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Anche di John Hareymore, il più bello e ll mono giovane degli amorosi di Hollywood, lio conosciuto dua aspetti.
nato, stile russo anteguerra, del principe Yussonpaf. E come lo vidi recitare questa parte, in quel film dedicato @ Rasputia che accoglia fra gli interpreti l'intera dinastia esistente dei Barrymore: da Lionel, usseguato alla parte del monaco lussurioso, A Ethel, la prodigiosa Ethel sin qui ignota allo schermo, destinata al personaggio dell'imperatrice; come lo vidi allora, John, non mi dimostrò più di trent'anni.
L'altro ne dimostrava, invece, parocchi ili più. Ne dimostrava tanti, quasi, quanti John realmente ne conta. Eppure era la stesso attore alla stessa distanza, Ma ciò accadde allora che il quadro in prova fu finito di girare. Non cera mutato l'uomo. Non ara mutato il punto di osservazione. Soltanto, sopraggiunti i dieci minuti di ri» poso, era ‘cussata quella particolare, mira» colosa cura dî suggestione che permetta al grande commuliante, sul sel 0 alla ribalta, di mostrare quanti anni gli uccorrono +e o non uno di più.”
Questo. John Barryinore che ora vedevo allontanarsi dalle. sule del Kremlino, verso un andito ‘ombroso, intanto che il ragista dei suoni si disponeva u provare un carillon di campane pasquali »— la scena seguente avrebbe rappresentato l'annunzio gaudioso della vittoria di Brussilo] «= appariva es4tslo: pallido, ammencito, ingobbito, Sera affranto d'in tratto, al primo segnalo d'ine tervallo, Camminava, evidente sogno di stare chonzo, senza sagnure il passo sull'obbligane te, cadenzato ton-lon delle campane stor manti, Si fermò al limite tra una sona oscura ue un raggio di sole. Dico, di sole veritiero e non di lampade Rilegh. Una gio vinette in visita, come me, allo studio del» la Metro, e che fin N non aveva cessato di tener gli occhi negli occhi grigi del divo, se ne distolsa; fastidita finalmente; delusa, forse: e guardando altrove si did a battere loi, col piede, in misura coi rintocchi.
Ton-ton) tin-tin e ton-ton, Preparavano il fastone della vittoria impariale. Carpen tieri sconvolli come pirati davan d'accetta a di martello in un gran portale sarmatico, impresso d'aquile d'oro ‘è di santoni intiHiaxiti, Due valletti recavano un trono riscintillante; ‘0 sacre iconi; e. ghirlanda; è vessilli. Neal corridoio, dova le comparse si eranò rifugiate per riassetlarsi in abtesa dal nuovo segnale di scena, un popa arrotolava
H primo fu nell'abito allucciato @ gallo»,
una sigaretta alla granduchessa Anastasia, dua cosacchi cantarellavano ‘Paradise yY you in compagnia di tre prigionieri bavaresi; e Alexander Ted, cioé il prodigioso bambino incaricato della parte di Zarevich, provava piano piano, «a sé », i quattro colpi
di tosse con cui avrebbe dovuto, di & 4 poco, significare la tisi minacciante Perede del trono. Quanto ai tre
Barrpmore s'erano dispersi, ogni no per conto suo: Lionel non so dove; Ethel în giardino; John
in quell’angoletto d'ombra dove ora lo scorgevano, un po' curva, ricaricare l'oriolo, accomodare un cernecchio e grattarsi un. bitorzolina.
II
Da un secolo e mezzo, questa razza dei Barrymore dà attori comici e tragici alle scene; & sanno tutti, da quell'eccellente commedia ispirata al loro destino che anche in Italia è il titolo di Famiglia reale, quale meravigliosa infatuazione li assista e li înfammi: l'uno più bravo, più prode, più strafante, più mnbizioso dell'altro. È una gara, di cui taluno può sorridere, però senza disconoscerne la maestà, di ardori e furori istrinici, la quale fa sì che di tulti essi siano galosissimi, ma in primo luogo fra loro stessi, essendo naturalmente persuasi, quali gonii ereditari a superlativi della Divina Finzione, che il mondo nulla accolga in sé di più augusto e di più raro. Ethel è ombrosa di Lionely Lionel s'impenna al nome di John; John rabbrividisce all'evocasione d'entrambi. Quanto faticò il buon Goulding, direttore di Grand HOtel, per far lavorare insiome zio e nipote (Lionel è lo zio, John è il nipote: ma la differenza di anni è minima, incredibilmente minima...); e che rovine, che lutti minacciarono le diatribe dei duel Hollywood non aveva visto nienta di simile, dopo le fantigarate Hiti fra. Stroheim e Gloria Swanson per Regina Tel ly. E qui finalmente, in Rasputin, eccoli adunati tultì a tre; miracolo d'equilibrio degno, nonché d'un grande direttore americano, d'un grandissimo giocoliere piappomese. Ma, oltre a questi, vi sono altri Rarrymore allori, @ altri malli sono già stati; ché si sa ossere questo John il terzo Giovanni del casato, da quando lo straordinario blasone cominciò a campeggiare