Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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LA TRAMA E IL RITMO ** FRENESIA Italia Prod. : E.l.A. Regìa : Mario Bonnard Dirett. : Giuseppe Amato Soggetto : Dino Falconi e Oreste Biancoli Scenegg. : Dino Falconi. Oreste lìiancoli Scenografia: Gastone Mediti Commento musicale: Giulio Bonnard Oper. : Carlo Montuorì Interpeti : Dina Galli, Antonio Gandusio, Vivi Gioì, Paolo Stoppa, Titina De Filippo, Osvaldo Vaienti. Il motivo satirico di questo film richiama di colpo alla memoria 1' incomparabile godfrey e induce nostro malgrado ad un raffronto che denuncia pecche capitali senza possibilità di attenuanti. Le tinte che danno vita nel lavoro alla diffusa malattia del modernismo e della stravaganza elegante, purtroppo in auge in un mondo meschino e borghese, sono troppo cariche per riuscire accettabili. Là dove sarebbe stato necessario accennare, sfiorare soltanto, si entra con rumore di grancassa, con violenza e impetuosità che stanno a danno del buon gusto e della misura. È una regìa insomma troppo schiava del soggetto, troppo preoccupata di fare, con un'abbondanza di elementi non necessari e che pregiudicano perfino l'assunto morale del film. Gandusio va dall'uno all'altro limite dello schermo come sul palcoscenico. *** ALBA TRAGICA (Le jour se lève\ Francia Produzione: Sigma-Colosseum Regìa : Marcel Carne Direttore di produzione : Frogerais Soggetto : Jacques Volt Sceneggiatura : Jacques Prévert, Marcel Carne Scenografia : Trauner Commento musicale: faubert Operatore: Curt Courant, Bac Interpreti: Jean Gabin , Jules Berry, Arletty, Jacqtieline Laurent. Che quasi tutti i film francesi inizino con una scala interna di abitazione, che la loro ambientazione sia quasi costantemente fissata al mondo della periferia popolare, poco conta se quella scala mena alle altezze di alba tragica e se in quell'ambiente ci si muova con la mirabile sensibilità di Marcel Carnè. Un film di sogno, di evocazione, interrotta nella sua limpidezza di storia d'amore dai continui strappi della realtà tragica di una notte dove fatalmente si conclude ciò che ancora deve venirci raccontato e che lentamente appare ai nostri occhi, ci spiega, ci convince, ci fa capire. Opera di alta arte nella quale soprattutto il tono costante dì una diffusa tristezza è non solo nei fatti e negli attori, ma nelle cose, nei simboli. GIUSEPPE ISANI SEMBRA quasi inevitabile, per chi si accinga a considerazioni generiche sulla nostra produzione cinematografica, il richiamo latente o esplicito alla massima : « un film va fatto al tavolino ». Ed anche a noi è occorso cominciare con tale premessa perchè non ci sembra che il suddetto principio, per quanto discusso e ribattuto fino all'esaurimento, abbia dato finora i frutti che era lecito aspettarsi. Volendo meglio specificare quale sia il lavoro che nella preparazione di un film possa e debba essere compiuto al tavolino, due elementi possono additarsi, di una importanza cruciale, al di sopra e in precedenza di tutti gli altri : vogliamo dire la trama e il ritmo. Tanto che se si producono film illogici, film insufficienti, film striminziti, la ragione sta appunto in ciò, secondo noi : che non si riconosce sin da principio la dovuta importanza alla trama, che invece è il primo requisito dell'esistenza di un film e che ne costituisce l'ossatura : scheletro tanto più evidente e facilmente valutabile per chi inizia la produzione di un film, in quanto esso si presenta nella sua cruda nudità, non rimpolpato da muscoli, nervi e grasso o comunque camuffato da abili sarti. Crediamo che convincersi di questa banale verità sia essenziale. E per chi, poi, convinto, chiedesse una più chiara determinazione di ciò che in concreto sia la trama, sarà sufficiente consultare un acuto pensatore che presenta il vantaggio di essere sepolto da più di duemila anni. La trama, egli spiega, (( è un'azione perfettamente compiuta in se stessa, tale cioè da costituire un tutto di una certa grandezza... Un tutto è ciò che ha principio e mezzo e fine » . Tale citazione potrà sembrare a molti ovvia, e quindi inutile. Eppure crediamo che riuscirà a chiunque molto difficile compilare un elenco di nostri film che realmente posseggano un principio, un mezzo e una fine : per la semplice ragione che quasi sempre è dato vedere film con la fine verso la metà, oppure film mancanti di « principio » o aventi il « mezzo » irrimediabilmente spostato verso la testa o la coda, come quei pupazzetti che il piombo costringe a star ritti in un unico senso. Quando poi, più in là il fecondo sepolto vuol spiegare che cosa sia quella « certa grandezza » cui ha accennato di sfuggita, così si esprime : la favola dovrà avere « una lunghezza tale che, mediante una serie di casi che si vengano consecutivamente svolgendo l'uno dall'altro secondo le leggi della verosimiglianza o della necessità, sia possi Giulio Pena e Maruchi Fresno nel film 'L'ultima avventura', regìa di Benito Perojo, produzione I. C. A. K.-Sovrania (fotografia Vaselli) 57