Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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Mireille Balin e Andrea Checchi in 'Assedio dellAlcazar' di Genina (Foto Cinecittà) da i cinici, i cocainomani, i dritti che fanno fessi gli altri, comparve il dicitore, che, con la sigaretta penzoloni dal labbro cantava Scettico blu. Vennero le girls, e il comico si trasformò in un individuo che solo o in coppia, inondava la platea di sconcezze: Né vai la pena di insistere troppo in questo che tutti ricordano. Ora, a parte la profonda bonifica operata dal Fascismo anche in tale campo, si può onestamente dire che la fisionomia essenziale del varietà sia cambiata? Credo di no. Ripuliti, ridotti nei limiti di decenza e di urbanità, avanspettacolo e rivista non hanno, per altro, modificato la loro intima natura. E se nel 1910 si poteva dire che lo spettacolo di arte varia rispecchiava una condizione sociale, oggi non si può affatto affermare che questa forma di divertimento sia una espressione dei nostri giorni, ma soltanto lo strascico, il rimasuglio di un periodo storico già passato. Ne ha la sensazione anche il pubblico che, dopo aver riso per due ore, esce dal teatro con la bocca amara e con un senso di scontentezza : lo si comprende an cor meglio nei film ove la povertà di certo umorismo (giustamente chiamato meccanico) è messa allo scoperto dalla macchina da presa. Gli attori stessi, come si è detto, non sono contenti di questi loro film : i De Rege che invocano un film di complesso, con molti buoni attori, Totò che si lamenta dell'organizzazione, Nino Taranto che vorrebbe forti capitali per una pellicola, è tutto un coro di insoddisfazioni, che può sembrare, a prima vista, poco sincero, mentre in realtà dev'essere spontaneo in gente appassionata per il proprio lavoro. Ma la verità è un'altra : quello che rende scontenti gli attori, è di vedere documentata sullo schermo la povertà delle loro fatiche, povertà che appare ancora più evidente senza l'applauso della platea, senza V insieme dello spettacolo. Né di questo va attribuita colpa a loro : cosa possono farci se, messi su una cattiva strada da quello ch'essi sono convinti sia il vero gusto del pubblico, si trovano ad un tratto ad aver sprecata della fatica inutilmente? E allora? Allora bisognerebbe avere tanto coraggio e tanta genialità da rinunziare, una volta per sempre, a tutto questo per ricominciare da capo, tenendosi egualmente distanti sia da Mac Sennett che dalle battute da palcoscenico. Tentare nuove vie, nuove formule (e un esempio può essere imputato, alzatevi!) utilizzando sopratutto le indubbie doti dei nostri attori di varietà per trovare un tipo di film comico italiano. Il nostro cinematografo ha bisogno di serietà e di intelligenza : si rivolga a tutta la nuova generazione di scrittori umoristici, non per far passivamente riprodurre le loro opere attuali, ma per dar modo a questi letterati di tentare diversi sviluppi per la loro vena. Ne potranno venir fuori dei film sbagliati, perchè nulla è possibile improvvisare, specie se si tratta di mettere su nuove vie una corrente di pensiero : ma un successo avrebbe senza dubbio risultati sorprendenti. Il pubblico ha voglia, molta voglia, di ridere: non bisogna dimenticarlo. MASSIMO ALBERINI