Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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IL' &WEMME & ©§)IL®&3 HO INCONTRATO Jean Painlevé a Londra in Suffolk Street, con una maschera antigas a tracolla e con una lucente bobina sotto il braccio; non erano altro che una serie di prove tirate da Tchnicolor per il nuovo cortometraggio di Painlevé sulla caccia sottomarina. Painlevé è « nel colore » fino al collo; dapprima egli stesso ha cercato una nuova formula cromatica, ma si accorse che l'invenzione non era tutto e che anzi il risultato dipendeva dalla sintesi di produzione. È noto che Painlevé affronta un problema solo quando la sua soluzione sembra impossibile; così egli si è trovato regolarmente in anticipo sulle realizzazioni altrui, dai documentari ai disegni animati a colori; recentemente Painlevé ha avuto l'idea di riprendere il principio del disegno animato, ma sostituendo la plastilina al foglio di Rodophace KC che usa Walt Disney; cioè: « scultura animata ». Trattasi di una sorta di statuette in plastilina colorata, il cui movimento dipende dalla loro duttilità e deformate secondo la necessità del movimento stesso; l'idea non ha che lontani rapporti con le marionette russe del nuovo gulliver (bianco e nero) o con i fantocci viventi di Paolo Bianchi (Gasparcolor) . Come vedesi, la novità del progetto Painlevé è totale. Il primo film realizzato è stato barbe-bleue, dalla nota fiaba del Perrault, con la collaborazione dello scultore René Bertrand e delle sue tre bimbe, le cui piccole dita furono indispensabili alla minuzia di certi movimenti; le copie positive furono tirate da Gasparcolor. Abbiamo già parlato dei limiti di questa formula e quindi è chiaro il ritorno di Painlevé al Technicolor. L'esistenza a Londra dell'unico centro europeo di questo sistema, fa affluire un gran numero di artisti e di produttori che si sottopongono di buona grazia ai consigli di Natalia Kalmus, deposi 340 taria dei segreti effetti della tricromia, nemica acerrima dei gialli, pericolo permanente del film a colori. Il successo di adventures of robin hood (F.N.P.), la cui tenuta cromatica ha dimostrato la normalizzazione del colore, ha fatto comprendere la situazione europea con maggior chiarezza. Come risulta dalla nostra inchiesta, René Clair {Cinema, 62), Korda, Duvivier, Jean Renoir, sanno che tra due anni almeno il 50% della produzione cinematografica sarà a colori; l'America conterebbe sull'agnosticismo del Vecchio Mondo per poter raffler, come all'epoca del sonoro, un periodo di monopolio che farebbe di nuovo crollare la produzione nostrana, a tutto beneficio della California. A queste prospettive, invero assai, poco consolanti, contribuisce la guerra attuale che complicherà singolarmente l'attività del cinema europeo. A robin hood si aggiunge men with wings (Uomini alati), in cui il tema cromatico non è più predominante, rientra al posto che gli compete a fianco dell'invenzione, dell'interpretazione e del suono. Se il giallo terrorizza i tecnici fino al punto che the little princess, primo film a colori di Shirley Tempie, ha visto nascere un nuovo specializzato, « colui che toglie tutti i gialli possibili » (jaundicer! « l'uomo dell'itterizia »), la produzione dà ormai l'impressione della facilità. Ma a questa facilità non si poteva giungere che dopo un'esperienza di almeno cento film. L'Europa rischia di conservare e di aumentare questo distacco, questo handicap per parlare il gergo del luogo... uomini alati, sebbene travagliato da qualche tratto melenso, ci offre pure uno scenario interessante, dal quale per altro si poteva trarre ben altri effetti. È la storia dell'aviazione, dal volo dei Wright a Kitty Hawk (1903) ad Anzani, a Santos Dumont, alla —