Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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Rubi Dalma e Fosco Giachetto in 'Uragano ai tropici' di Gino Talamo (produzione Ponzano) quello di dare realizzazione cinematografica a un'opera intera, o almeno a un'antologia ampia e bene intelligibile di un'opera. È così che il cinematografo potrà portare la musica, il canto, gli artisti, là dove non possono materialmente giungere. Ma è così, anche, che il cinematografo adempirà a un'altra funzione: quella di conservare e perpetuare non solo la voce di singoli cantanti, ma interi spettacoli di particolare valore. In minima parte questa funzione è ora esercitata dai dischi e, attraverso questi, dalla radio. Ma si dovrebbe potere arrivare a risultati molto più concreti, con quell'indispensabile carattere spettacolare che, come abbiamo già accennato, la radio non ha. In questo senso potrebbero essere fatti esperimenti, su gruppi di scene di un'opera, sino ad arrivare gradatamente a atti completi o quasi. Il primo atto del Barbiere (che carrellate e che panoramiche potrebbero accompagnare quella che è oggi l'« entrata » di Figaro!), il secondo della Bohème, l'ultimo della Turandot, quasi tutta l'Aida... Ed ecco che il film, interamente musicale, può giungere al pubblico che lo cerca e che ne ha bisogno, senza attraversare la umiliante trafila dei cinematografi di prima e di seconda visione, gli scherni del pubblico snob. Questo, autentico film musicale, deve portare la nostra musica migliore, i nostri cantanti più celebri, davanti alle folle più umili delle nostre campagne e dei nostri sobborghi; e deve portarli davanti alle folle più lontane di tutto il mondo. Sarebbe insieme realizzato lo scopo : di dare al popolo quel grande spettacolo musicale di cui esso ha bisogno, e di conservare e di perpetuare i grandi complessi musicali, la cui esistenza è limitata ai brevi attimi miracolosi di una serata dell'Opera. Ma non esiste in Italia un grande e benemerito istituto che ha appunto questa doppia funzione : portare, attraverso il cinemato grafo, una più viva conoscenza della Patria nelle zone sociali più lontane; e conservare nel cinematografo le testimonianze più alte della vita nazionale? Senza dubbio, ed è l'Istituto L.U.C. E. Perchè esso non inizia questa lavorazione sperimentale del film musicale, del vero film musicale? Due o tre esperimenti, che non potrebbeio non avere esito felice, basterebbero a ispirare, guidare e incoraggiare l'iniziativa privata, e la nostra cultura musicale si avvantaggerebbe in modo incalcolabile. In attesa di queste novità, cerchiamo di avere più comprensione per il film musicale, così come viene prodotto ora. Cerchiamo, insieme, di persuadere i nostri maggiori cantanti che avere una bella voce non si gnifica affatto essere fotogenici, e che sapere muoversi e gestire con decoro su un palcoscenico non ha ancora aiutato nessuno a cavarsela davanti alla macchina da presa. Cerchiamo soprattutto di persuadere i nostri grandi cantanti — dei due sessi — delle enormi benemernze che essi si acquisterebbero davanti alla Patria e all'Umanità, se si lasciassero indurre a donare la loro voce (sia pure a prezzi formidabili), ma solo la loro voce al film, permettendo che la parte che in nove casi su dieci essi non sanno interpretare, sia interpretata da un vero attore cinematografico. Allora si potranno fare anche film musicali, in cui l'accento si potrà trasportare nuovamente dalla parola musica, alla parola film; film che saranno vere storie, storie umane e plausibili, nelle quali, se l'intreccio vorrà così, si udrà cantare, non per un qualsiasi pretesto, ma per una assoluta necessità drammatica. Allora... Allora tutto sarà perfetto e andrà per lo meglio, nel migliore dei mondi possibili. Ma fin quando non saranno raggiunte queste condizioni ideali, non sarebbe saggio né utile rendere disagiata la vita ai film musicali, così come ora su per giù, uno uguale all'altro, si producono. Forse i denari che riportano a casa, vengono un poco troppo a spizzico e lentamente; ma sono i soldarelli raccolti nelle borgate, nei paesetti, nei cinematografi della povera gente; e la povera gente ci ha pensato mezza giornata prima di spenderli, e poi è stata contenta di averli spesi, ed ha avuto in campo due ore di luce e di musica. Di quello, insomma, che le occorre. Se domani ci riuscirà di dare alla povera gente film musicali più belli, sarà tanto di guadagnato. Intanto oggi continuiamo a darle quello che possiamo. Tenendo soprattuto presente che il cinematografo non è il Teatro dei Ventimila, è il Teatro dei Venti Milioni. ALBERTO SPAINI 317