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NUOVI PRO?
Ho assistito sere fa, can profonda commozione, al Ferroviere, ultimo film di Lon Chaney. Ero commosso, non solo perchè questo lavoro cera l'estremo messaggio di un grande e onorando attore che alla sua arte sì era dedicato con instancabile ricerca di perfezione, ma anche perchè mi accadeva, come raro mi avriene, di partecipare ad un'avventura in cui l'amore c'entrava solo di straforo, ed il vero protagonista del dramma non era certo Lon Chaney, ma la locomotiva 2329). La locomotiva, macchina ormai centenaria è entrata a tempo nell'arte: ricordo, di sfuggita, la mirabile lirica di Kipling e qualche strofa del nostro Cardueci e la nota poesia di De Amies.
Il dramma di Lon Chaney non è cosa perfetta, come, anche nella sua edizione originale, non lo è Adantic di Dupont, tragedia di un transatlantico; ma le due opere restano insigni fra tante banalità e sono un indizio ed un esempio.
Indizio ed esempio di un principio che i cineasti russi, pure esagerando e riducendo lo schermo ad un pura strumento di propaganda, avevano chiaramente affermato essere necessario uscire dagli schermi dram» matici del vecchio repertorio, spezzare il triangolo erotico formato dalla moglie, dal marito e dall'amante, celebrare attraverso il cinema l'epopea del nostro tempo. Arte essenzialmente popolare, quella del cinema, e cioè arte per eccellenza; arte della folla, cioè destinata alla collettività e opera della collettività, lo schermo è uno strumento poderoso, dotato di risorse ancora insospettate, il solo, a quanto sembra, capace di dare ai popoli contemporanei una poesia degna delle antichissime e gloriase tradizioni dei poemi nazionali. Un giorno, forse, arriveranno i film russi anche in Italia ed allora vedremo come-possa essere celebrata la poesia della terra, come si possa cantare degnamente il lavoro dei pionièri che allungano chilometri e chilametri di binari nel deserto inospitale, come passa essere santificato l'amor materno: ciò che vive e vivrà di questi film non è certo il contenuto fazioso e polemico, ma l'autentica poesia che non conosce partiti, che ? poesia per tutti, per‘gli uomini di ogni paese e di ogni tempo. Un altro film, che tutti i nostri lettori conosceranno, è certa» mente la Grande Parata: anche in essa l’episodio amoroso è abilmente insinuato, ma è un semplice episodio decorativo. Il film ha molti gravi difetti, principale e imperdonabile quello di far vincere agli... americani la guerra curopea, costata a froi lanto sangue. Tuttavia esso resta un classico esempio di ciò che può dare, di ciò che possiamo e dobbiamo chiedere all'arte cinematografica. Quanto abbiamo detto potrebbe far supporre che noi vorremmo dare l'ostracismo al vecchio e nuovo repertorio amoroso; non pretendiamo di essere così... asessuati e intransi» penti; diciamo soltanto che il cinema ci può dare infinitamente di più. Se ci chiedessero cos'è essenziale dellu cosa cinematografica, noi risponderemo senza ‘esitare che è proprio sua la poesia delle folle, delle grandi città, dei grandi eventi nazionali, delle macchine, «delle avventure di terra e di mare. Qggigiorno chi si inettesse a scrivere un poema come la Gerusalemme Liberata 0 l'Orlando Furioso furebbe ridere 0, nel migliore dei casi, le riserve sarebbero sempre assai gravi. È, come si sa, nessun poeta, di quelli che scrivono versi, ci si perita; la poesta va esulando verso contrade propria. mente sue, anch'essa restringe il suo campo, che. pure è infinito, a ciò che le è essenziale: la lirica pura, lo stato d'anîmo che non può esprimersò se non attraverso la parola. Ma oggi vi sono invece dei poeti d'altro genere che scrivono o hanno scritto dei veri poemi, come appunto la Grande Parata, come Ja Melodia del Mondo, come la Linea Generale, come la Febbre dell'oro, come La Folla, che non sono rifacimenti 0 manipolazioni o zibaldoni storici come, per esempio, Ben Hur, Napoleone, Quo Vadis, ; Nibelunghi, ma autonome,
originali creazioni dello spirito contemporanea: roba no
Greta Garbo protagonista di “ Romance" di Shaldon, nuovo film della Metro-Goldixyn-Mayer.
stra, insomma, che illustrerà ai posteri quella che fu-.
rono le nostre passioni, i mostri ideali, i nastri errori.
H cinema, poteva dar questo, e l'ha dato, ma può
dare anche di più, molto di più, e lo darà certamente.
Îl compito nostra è appunto quello di affrettare gli.
eventi,
come nei nostri giovani sia chiaro e vivo questo. sentimento delle grandiose possibilità del cinema: io mi riferisco a Sole, di Alessandro Blasetti. Sole non è un capelavoro, ma una egregia, nobile esperienza di un piovane che ha voluto trovare nella nostra terra più antica, dove pesava una millenaria maledizione, la Malaria, un tragico protagonista vinto e sanato a poco a poco dalla fatica, dalla pazienza, dall'eroisrmo degli uomini. La via è tracciata, € noi chiediamo dl siliovo cinema ita» liano che in essa si prosegua, che si ricerchino i motivi ed i temi più moderni, più vivaci, più densi. di vita della nostra nazione e che si celebrino degnamente; c'è ancora da scrivere con l'obiettivo é col microfono il poema della nostra guerra, il poema dei nostri emigranti, c'è da tessere l'elogio del nostro contadino, del nostro operaio, deî nostri cantieri, c'è tutta la vita molteplice e fervida del Paese a portata di oechia, di orzechio, di anima. C'è da fare tatto ciò con cruda sincerità, con uno stile del tutto estraneo alle oleo
Ecco un esempio, uno solo in Italia, ma che dimostra
grafie folkloristiche e alle gonfiezze rettoriche che sono state di moda anni fa: chi, in Abruzzo, per esempio, volesse ancora correre dietro l'ambra della. Figlia di Jorio, o ispirarsi alle scene michettiane farebbe della misera, inerte letteratura; chi in Sardegna indu grasse nel pittoresco dei costumi e dei riti esterioni, cadrebbe. nello stesso errore; chi vede Nepoli ancora sugli schermi delle cartoline illustrate resta alle medesime: chi ignora il nostro tempo ignora l'Italia, ignora il suo contemporaneo, ignora se stesso, E se obkiamo indugiato a correre di ripari anzitempo è perchè sentiamo quali pericoli correremo se domani un compito simile venisse affidato a chi sente l'Italia diCHITMO... IMTISHCAMENte, f
Gli antichi affermavano che | quattro clementi fondamentali del mando: erano la terra, Faria, l'acqua € il fuoco. Dimenticavano l'uomo e noi ve l'aggiungia
‘mo e presentiamo questi cinque grandi attori, etsen
zialmente foto e fonogenici, ni nostri giovani direttori cinematografici: ognuno di essi racchilde un mondo e noi potremmo, per il momento, limitarei a quella parte che forma la sostanza preziose, inn mul tiforme, multanime della nostra patria. E' te amici, di «lanciarsi per la Penisola, salle m e, lango i fiumi, sul mare, nelle città, nell id
che il nuovo cinema scopra il nuovo
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