altrimenti, con giudizio squisitamente femminile: c( Vai a vedere Ginger Rogers: vedrai che deliziosi modelli ». E qui, forse, si aggiunge, se si è in vena, una parola non certo d'elogio per gli abiti che indossano le nostre, attrici quasi sempre fuori ambiente, orario e situazione. Vi sono però i supercritici o « primitivi », come alcuni chiamano questi assidui delle « prime », che fanno della materia cinematografica un ben più importante e costante oggetto di discussione. Non sporgendosi più dal finestrino delle loro fuoriserie, ma appoggiati alla loro « Legnano » tipo Bartali, areodinamica ultima creazione, trinciano con noncuranza i loro giudizi il più delle volte privi di logica e di senno. Questi « primitivi » che godono del poter « beccare » i film nazionali e di spellarsi le mani nell'applaudire il « made in U.S. A. », sono molto diminuiti. Oltre al fatto che la produzione italiana è migliorata sensibilmente, c'è anche quello che l'americana che abbiamo visto ultimamente non appartiene certo a quella classe superiore alla quale eravamo abituati. A consolarli di questo passatempo, ormai molto ridotto da un anno a questa parte, è balenata, è stata sussurrata la notizia che i film americani entreranno come prima in Italia. Si sono svolte perciò violente manifestazioni di gioia, alle quali il grosso pubblico, quello cioè che va al cinema per il cinema e non per i « versacci » tanto distinti di Irene Dunne quando beve la birra, non ha affatto preso parte, non avvertendo nemmeno l'importanza di tale avvenimento. Non che non piacciano anche a me i film americani : sono stato anzi uno di quelli che ha sempre sostenuto che sotto molti punti di vista il cinema americano è superiore all'europeo. Ma da ciò a passare alle danze e ai fuochi di gioia ci corre molto. Comunque non credo che questo ritorno avverrà. O meglio, forse avverrà, ma non col carattere totalitario che aveva una volta. Il Monopolio esiste e va rispettato a tutela della produzione italiana. Entreranno un po' più di film americani ma non certamente con la distribuzione diretta. Il problema del rifornimento dell'esercizio può dirsi risolto per quest'inverno. Più grave sarà la situazione quest'altro anno, quan-, do le produzioni europee saranno ridotte, per ovvie ragioni, a men che la metà. È questo il momento che aspettano i magnati holliwoodiani e già sulle loro gazzette fanno la voce grossa e aprono il cuore alle più rosee speranze. Ma la vita è dura anche per loro, perchè tutti gli Stati si sono chiusi nel loro guscio e le restrizioni e i contingentamenti esistono ormai in più di 25 nazioni e non si ha, per ora, motivo di credere che alcuna di esse receda dalla posizione presa. E poi la produzione americana non ha più quel tono, quel livello, di una volta. Gli schemi si sono ormai esauriti, la formula si va sempre più fossilizzando, stereotipandosi in un unico tipo, né ci sembra che questo stato di cose possa essere rapidamente mutato. Comunque in Italia c'è posto per una trentina di buoni film americani, oltre a quelli minori che già esistono e, se contenuti in tal numero, non danneggeranno la produzione italiana mentre sta facendo il suo massimo sforzo. E, poi che l'ho nominata — a proposito, — che ne è di essa? A che punto siamo? Volevo scrivere un articolo completamente dedicato ad essa, ricco di dati e di statistiche, e nel quale, in primo piano, a dimostrare la fiorente attività della nostra industria, volevo far sapere quanti film italiani sono stati venduti all'estero. Mi pareva che render noto ciò sarebbe stato un'ottima occasione per far conoscere ai soliti scettici e pessimisti che il film italiano si comincia ad esportare ed abbastanza su va sta scala. Piccole cifre, s'intende, ma che prima non eran nemmeno comprese fra gli utili eventuali di una società. Questi dati ci avrebbero infatti permesso di dimostrare come, mentre esiste ed è sempre esistito un problema inerente all'importazione di film stranieri in Italia, comincia finalmente ora a sorgere quello della esportazione del film italiano all'estero. Mi ero quindi interessato per ottenere dalle case di produzione italiane un elenco dei film di loro fabbricazione che fossero stati acquistati all'estero, credendo che ciò avrebbe potuto loro far piacere. La Cinematographie Fran$aise pubblicava e pubblica in vistosi titoli d'elogio il nome di quei film che erano e sono venduti fuori della Francia. Così accade in ogni paese che abbia una attività cinematografica. Le case di produzione italiane hanno fatto sapere che preferivano il silenzio, che non potevano dir niente per oscuri motivi; insomma non sono riuscito a saper nulla. Mi son rivolto all'U.N.E.P., che come sapete è un'ottima organizzazione creata apposta per il piazzamento dei film nazionali all'estero. Mi è stato dato un lungo elenco dal quale risulta che in parecchi paesi europei ed extra-europei sono stati proiettati o si proietteranno moltissimi film italiani. A smorzare la mia naturale gioia mi si è fatto dire che l'U.N.E.P., o meglio i produttori, non gradivano che tale elenco fosse reso noto. Questo si comprende per quei film che ancora si stanno trattando o per i quali sono in corso visioni private, ma per quelli già proiettati o per quelli regolarmente già pagati, non vedo che danno avrebbe potuto portare questa pubblicazione. Non mi resta quindi che aggiungere questo mistero a quei tanti altri inspiegabili della nostra industria cinematografica . Comunque quello che realmente conta e mi interessa è ormai questo: il film italiano ha quasi conquistato e conquisterà definitivamente il posto d'onore nel proprio paese, tanto da potersi già avviare verso nuove vie di successo. Sono conquiste iniziali, di valore più morale che altro, ma è da queste che possono nascere dei forti legami e delle fruttuose convenzioni, per le quali la produzione italiana, finora Cenerentola del mercato mondiale, trovi finalmente il principe della favola che la innalzi al titolo di regina, a dispetto di tutti i « misteri » di cui amano ammantarsi molti produttori italiani. VITTORIO MUSSOLINI