Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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APPUNTAMENTO Vezio Orazi, direttore generale per la cinematografia LA sezione italiana della Federazione internazionale della Stampa Cinematografica (FIPRESCI) ha tenuto quest'anno il suo convegno a Cortina, verso la fine di gennaio. Vi hanno preso parte i rappresentanti di quasi tutta la stampa quotidiana e dei periodici di cinema; e guidarono la riunione il presidente della Federazione stessa, dott. Gherardo Casini, direttore generale per la stampa italiana al Ministero della Cultura Popolare; e il direttore generale per la cinematografia nello stesso Ministero, S. E. Vezio Orazi. Ormai sono passati alcuni giorni da quando la stampa quotidiana ha avuto modo di riferire sull'andamento del convegno stesso, sia dal punto di vista cinematografico che da quello conviviale e sciatorio. Noi, per parlarne in succinto, faremo la constatazione principale e più gradevole che risultasse dal partecipare al convegno : cioè che le autorità preposte alla stampa italiana e alla cinematografia sono ricche di comprensione, cortesia e buon senso, e che i rappresentanti della critica cinematografica sono persone di primissimo ordine. Sicché, concludiamo, se la cinematografia nel nostro Regno presenta, diremo, certi nei e certi difettucci, la colpa non è nostra. E cogliamo anzi quest'occasione per rispondere in tal senso alle lettere ed alle voci che ogni giorno ci provengono, e che talvolta sembrano puntare contro di noi l'indice: la colpa non è nostra. L'atteggiamento delle autorità che conversavano con noi in quei giorni ci è parso importante appunto in un senso: che essi intendono ascoltare, e sempre più attentamente, le voci della critica competente. Addirittura si è annunciata l'istituzione di un premio da assegnarsi all'opera annuale di un critico: opera non celebrativa, non « tutto va benone », ma costruttiva e responsabile. L'atteggiamento contrario, quello di ottenebrare la voce dei critici e di frustrare l'apporto della loro provata intelligenza, sarebbe pernicioso e non sarebbe neppure furbo. Quell'intelligenza è un fatto, rimane: solo che i critici, invece di impiegarne una buona parte in questo settore, si metteranno, in caso, vuoi a scrivere racconti o drammi, vuoi a dipingere: e lasceranno che le loro macchine da scrivere battano da sole le rime obbligate. Esplicitamente diremo che il migliore sciatore fra noi è Emilio Ceretti dell'Ambrosiano. Arrivato all'ultimo momento, con un completo da sci che nella sua semplicità rilevava di colpo il competente, portò con sé un paio di sci notevolissimo, e terminato che ébbimo di fare colazione a Pocol, si pose in cima a quella famosa discesa e guardò per un momento l'orizzonte, come chi prenda una misura. Indi con una lievissima scrollata di spalle, si staccò dagli astanti e subito riapparve, minuscolo, centoventi metri più sotto; per scomparire alla lontana curva e non farsi vivo che all'albergo Savoia di Cortina qualche tempo dopo. Delle due maggiori autorità che ci accompagnavano, cioè il direttore generale per la Stampa italiana, Casini, e il direttore che diremo nostro, cioè Orazi della cinematografia, questo secondo ci è parso il più sicuro dei due sugli sci. Fu l'unico Direttore Generale chi si gettasse, noi presenti, per la discesa del Faloria. Preso l'abbrivio col sorriso sulle labbra e non, come accadeva di altri, con la morte nel cuore, punteggiò la prima parte della discesa con un paio di cadute, dalle quali si sollevò con una disinvoltura veramente notevolissima. Il Ceretti, che ebbe la fortuna di accompagnarlo fino in basso, ci parlò di lui come d'uno sciatore pieno di coraggio : di fronte al passo difficile Sua Eccellenza si raccoglie un attimo in atteggiamento di calcolo, indi si butta per la via più difficile. E questa scelta di via difficile ci è parsa, per un uomo della sua posizione, un indice di ottimo augurio. Tra i critici sciatori, se la memoria non ci tradisce, il secondo posto dopo Ceretti va ad Alberto Rossi della Gazzetta del Popolo : del quale inoltre non sarà mai abbastanza lodata l'attività fotografica. Vano sarebbe tentare, in breve spazio, di descrivere come ciascuno degli altri reagisse alle nevi, tanto numerosa e varia era Dino Falconi ('Popolo d'Italia') e Fabrizio Sarazani ('Giornale d'Italia'). Dietro: Arnaldo Frateili ('Tribuna') 74