Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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*** IL PONTE DEI SOSPIRI Italia Prod. : Scalerà Regìa: Mario Bonnard Sogg. : Michele Zevaco Operai. : Massimo Terzano Interpreti: Paola Barbara, Mariella Lotti, Otello Toso, Giulio Donadio, Elli Parvo, Virgilio Rìento, Dino Di Luca, Emilio Petacci , Adele Garavaglia , Carola Lotti, Renato Ckiantoni , Erminio Spalla. il ponte dei sospiri condensa in un'ora e mezza di spettacolo quella ricchezza di scene, quella abbondanza di colori, quella vera e propria opulenza di ambientazione, che i film di quindici o venti anni fa erano usi diluire in diversi episodi che duravano settimane di programmazione. Se il film appare così un po' troppo gonfio e direi sbandierato, resta tuttavia a testimonianza della profusione di mezzi di cui oggi chi fa del cinema in Italia può servirsi. Tra gli attori la Elli Parvo e Riento con le loro parti di secondo piano ci sono sembrati i migliori e quelli che più di ogni altro danno sapore completo ed efficace alle scene che costruiscono. Non così convincente il Rolando interpretato da Otello Toso, che risulta qui più buon figliuolo vittima di certi avvenimenti che non intrepido e avventuroso cavaliere. La retoricità del finale, le cui inquadrature cadono nell'illustrazione pomposa, rappresenta il maggior difetto del lavoro. *** SCANDALO PER BENE Italia Prod. : Produz. Associata Generalcine Regìa: Esodo Pratelli Direit. di Prod. : Carlo Ci vallerò, Giuseppe Pelagallo Sogg. : da un racconto di Matteo Marta Bau dello Scenegg. : G. U sellini, L. Freddi, E. Pratelli Scenogr.: Salvo D'Angelo Coirmi, mus.: R. Pic/( Mangiagalli Oper. : Gallea Interpreti: Evi Maltagliati, Letizia Bonini, Giuseppe Porcili . Carlo Ninchi, Luisella Beghi , Maurizio D'Ancora, Camillo Pilotto, Cesco Baseggio, Loredana. Ciò che principalmente manca in scandalo per bene per farne un film veramente completo è l'aria equivocamente licenziosa del mondo del Bandelle che non appare quasi per nulla dai tipi e dagli ambienti rigidamente simmetrici di questa storia. Il film è tuttavia uno dei migliori esempi di cura e di attenzione tecnica della nostra produzione, a tal punto che spesso la scioltezza del racconto stesso, riceve soste e rallentamenti proprio a ragione di quelle. Ne nasce così una lentezza ancor più valutabile per la pulita costruzione delle scene e per la ricercata posatezza dei dialoghi. La regìa di Pratelli pecca appunto in questo senso e sembra accompagnare più che non presentare il racconto. Ottima la scenografia che in taluni momenti sembra essere uscita dalle tele del '500. *** UN POVERO MILIONARIO (There goes the groom) America Prod: R.K.O. ■ Genera/cine Regia: Joseph Santley Dirett . di Prod : Albert Lewis Sogg. : da un racconto di David Garth Scenegg.: S. K. Laureti, Dorothy Yost, Harold Kussell Scenografia : Van Nest Polglase Operatore : Milton Krasner A.S.C. Fonico: Denzil A. Cutter Montaggio: Jack Lively Interpreti: Ann Sothern , Burges Meredith , Mary Boland , Onslow Stctens. there goes the groom, nell'edizione italiana un povero milionario, è un film che indubbiamente deve avere subito un cattivo colpo nel doppiato che non è affatto all'altezza dell'estrosità e della vivacità delle scene e della recitazione degli attori. La storia di colui che credeva di amare una donna e riconosce infine che il proprio ideale è riposto nella sorella di lei è uno dei tanti luoghi comuni del cinema americano. Ma ciò non conta. È l'abito col quale la vecchia storia viene nuovamente narrata quello che ci interessa. E l'abito, se è di quelli buoni, può far più che mai divertente e bizzarra la faccenda, specie quando, come nel nostro caso, tutto turbina in un clima acceso di follìa e di movimento su uno sfondo di grande ingenuità e immediatezza. GIUSEPPE ISANI UNA PELLICOLA PANCROMATICA ITALIANA DELLA «FERRAUflA" TUTTI, anche coloro che non sono fotografi, sanno che prima di un positivo c'è un negativo. Cinematograficamente, come è noto, fra negativo di presa e positivo da proiezione oggi vi possono essere intercalati un controtipo positivo ed uno negativo, senza parlare che oltre il negativo della scena c'è quello del suono che viene riunito al primo nella stampa. E quando si tenga presente che il negativo rappresenta la condensazione degli sforzi e delle spese fatte per realizzare un film, è palese l'enorme responsabilità ed importanza che ha la pellicola negativa che è la base iotografica da cui si parte per lo sfruttamento commerciale. Per la