Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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QUANTITÀ E QUALITÀ DEI SUONI ** RETROSCENA "roduzione: Conlincntulcinc-E.N l.C. Regìa: Alesali dro Hlasettt Soggetto : Carlo Duse, Alessandro Musetti Sceneggiatura: Alessandro Blasetti, Pietro rermi Scenografia: Castone Medili Costumi: Maina Arcangeli Musica: D'Anzi Commento musiale: Alessandro Cicognini ■ Operatore: Vadati/ Vicl{ fenico: Giovanni Paris Montaggio: Ignazio Ferroletti Interpreti: Filippo Romito, Elisa Cegani, Cavillo Ptlotto, Lia Orlandini, Enzo Bilioni , Giovanni 'ìrasso, Ugo Ceseri, Romolo Costa, Fausto Guerzom. .a pecca maggiore di questo film risiede indub >iamente nel soggetto i cui sviluppi, resi attraverso una sceneggiatura scialba e monotona non ■escono a suscitare il minimo interesse nello spettatore. Ed è un vero peccato per la regìa di Bla etti che nell'accuratezza della sua opera lascia facilmente intrawedere con quale assiduità e cura egli abbia cercato di sollevare il lavoro. Ma naturalmente la regìa da sola non può assolutanente nulla laddove manch-ino, come in questo retroscena, una storia accettabile e più ancora motivi cinematografici necessari per una accettazione. Il duello Pilotto-Ceseri ha contribuito a aricarc quegli atteggiamenti dei due attori cke sono in realtà i più pericolosi per la necessaria disciplina della loro recitazione. ** ERAVAMO SETTE VEDOVE Produzione: Manenti-Scalzafern Regìa: Mario Mattoli Soggetto : Aldo De Benedetti Sceneggiatura : Aldo De Benedetti, Mario Mattoli Setnografia : Pietro Filippone Musica : M . Siciliani Canzoni di Redi Operatore: Carlo Montuori Fonico: Giovanni Bianchi Montaggio: Fernando Tropea Interpreti: Antonio Gandusio, Nino Taranto, Laura Nucci, Laura Solari, Amelia Chellìni, Maria Dominiani, Silvana lochino, Greta Gonda, Anna Maria Dossena. Cerchiamo di dimenticare i nostri sogni e i nostri desideri sul cinematografo, facciamo conto che Gandusio non abbia mai fatto del teatro, anzi poniamo in dimenticanza l'esistenza stessa del teatro, decidiamoci una buona volta a gustare delle attrici solo la bella e perfetta linea dei loro corpi, sforziamoci a tutti i costi di ridere, alle facezie sulle mogli, sulle suocere, sulle vedove, in totale svuotiamoci di noi stessi e saremo nella forma migliore per ammirare eravamo sette vedove, film che diremo allora, e soltanto allora, di perfetta, ottima esecuzione. Con questo non che per natura noi si sia di carattere bilioso e punto proclive alla farsa, ma desidereremmo vedere la farsa in cinema e non la farsa del cinematografo e principalmente del nostro GIUSEPPE ISAU1 Questo articoli) dell' ing. Enzo Cambi risponde a una delle recinti annotazioni del nostro T.S.M. Esso si trova sostanzialmente d'accordo con la segnalazione di T.S.M. riguardo alla ripresa sonora diretta a Cinecittà, ma ne chiarisce qui le giustificazioni tecniche e le prospettive di miglioramento. ANCORA una volta è stata risollevata la questione della qualità tecnica del commento sonono dei nostri film (T.S.M. : Cinema, io XI 1939-XVIII). La questione è spinosa: e forse più ancora che per il pubblico, per i tecnici di uno Stabilimento che porta il merito e la responsabilità della maggior parte della produzione nazionale. Questa volta la censura è un po' più documentata e un po' meno generica di altre: si riconosce alla stessa organizzazione tecnica la capacità di produrre spettacoli cinematografici doppiati, e non di spettacoli in presa diretta. Alle ragioni che suggeriscono questa conclusione, chi scrive ha già avuto occasione di accennare in queste colonne (E. C. : Cinema, io XII 1938, A. XVII). Ma forse varrà la pena di precisare in modo più particolareggiato la natura di queste ragioni, anche perchè sia un po' più noto il lavoro complesso, difficile, e raramente riconosciuto delle organizzazioni tecniche della produzione sonora: e affinchè queste non vengano considerate le uniche responsabili di un risultato che, spesso, sono le prime a dover considerare infelice. A tale scopo non si può fare a meno di uscire un po' dalle generali e di presentare il fenomeno sotto una forma un po' strettamente tecnica, anche se meno suggestiva. Per riprodurre fedelmente un suono, come qualunque altro fenomeno naturale, è ovvio che debbono essere rispettati di questo due aspetti : la quantità e la qualità. È noto che la qualità si risolve nella distribuzione delle frequenze semplici che compongono il suono e ne caratterizzano il timbro; si sa infatti che in pratica nessun suono naturale si riduce ad una oscillazione pura. Si potrebbe quindi pensare che per la riproduzione esatta di un suono dovrebbe bastare la registrazione di tutte le frequenze che lo compongono, fatta con rigorosa proporzionalità. Ma poiché le frequenze superiori a un certo limite ed inferiori ad un altro sono praticamente inutili per l'effetto soggettivo sull'uditore, e poiché d'altra parte la registrazione di queste comporterebbe difficoltà tecniche non indifferenti, si semplifica il lavoro di registrazione tagliandole fuori opportunamente. Riflettendo poi che la riproduzione del