Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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Guerra, allo Spirit of St-Louis e alle realizzazioni odierne. Fred MacMurray, Ray Milland, la gentile Louise Campbell, l'espressiva Kitty Kelly, animano il film con tutti i loro colori, alla lettera questa volta. Vorrei che tutti i sonnolenti produttori d'Europa vedessero questo film (non parlo dei critici, perchè purtroppo non contano); sarebbero tutti d'accordo: il colore sta per diventare d'uso comune. Noi rischiamo d'essere messi da parte, essendo possibile che, come a fianco del film sonoro il muto divenne intollerabile, a fianco del film a colori il nobile bianco e nero abbia lo stesso destino. La superiorità della << pratica » americana è dimostrata dal noto errore inglese, consumato a Pinewood da Victor Schertzinger : the mikado, dall'opera di Gilbertt e Sullivan, classica alla fine del xix secolo, la sola che abbia attraversato la Manica. L'idea d'una simile utilizzazione era in sé balzana; purtroppo Schertzinger l'ha realizzata con una mentalità interamente teatrale, coi personaggi adatti per il teatro, e dandoci un mediocre documentario di Covent Garden che nulla ha di cinematografico. E il film è costato una quindicina di milioni al produttore Geoffrey Toye... Una sola rivelazione : le scene di Vertès, rispettate di rado, sia nei fondi quanto nei costumi usati. La differenza tra le maquettes del pittore e la loro trasformazione dinanzi all'obiettivo è troppo sensibile per essere casuale. Qualche stolta preoccupazione d'economia ha mescolato ai costumi accuratamente dosati, i costumacci che Lo scultore Beno Bertrand dispone la scena del matrimonio di Barbablù Le bambine dello scultore Bertrand al lavoro. Occorrono le loro mani piccole e delicate per dare moto ai minuscoli personaggi di plastilina ogni guardaroba di teatro tiene pronti al nolo. Con Vertès si sono salvati le voci e i cori del film. Il resto, quel che cinematografica.nente importava, è rimasto a zero. Vertès porta la dura esperienza del mikado al film che Marc Allegret ultima in questi giorni a Londra, nonostante il pericolo dei bombardamenti aerei : il ladro di Bagdad, diretto da Alexander Korda e le cui decorazioni sono affidate a Vincent Korda, fratello del precedente. Dinanzi alle delusioni del mikado, oggi l'artista esige. Egli non crede che il pittore debba preoccuparsi degli effetti futuri di Technicolor, ritenendo il sistema ormai sufficiente a compensare e a interpretare automaticamente ogni variazione; ma egli afisiina la necessità di rispettare le idee fondamentali sul colore, espresse dall'artista chiamato alla collaborazione. Sempre a Londra mi si afferma che Pagnol — autorizzato da Jean Giraudoux — tratta per girare in Provenza un tartarin a colori: ma più audace ci sembra il piano di Edmond T. Gréville : un technicolor, con un minuzioso « scenario dei colori », su Vincent van gogh. Il pittore dall'orecchia tagliata fu, dopo Cézanne, uno dei grandi visionari della luce; Gréville vorrebbe rendere i bianchi e neri del Borinage carboniero; poi, in crescendo, i grigi di Montmartre, le piccole trattorie fumose, le mezze tinte di Joinville; finalmente Arles, i toni caldi, i tetti scarlatti, gli ulivi azzurri, l'orizzonte violaceo e quindi il gran giallo del sole che brucia La Crau. Gréville progetta di rendere pure, con laboriose deformazioni, la torre d'avorio della pazzia d'i Van Gogh, in modo che lo spettatore veda con i suoi occhi l'ultima allucinazione della vera pittura. Ignoriamo fino a che punto l'obiettivo sarà docile all'intenzione; questa realizzazione, col tartarin di Pagnol e l'atteso René Clair, ci rimetterebbe di nuovo in condizione di non dare l'ultima parola a quest'America benedetta. M LO DUCA 347