pellicola cinema positiva, quella che serve pei le copie da proiettare, da un pezzo in Italia non si è più in difficoltà; essa viene fabbricata correntemente e, riconosciuta pari alle migliori estere, viene ormai impiegata da tutte le Case di stampa. La preziosa collaborazione sovente trovata nei tecnici della stampa ha contribuito ad accelerarne l'introduzione. Passo passo collo sviluppo e col perfezionamento della produzione della pellicola positiva, altri tipi di pellicola cinematografica (e ve ne sono parecchi) sono stati fabbricati in Italia. A noi però interessa citare il prodotto-base cui abbiamo accennato prima : la pellicola cinematografica negativa pancromatica. Quante volte i tecnici italiani della pellicola vergine non si sono sentiti domandare da produttori ed operatori: e la pancromatica? quando si potrà avere della pancromatica italiana? È quasi superfluo il dire che le sostanze pancromatizzanti che si potevano trovare in commercio erano inutili, rappresentando esse un gradino ormai sorpassato dalle fabbricazioni moderne; quelle utili ogni Casa fabbricante di pellicole vergini se le produce e se le tiene gelosamente custodite. Perciò occorreva, a fianco alla fabbrica delle solite emulsioni, erigere un vasto laboratorio di ricerche. Si trattava di organizzare un'attività scientifica completamente nuova in Italia, se se ne eccettua pochi studi fatti prima da qualche chimico italiano non direttamente interessato alla produzione industriale. E questo fu fatto e si lavorò alacremente preparando, sopratutto nell'ultimo quinquennio, centinaia e centinaia di prodotti, qualcuno dei quali significò qualche mese di lavoro. Ed ognuno di essi dopo essere stato preparato fu provato nell'emulsione per constatarne tutti gli effetti. Questo lavoro colossale, finora ignorato, è bene che non lo sia più. Si deve sapere che questo, all'infuori dell'ingente spesa, è costato molte fatiche, oltre all'intelligenza necessaria, ed ha diritto di essere riconosciuto. E come per tutte le cose di questo mondo, le ricerche che sfociarono in nuovi trovati permisero di presentare dal 1934 in P°i una serie di pellicole pancromatiche italiane (B, C, C2, C3, C4, C5 ed in ultimo la C6), che venendo a mano a mano perfezionandosi nella sensibilità, nel giusto contrasto, nella resa dei colori, nella finezza della grana, si avvicinavano rapidamente alla qualità dei prodotti esteri i quali, si noti, nel frattempo miglioravano anche loro. In realtà non vi fu quindi da raggiungere una mèta, ma vi fu una corsa da disanimare nervi men che di acciaio, una gara impari per tutto meno che per volontà e cervello. Per creare la possibilità di studio riunendo il personale, le biblioteche ed il materiale necessario alla ricerca fu necessario un notevolissimo sforzo economico valutabile a qualche milione, ed anche di questo deve essere tenuto conto nel nostro Paese dove il denaro non abbonda, mentre altri paesi sono afflitti da pletora d'oro. E non è fuor di luogo segnalare l'oculatezza, la lungimiranza e l'ampiezza di visione di chi ha pilotato l'industria in tal modo. La corsa ad ostacoli con il traguardo mobile alla quale abbiamo accennato non è rimasta senza buon risultato poiché con la pellicola pancromatica C6 apparsa nel luglio di quest'anno (che seguì la C5, che dette già buoni risultati) ormai parecchi film sono stati girati : fra C5 e C6 almeno una ventina. E per quanto concerne le possibilità del prodotto, nessuna critica sfavorevole di consistenza : inconvenienti assolutamente trascurabili e certamente non superiori a quelli normali riscontrati sul prodotto estero. Ormai è provato, ed è sempre dimostrabile, che le pellicole estere non hanno nessuna ragione valida per essere preferite alla pellicola negativa pancromatica nazionale. Prove, controprove, esami in parallelo, tutto è stato fatto. Di fronte al positivo stampato nessuno più si arrischia di giudicare se il negativo fu preso con materiale nazionale od estero, perchè già avvenne che chi col voler riconoscere nel miglior risultato l'intervento del negativo estero, si sbagliò. Sentiamo con assoluta certezza che la pellicola negativa nazionale deve prendere il posto di quella estera, perchè avendo i requisiti necessari ne ha il diritto, come deve essere sentito dal consumatore il dovere di impiegarla dopo che altri, in silenzio, ha fatto il proprio faticando, lieto di apportare il proprio contributo all'autarchia che, per chi è italiano, significa non servitù agli altri, ma indipendenza del nostro Paese. P. A. CASSINIS 89