Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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'Ttobci '<oo&tfr "A peòce" balla Homaala La corsa al mercato balcanico che aveva avuto inizio già nel tempo anteriore alla guerra, precipita ora a velocità sconosciute nell'affanno di tutti i paesi produttori su vasta scala di film, che tendono a prerogative, a precedenze, a vere invasioni. Basta sfogliare settimanalmente le riviste che ci giungono dalla Francia, dalla Germania, dall'America, con le notizie più contradittorie per accorgersi che le pulsazioni aumentano e che in definitiva il campo già considerato vergine e trascurato è la scoperta del giorno. Il pensiero ritorna naturalmente ad altre corse, alla febbre che guidò le nazioni verso le regioni petrolifere, alle contese eterne e insanabili per gli ultimi pozzi, per le ultime possibilità di ricchezza. Chilometri di pellicola in tutte le lingue del mondo vanno così a raccogliere danaro, a portare echi di propaganda e di costume, cercano di penetrare violentemente nella vita di altri milioni di uomini, di influenzarli, di convincerli alle varie cause. Sopratutto però si tratta di altri uomini che cercano clientele, che speculano sui terreni rimasti incolti. La politica, la diplomazia, come un tempo per il petrolio, aiutano le imprese. Trattati e conferenze, riunioni e discorsi preparano le strade, contratti vincolano con date inflessibili i desideri delle folle. La Romenia è fra i paesi balcanici quello che sembra oggi l'obbiettivo maggiormente agognato. L'influenza francese ne aveva avuto giuoco fino a pochi mesi fa. Entrata nel paese come forza d'aiuto alla ripresa di quella produzione nazionale, la Francia vi era restata non solo come scuola, ma aveva aperto la strada alla diffusione della cinematografia. Accanto a film romeni Come LE TORCIE SI ILLUMINANO, LA NOTTE terribile, ciuleandra prodotte da case romene, con registi ed attori del paese, diecine di pellicole francesi, colmavano i « giri » delle sale di proiezione. La società di Bucarest imbevuta di cultura francese, parlante elegantemente questa lingua, dava il via definitivo per l'afflusso nelle più piccole città di provincia. Il mercato sembrava ormai dominio repubblicano, festa incontrastata. Fu allora che d'improvviso anche i tedeschi si volsero alla Romania. Tutte le case di produzione furono impegnate nella battaglia, i cui bilanci cominciano ora a comparire sui fogli specializzati. Vediamo così che l'esportazione tedesca ha subito un poderoso aumento proprio nei mesi di guerra del 1939. Dall'agosto di quell'anno accanto ai giornali filmati della Fox, della Metro, e delle case russe, documentari dell'Ufa in lingua romena hanno tenuto testa a quelli francesi. Nella produzione normale il posto della Francia è stato rapidamente sorpassato con 25 nuovi film germanici che sono stati programmati in poco più di 100 giorni, e che incalzano la stessa esportazione americana. Diciassette documentari sulla vita tedesca e dodici film-giornale hanno completata l'esportazione. Intanto i giornali francesi pubblicano fotografie e notizie sulla produzione nazionale romena in un estremo tentativo di elogio per quel lavoro, e forse con la speranza non palesata che i tempi d'oro non sono del tutto perduti. Le statistiche tedesche però nella loro freddezza amministrativa parlano chiaro e non lasciano adito alle speranze, ad esse vanno opposte non fotografie, ma altre statistiche. dacoìa del T'ilmgio'male la Ciancia Di giorno in giorno aumentano i problemi che l'attuale stato della cinematografia francese ha determinato, e aumentano logicamente le preoccupazioni e le lamentele. Questa settimana è la volta del film-giornale. Raymond Blenard in un lungo articolo nel Pour Vons affronta il problema in pieno, ne discute le cause, dà consigli per la sua risoluzione. « Oggi, egli dice, noi ci troviamo dinanzi agli stessi problemi singolarmente aggravati, poiché la guerra ha arrestato ogni cosa nella vita della nostra industria cinematografica. Da quattro mesi si è alla ricerca di soluzioni ingegnose per far fronte a questo stato di cose. Chi non ha la sua piccola soluzione? Alcuni, tuttavia, si sono ricordati che esistono, come in un canto, dei vecchi rimedi, che sono stati altre volte lungamente studiati, pazientemente messi a punto dalle più autentiche personalità competenti delle questioni dello schermo. Ma questi famosi rimedi hanno un « handicap » che consiste nell'aver raccolto, quando furono proposti, l'adesione quasi unanime della corporazione. Solo per questo, senza dubbio, essi debbono sembrare terribilmente sospetti! Allora si cercano altre cose. Può darsi che non si trovi nulla. Tuttavia per ora si spera. Ma mentre si attende, il cinema non è assicurato. Esso trova il tempo molto lungo. Quattro mesi di agonia. E non la più piccola medicina. Se almeno lo si lasciasse rialzare da solo. Può darsi che esso trovi in se stesso abbastanza energia, per cavarsela, anche a costo di pazienza e di sforzi. Talvolta si sono visti tali miracoli! Povero, soffre in modo crudele. Egli vede rivolgersi verso di lui visi nuovi, curiosi, e molto esitanti. In Francia non si producono più film. Tra poco noi non saremo più presenti sugli schermi del mondo intero se non con i nostri film-giornale. Ora i nostri film-giornale sono troppo deboli. Essi dovrebbero essere migliori, più eloquenti, più nuovi. Noi sappiamo che i paesi neutri sono in tanto più disillusi dai nostri film d'attualità, in quanto questo stesso momento essi ne ricevono dalla Germania altri veramente sorprendenti e mirabilmente presentati. È necessario perciò che i nostri film-giornale siano realizzati dai nostri stessi registi. Questa decisione avrebbe dovuto venir presa due o tre anni fa per lottare efficacemente contro una pericolosa propaganda. Invece non ci si è voluti rassegnare a questa novità. Si è commesso un errore. Oggi se ne commetterebbe uno molto più grave continuando a disconoscere una necessità impellente e formale. Senza dubbio si obbietteranno mille difficoltà di ogni specie. Si metteranno in evidenza le impossibilità dal punto di vista pratico. Si sosterrà perfino e del tutto seriamente che non c'è in questo caso neppur da parlare di regìa, perchè essa è già determinata dalle circostanze e da interessi superiori a quelli del cinema. Si dirà che è inopportuno di pensare a filmare altro da quanto si presenta nella realtà, e ancora quando ciò sia possibile, e come sia possibile. Si parlerà del carattere fuggitivo, inafferrabile di ciò che sarebbe più interessante ad esser mostrato. Inafferrabile? Può darsi; per un operatore isolato. Ma non per un regista che, se non potrà fermare questo inafferrabile, potrà sempre ricostruirlo. Gli operatori non sono in causa. Essi faranno il loro dovere, perfettamente, e tra infinite difficoltà. Ma non si tratta di fare solamente dei clichés, occorre fare dei film, e dei film che abbiano un senso. G. I. 87