suono registrata avviene a sua volta in un altro dispositivo elettroacustico, che non è mai perfetto, si comprende che non si può seguire la proporzionalità, ma occorre regolare la registrazione in modo che il risultalo complessivo della registrazione e della riproduzione abbia l'andamento voluto. Così se il dispositivo di riproduzione esalta ad es. qualche particolare frequenza, questa stessa frequenza andrà registrata ad un livello proporzionalmente inferiore rispetto a quello delle altre. Altre correzioni dello stesso tipo dovranno essere apportate per compensare le cause di alterazione introdotte dalle condizioni acustiche della sala, dalla sua forma, dall'orientamento degli altoparlanti, ecc. La sala introdurrà in genere distorsioni di due tipi : cioè le risonanze, funzioni soltanto della forma, e che esaltano le particolari frequenze di risonanza rispetto a quelle inferiori e superiori, e le riverberazioni, dipendenti dal materiale costituente le pareti, e che, per qualunque materiale, danno sempre una preponderanza di basse frequenze sulle alte. Per una data sala e una data apparecchiatura di proiezione è quindi teoricamente possibile ottenere una riproduzione assolutamente fedele, re gistrando con una legge ili proporzionalità per le varie frequenze (cioè imi una caratteristica di frequenza), esattamente inversa a quella determinata da] complesso proiezione-sala. E in pratica, i mezzi per ottenere questo sono i dispositivi filtranti di carattere elettrico, tenuto conto delle caratteristiche dei microfoni, delle condizioni delle sale di registrazione, ecc. ecc. Naturalmente questo è possibile entro certi limiti essendo evidentemente impraticabile ad esempio il riportare al livello desiderato le frequenze che l'apparecchio di proiezione non riproduce. Non occorre dilungarsi ulteriormente perchè sia ben chiaro che in sede di registrazione sarebbe possibile prevedere le correzioni da apportare per compensare le irregolarità di riproduzione, solo nel caso che le condizioni delle varie sale fossero uguali o almeno simili. Non si richiederebbe quindi neanche che tutte le sale fossero buone (purché naturalmente fossero esenti da difetti di carattere grossolano come echi propriamente detti, irregolarità di distribuzione dell'intensità nei vari punti, ecc.): potrebbe essere sufficiente che fossero assoggettate a delle regole di carattere generale che potessero garantire una certa uniformità di caratteristica di cui si potesse tener conto nella registrazione. In altre parole, ai fini della registrazione sareb^ bero buone delle sale anche se difettose,' ma tutte egualmente difettose. In presenza al fatto esattamente opposto (e mi riferisco in proposito all'articolo già citato) sorge allora lo sforzo dei tecnici di stabilimento per ottenere una registrazione secondo una distribuzione tale di frequenze da dare nella maggioranza delle sale un risultato il più possibile soddisfacente. In genere si dovrà rinunziare alla qualità, cioè alla completa aderenza del suono riprodotto ad un suono reale, a favore della comprensibilità, elemento indispensabile alla riuscita di uno spettacolo. La colonna sonora registrata in base a queste "considerazioni, e riprodotta nelle sale pubbliche darà un risultato mediamente tollerabile, ma, appunto perchè uniformata a criteri di media, sempre inferiore all'ottimo ottenibile sala per sala. In particolare, attualmente, anche in una sala eccezionalmente buona, il risultato sarà assai lontano dal grado di qualità che si potrebbe ottenere se si potesse adeguare la registrazione esclusivamente alle caratteristiche di sale buone. Naturalmente la cosa è tanto più grave quanto più complessa è la natura del suono che si vuol riprodurre perchè da questa complessità dipende l'ampiezza della gamma di frequenze nella quale le predette condizioni di proporzionalità devono essere rispettate per ottenere un risultato soddisfacente. Per restare sempre nel campo del commento parlato cinematografico, il caso più semplice è quello di una persona che parli in direzione del microfono a giusta distanza e con moderata sensibilità : e in conseguenza, per la comprensibilità di questo tipo di parlato, è sufficiente una gamma di frequenze assai più ristretta di quella necessaria per la riproduzione dei suoni complessi come quelli che costituiscono lo sfondo sonoro ordinario di un qualunque ambiente in cui le parole siano pronunziate da soggetti in movimento, in posizioni relative svariate e a distanze diverse. È di tutti i giorni l'esperienza del comune telefono, dispositivo elettroacustico a gamma di frequenze ristrettissima, in cui è comprensibilissima la parola di chi si trova in direzione del microfono, mentre gli altri suoni sono confusi e la voce stessa di chi parla al microfono diviene incomprensibile appena venga modificata la posizione della bocca rispetto al microfono stesso. Aìlo stesso modo nelle radiotrasmissioni, benché il campo di frequenze trasmesso sia assai limitato in confronto a quello che potrebbe essere riprodotto nella colonna sonora, si ha un risultato soddisfacente in relazione alla possibilità di 353