Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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L'INAUGURAZIONE tEIi "CEMBO" MUSSOLINI giunse alle undici del mattino e visitò tutte le aule, tutti i reparti della grande scuola di cinematografia : vi si stava recitando una scena del fu Mattia pascal o vi si stavano facendo delle prove di voce e controllandone l'impressione; o disegnando un bozzetto di camera da pranzo, o sceneggiando un brano di Goldoni. Egli s'interessò di tutto, vivamente, cordialmente. Udita recitare la nostra Beghi, ad esempio, le chiese come si chiamasse, e più tardi ne domandò notizie al Direttore; nel teatro di posa chiamò a sé, amichevolmente, Blasetti che dirigeva la scena; si occupò in dettaglio dei metodi di recitazione, dell'importanza della sceneggiatura, di tutto. La giornata, dapprima nebbiosa, si era fatta bellissima, e l'attività nelle diverse sezioni della scuola ne metteva in evidenza i grandi mezzi, con i quali le è commesso il dovere di preparare il cinema italiano di domani; e insomma, diremo senza indugio, apriva i cuori alla speranza d'un avvenire migliore. Un paio di giorni prima il Direttore del « Centro », nel suo lucido studio in Settecento nuovo, ci aveva parlato della scuola, del modo in cui sono divisi gli insegnamenti, del lungo e preciso studio che precede l'adozione di determinati criteri; ed anche più persuasiva era riuscita una visita ai locali, con la loro attrezzatura e la loro comodità, la loro chiara pulizia e insomma la voglia di lavorare che essi mettevano. Il lettore non deve ingannarsi sulla portata della scuola : essa è veramente una cosa in grandissime proporzioni. Non a caso abbiamo sentito di doverne fare oggetto almeno d'un articolo di fondo in questa che a ragione o a torto è ritenuta la più autorevole rivista italiana di cinema. Da questo Centro Sperimentale di Cinematografia bisogna che nascano molte cose. Il concetto medesimo di attività cinematografica deve mutare in Italia. Le « buone famiglie », poniamo, non debbono aver paura a lasciare che le loro figlie studino per cercare di fare del cinema. Questa scuola dovrebbe avere una popolazione studentesca, diciamo, del genere di quella dei Regi Conservatori : con un senso di collettività e familiarità nel lavoro, e di entusiasmo addirittura fissato, maniaco. Non a caso nella sua relazione sul cinema in Italia, Alessandro Pavolini ha alluso ai giovani e al loro sentimento « intransigente ». Noi lo vediamo ogni giorno. Ad una redazione di rivista cinematografica del genere di questa, giungono lettere che rivelano una serietà ed una passione così cocciute e particolari, che alle volte si stenta a credere ai propri occhi. Non ingannatevi, non è la passione di chi chiede l'indirizzo di Greta Garbo o il vero nome di Robert Taylor. Né è soltanto quella di chi manda un paio di fotografie e chiede come si possa venire assunti a Cinecittà. È invece un atteggiamento ragionato, meticoloso, che mette noi stessi in guardia perchè ci accorgiamo di essere letti, scrutati sino all'ultima sillaba. Tutto questo è molto importante, perchè è da tale magnifica e disinteressata pignoleria che possono nascere grandi cose. Il ministro Pavolini, il quale, scrittore egli stesso e uomo di gusto, indubbiamente deve avere una sensazione personale e definita di che cosa sia l'amore per un'arte, ha indicato i primi difetti che generano decadenza nel cinema : l'affarismo, il cattivo gusto, la corruzione borghese. In fondo sono tutti e tre legati fra loro, sono cugini : formano quel complesso di incompetenza e di imbroglio, di materiale avidità e di bassezza del costume, i quali in ogni ora vanno denunciati severamente. E poi fra l'altro non bisogna dimenticare neppure in questo campo, anzi, meno che mai in questo campo, che la storia d'Europa attraversa un momento alquanto serio. Dare il giusto posto al film di ricreazione va molto bene; e se in questo periodo, in cui la produzione in certi Paesi è scarsa, tali opere si esporteranno su larga scala, andrà magnificamente bene; ma d'altro canto, l'opportunità di produrre cose serie e non meno esportabili, che esprimano per mezzo della più popolare fra le arti una loro alta parola nella gravità del momento, è, da un punto di vista morale oltre che economico, altrettanto magnificamente chiaro. I giornali hanno riportato per esteso la cronaca e i discorsi. Diremo che Mussolini, che aveva seguito il rapporto di Pavolini con una partecipazione continua, brevi cenni, significative espressioni, alla fine gli disse a voce bassa : « Avete fatto un bellissimo discorso ». Poi pronunciò le sue brevi frasi. La scuola, nella sua nuova sede, era solennemente inaugurata; la grande prova del nuovo « Centro » incominciava. Tanto che quella mattina, mentre il Direttore Chiarini, circondato dalle autorità, aveva l'onore di accompagnare intorno il Capo del Governo e indicargli le varie parti del Centro e le loro funzioni e attribuzioni, noi pensavamo alla immensa responsabilità che questo Direttore ed i suoi collaboratori si sono assunta, all'onere spaventosamente impegnativo che essi hanno contratto non solo riguardo ai superiori ma riguardo a noi, spettatori e magari uomini di cultura, a noi colto pubblico. La responsabilità di preparare gli uomini e le donne che faranno i film italiani. La responsabilità della loro cultura, del loro stile, dell'educazione del loro gusto, della loro specifica preparazione tecnica. La responsabilità del renderli degni di rappresentarci nel mezzo artistico più popolare e diffuso; e quando dico rappresentarci dico rappresentare l'Italia, la sua realtà, la sua storia, la sua educazione, il livello altamente impegnativo del suo gusto, mostrato e stavamo per dire compromesso da alcuni memorandi primati in altre arti più antiche ed illustri. In altri termini, adesso, dopo il fervore dell'inaugurazione, adesso viene il bello. E una scuola di cinematografo nella quale tanti mezzi governativi siano stati profusi e che goda di sanzioni tanto alte ed autorevoli, è un fatto che di generale diviene in certo modo personale: cioè impegna tutti noi e quindi ciascuno di noi. Ci impegna a seguirla con vivo interesse nello sviluppo delle sue attività, ci impegna a farne oggetto della nostra particolare attenzione, della nostra solidarietà, delle nostre pretese. P. M. PASLNETTI