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Mastro Geppetto dà gli ultimi tocchi
La fatina azzurra è Biancaneve
Pinocchio e il grillo parlante
La pedata di Mangiafoco
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L'osteria del gambero rosso è una locanda fiamminga
disegni di Attilio Mussino che lo hanno fissato nel nostro ricordo, Pinocchio aveva il naso lungo anche quando non diceva le bugie; e gli italiani, per lunga tradizione, si sono abituati a vedere sulla faccia del burattino quel divertente peduncolo; è una cosa ormai acquisita nel loro cervello, una cosa a cui non possono rinunciare. Del resto, la faccenda del naso non avrebbe eccessiva importanza se non fosse la prima eloquente testimonianza delle differenze che separano il Pinocchio di Walt Disney da quello che noi ci siamo abituati ad amare quando eravamo ragazzi. Il Pinocchio di Disney è un Pinocchio sontuoso, quasi regale. In esso tutto risplende, gli ambienti scintillano, si vede che i suoi celebratoli non hanno lesinato in lusso e intelligenza per fargli onore. Allegre trovate sono state inventate, nuovi personaggi sono stati aggiunti; Figaro, per esempio, il gatto prediletto di Mastro Geppetto e Cleo, una pesciolina con labbra dipinte e ciglia rifatte che riproduce le procaci fattezze di Mae West. Insomma, le cose sono state, fatte a dovere, ma tant'è : il nostro Pinocchio era più sincero. E quel nasino che Disney gli ha regalato, insieme al vestito pulito e al cappellino tirolese, stanno a dimostrare che Pinocchio, andando in America, si è americanizzato, ha messo le ghette, imparato a masticare caramelle di gomma e a parlare italiano con l'accento inglese. La stessa innocenza del personaggio è, in certo senso, compromessa dal gioco troppo scaltro dei disegni e dei colori in cui è fatto rivivere; sembrerà un paradosso, ma Pinocchio era più bello illustrato e celebrato da disegni più modesti. Pinocchio è nato da un ceppo di legno ruvido e grossolano; tagliato in legno di lusso e verniciato alla nitrocellulosa non ha più lo stesso sapore.
EMILIO CEKETTI