nei quad» iueri teatrini della Filadelfia d’or son cenl'anni; « Giovanni il Bello », dicono lo chiami lo gio, sarcastico d'abitudine, nei momenti d'acredine: 6 il ghipnetto delle sue mobili labbra, in così dire, ha la stessa pie» pa di quella di Gianciotto, allora che nomina Paalo il Bello nella Francosca dunnunziana, Che già risponde, il vaghissimo John? Niente, Egli è impassibile e l'imperserutabile. Così perfetta è plenaria è la coscienza della sua specie ultra-lerrana, che nessun malo» volo potrebbe illudersi d’intaccarla, per virtù di censura o d'ironia, più che non ci si illuda di scalfire con ferro 0 con pietra un udamante, Memo Benassì dà interpretato mol» to bene, nella Famiglia Roale, il personag» gio che dovrebbe corrispondergli, Soltanto, agli ne ha fatto un fatuo, Mentre John è un olimpico. Egli è nella serenità, Una sefenità appena un poco immelanconica, quale d'un nieme che si senta la tosta fra le stella, ina pur anche fra le nuvole, Quel tanto di stanchezza che si potrà sorprendere nel di lui volta, «d simile dl fastidio dell'immore talità, Egli non è accasciuto, credetemi, che dal peso della sua propria) grandezza. Edmund Goulding mi ha voluto spiegate perché la parte del principe ladro, che in Grand Hotel dovrebbe Loccare a un giova» nissimo, fosse assegnata a lui, anziché ad Asther o @ Gilbert che ci tenevano moltissimo. Occorreva. un amoroso ché sapesse
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puardare « fermamente n Greta Garbo negli occhi; e di questo, ormaî, ad Hollywood, non è capuce nessuno. Eh: sì. Perohé quella donna li allucina tutti; li confonde tutti. Non l'avete notato mai? E Gilbert, e Napel, ‘a Melwyn Douglas, e. Lars Hansen; è lo stesso Gable imperterrito; e lo stesso Novarro — coma dire? — misogino ‘e astensionista; tutti quanti le si accompagnino in una scena d'amore, escono annientati da quei suoi occhi magnetici, Porché Greta Garbo, sul set, non è più una donna, È un fuoco di natura; una spiritica fiamma, Ma ce me vogliono, di fimnme ossidriche, per commuovere la faccia adamantina di John Barrymore! Con quelle sue grige pupille egli saprebbe fissare, bmpavidamente, nonché il volto di Greta, quello di Euridice all'inferno, o della Sfinge rediviva, 0 della Medusa, Ce ne vogliono, degli incantesimi, per turbare la sua supernità! E così andò ch'egli fu scelto, in luogo di Nils Asther che ci teneva tanto; e di Nagel, e di Gilbert, e di tanti altri un po’ più giovani di lora, assai più giovani di lui... * wa
. Quantunque « il Bello n sul get, non dimostri più di trent'anni; e bello sia veramente, anche davvicino e’ al faturale, nel taglio altero e preciso del profilo, nel nitore della pelle, ‘nel rapporto dello membra, è persino nella sciollezza dei movimenti: elasticità che s'indovina presenta, e attivissi» ina, anche se nei gesti, come nei passi, lato tore ostenti una cerla legatura, un tal quale impaccio: in qual modo, ad asempio, di gi rare il capo girando insieme la persona, come d'uno che soffra per torcicollo — modo che tanto piace alla mia amica Milly, Questa vitalità implicita, non manifesta che a tratti per dare il senso d'imprevedulto riserve, è una dello civetterie «di John, che, cogli anni, le va imparando tutte: da quel tacito rimuovere della bocca, beffardamente chiusa come a trattenere un riso, nelle scene d'approccio galante, a quella sorta di stranito, disattento stupore ch'ugli esprima nei disinganni è nei disappunti. Grandissimo attore a ma non pare, questo Barrymo= re; anche la sua proclamata claganza, sì calcolata 6 vigilata, mi pare doversi chiamare forbitezza: ma la pertinacia, davvero mitica, con cui egli difende o illustra la sua quasi sessuagenuria piovinazza, mi riempie di una sincera, anmiratissimà invidia. L'ho detto anche a lui, 0, quanto meno, ho ten lato di dirglielo nel volapiik di cui ero castralto a servirmi luggiù — allora ‘che me l'hanno presentato, in quell'ombroso angolo che u' ho detto, Egli ha accolto la mia loda come un Apollo marmorso, entro un bosco di lauri, accoglierebba il bacio d'una frasca spiccata dal vento, Poi Apollo volle assermi umano, somma indulgenza, è s'inchinò. Ma forse il gesto, più che di cortesia, era ili congedo, Allontunatomi, il divino Jokn fu tosto raggiunto da un raggio di sole, Dico, di sole autentico: non d'un sanlight. Egli fece l'atto di cacciarlo. via, comu una mosca tinporluna. Però il raggio rimase: è fu John Barrymore, finalmente; fu lui, non potendo questa volta fissare il sole. negli occhi, costretto a fare dietro-front,
Pa Marco Ramperti O n vii
Cinema Ilustrazione
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