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Sulla Gazzetta del Popolo di giorni or sono Eugenio Giovannetti, parlando del Cine Club d'Italia e dell'urgenza e della necessità che anche nel nostro Puese ci si metta a studiare sul serio la cosa cine” matografica, esce fuori con questa grave affermazione: « St aggiunga a questo la pigrizia misoneistica dei nostri industria» li, che considerano con troppo alta soddisfazione la loro formula estetica del cinemau muto e non vorrebbero quindi uscir ne neanche con le cannonate, e si capirà come e perché la coltura cinematografica andasse în Italia a rotoli, Se si pensa che Anton Giulio Bragaglia che passa per un avanguardisti e sta realizzando un film sonoro e parlato, dichiarava in questi giorni all'Aranciera di non saper concepire altro cinema che il muto, bisogna e dire che l'istituzione di un Cine Club nazionale, che permettesse la, visione immediata delle opere straniere e aprisse un tantino gli occhi e le idec depli italiani su quel che sta maturando nel mondo, era una necesstà di primissimo ordine »,
Sicurol Una necessità di primissimo ordine, ce lo ripetiamo da oltre un anno. Da oltre un anno il Cine-Club di Milano, primogenito e duro a morire, lo ha gridato al quattro venti e le parole e i moniti se li sono portati via i medesimi.
Ma ora si vuol fare sul serio e ati cora una volta sia ringraziato quel sensi» bile è unimoso ministro che è S. E. Borat,
Ma non è precisamente per ribattere una nostra. vecchissima tesi che scomo» diamo Eugenio Giovannetti: in verità «quel che sta maturando nel mondo » sembra diverso da quello che crede e sa Giovannetti perché, a quanto si dice, le grandi edizioni cinematografiche hanno. virato bruscamente di bordo: non ritornano al muto perché indietro non si torna, ma ritornano semplicemente al cinema,
C'è uno stock di film che dobbiamo ancora sorbirci per parecchi mesi, forse per più di un anno ancora, e questo può far credere che l'indirizzo delle produttrici resti immutato e che s'insista nel lerrore. Ma la verità è diversa, e se così non è, peggio per chi non sa compren» derla e accettarla, Giovannetti compreso.
Perché presso i pochi intellettuali italiani che s'interessano del cinema e, melanconicamente, lo prendono sul serio e lo studiano e lo soffrono e lo difendono, senza pensare a distinguere, quand'occorre, non c'è pi» grizia, non c'è misoneismo che li attardi su di una formula, paghi e accidiosi come Belucqua alle porte del Purgatorio, Non foss'altro perché non esiste una formula del film muto, ma una realtà artistica e storica del film formata da una serie di opere chiaramente definite e universalmente prese a modello di un'estetica del film con la quale bisogna ormai fare i conti sul serio, à
L'assioma fondamentale di questa estetica è quello che è, e non c'è cavillo e dialettica che possa mutarlo: le immagini visuali sono un linguaggio comune a tutto l'orbe terraegueo,
Come la Ve di Beethquen, la Trasfigurazione di Raffuello, i Sepoleri di. Foscolo, il David di Michelengelo sono opere d'urte compiute che non richiedono l'intro» missione e l'aggiunta di altre specie artistiche per es sere tali, così Vi sono opere cinematografiche compiute che dimostrano (ed occorre ancora?) che le immagini dello schermo sono una materia omogenea e sufficiente per il cineasta: questa è la sintesi teorica di quel complesso di opere che va dall'Arroseur arrosè @ Luci della cità. Non un formiula, caro Giovannetti, ma una realtà!
Ma soltanto Charles Chaplin poteva e può permet tersi il grandissimo lussò di difendere, insieme con se stesso, anche l'evidente, intima, un'arte, Gli altri, almeno provvisoriamente, devono venire a patti: l'invenzione c'è, cioè vi sono i grandiosi interessi dei grandi trusts’ americani, monopolisti di
inviolabile logica di.
Una impressionante scena d'euprenzione protagonista Greta Garbo,
tutti i brevetti che fanno sognare Giovannetti,
E i fatti sinceramente dichiarati sono stati questi: sta bene, l'elemento sonoro 0 verbale abbia cittadinanza nel cinema ma sia usato con grano di sale: non si facciano dei doppioni pisuali-sonori, ma si distribuisca la materia in modo che l'immagine o il suono o la parola in ogni momento esauriscano da soli una determinata espressione. Esempio recente: nell'Angelo azzurro, la follia devastatrice del povero pagliaccio impazzito, è espressa efficacissimamente coi soli rumori; altro esempio: anche l'ultimo episodio di Atlantic, quando la nave cola a picco, è affidato solo alla suggestiva potenza dell'espressione sonora.
E si aggiungeva, necessaria postilla di chiarimento .
a'questi punti fermi: il cinema, com'è accaduto per la iilisica, si evolve e si distingue: da una parte il cinema rimarrà cinema, come la musica resta musica, dall'altra il cinema servirà come strumento del cinedramma e diverrà quello che è diventato il melodramma. C'è chi va al Conservatorio o fa della musica da camera e
c'è chi va alla Scala 0 al Teatro Reale dell'Opera, così
vi sarà chi preferirà il cinema-cinema al «sinedramma.,
Chiaro, no? pa tdi Impostate così le idee ci sembra che vi sia dinanzi a tutti un vasto campo di studio e d'azione nel quale ognuno può muoversi 4 SUO agio, e scambiare idee ed esperienze col prossimo suo, se di tanto ha voglia,
Ma le cose non andranno, così lisce: chi mente interessato a confondere le idee alla gente non sono gl'intellettuali pigri; né gl'intellettuali d'avanguardia tipo Giovannetti. Costoro, tutt'al più, possono fare la figura che fecero una volta quei filosofi aristotelici
diretta
che discussero non so quant'anni se un pesce vivo pe sasse più di uno morto, o viceversa,
‘Chi veramente cambia e rimescola le carte in tavola è la grande industria americana che nelle continue. ine novazioni tecniche sa di avere, attraverso un mono. polio originalissimo e che durerà almeno cent'anni, la granitica garanzia del suo primato.
Gli entusiasmi di Giovannetti non si devono fermare, come non si fermano, al fonofilm, lo devono incitare, come lo incitano, verso la « naturalistica aristocrazia. del colore » © poi verso chi sa quale naturalistica... regalità della stercoscopia, e poi verso chi sa quanto mirabile divinità della televisione. Che più ci resta?
OA4l non infrangere alla morte il telo, ma; dopo tanto strabiliante progresso meccunico, dovremmo pure ar
restarci dinanzi ai problemi dell'arte che non possono
essere sa una sola volta né possono diventare mo nopolio della Western o della R. C. A. E in verità io non so se si può dubitare un solo mo mento che. l'unica politica cinematografica delle nazioni-come la nostra è proprio quella che coincide con le più disinteressate pei dell'arte: ben vengano le invenzioni, ma si ricordi, ora e sempre, che ogni nuova invenzione costituisce per noi un altro certo tributo. Batterci quindi continuamente perse il cinema pu ro resti, come la musica pura, l'espressione più alta della cosa cinematografica, auspicare al nostro Paese un Beethoven dello schermo piuttosto che.i manipo-. latori di melodrammi fono-cromo-stereo-telecinematografici vuol dire far coincidere correttamente i criteri. di massima indipendenza tecnica con quelli più alti dell'arte. 0 dale
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