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Joan Orawford è diventata bella al cinema? È una curiosa domanda, nel caso della Crateford è anzi una inttile domanda, ma si presta a interessanti divigazioni. Se è vero intanto che o funzione crea l'organo ogni donna che, almeno non brutta, creda di essere bella deve necessariamente
diventare bella, E serà bella sia « cosiruendosi» un viso che col
proprie abbia soltanto una parentela, sia accumulundo pazienza e coraggio > nell’assidua correzione dei difetti. 1 capelli? Si dà ei capelli il colore che più piace, s'arrieciano se sono tesi, si tendouo se sono ricci. (Perché, generalmente, interessa apparire ciò che nan, si è...). Si affina il naso se è tondo, si raddrizza se è piegato. La bocca? La bacca non si priò togliere da dove è. Ma basta un lieve tocco di bastoncino per darle la forma che più piace. Con questo nuovo volto che la donna stessa appena riconosce per sno, essa va incontro allu gloria. Beninteso chela grazia deve essere insita, e che il ragionamento vale solo per quille donne che abbiano... disposizione ad esid sere belle, Ciò era del resto sottinteso. na Vediamo Joan. Crawford quando era soltanto E È La Lucille Lesuenr, Bruna, con un sorriso da care tolina postale al platino per gli cugini di capo dunno, labbra grosse su uni bocca troppo larga, Una certa grazia esotica, una cintara sulle reni Inleate, anelli alle orecchie, collane al collo. Le sarebbe stata bene in mano una chitarra ‘è forse : avrebbe cantato con sufficiente ardore e com voce E © di pianto una romanza tra selvaggia e melunconica, Figura e atteggiamenti tipici, definiti; figu» ra di sfondo per qualche grossa vicenda. Ma un a bel giorno la ragazza si spogliò dei suoi fronzoli, i sì tolse dagli vechi l'incintato stupore... ed ecco ‘vente fiori Joan Criuford] Delle due quale è la È vera? Senza dubbio, quella che è viscita dalla me
î tamorfosi.' Gli occhi grandi ora scintillano, le k pupille errano sotto le ciglia pesanti... E la sua
bovca, la sita bocca troppo grande, adesso è una meravigliosa bocca dove | denti splendono nel più caldo e più volnttitoso sorriso. La, stu fronte
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sè allargata nel gioco dei capelli spartiti: cielo senza nubi. Così Joan Crasuford ha acquistato il diritto di essere posta tra le belle. Tra le belle che rappresentano anche un tipo.
Un bacio, per il cineasta, non’ è soltanto l'apostrofo roseo messo fra le parole t'amo. È un rumore, Forse toi non avevate pensato a questo, ma ci hanno pensato per voi, gli Americani, È quali hanno la passione delle scoperte, A Hollywood tutto è capitato, imitato, ricavato, Il barrito dell'elefante come il frusciante galoppo d'una lepre sono stati fissati stila pellicola sonora e davanti al mierofona degli specialisti con il solo ausilio delle loro bocche e delle loro mami hanno riprodotto il galoppo del cavallo, i rombi del niotore, il mormoro dell'oceano. Ma il bacio? Chi darà il vero il puro il solo hacio di cui le folle si entusiasmano nel momen= to... psicologico? E il cinema, che si è proposto di non indietreggiare davanti a qualsiasi ostavolo, deve proprio capitolare innanzi a una cosa così divina mu così poca? Le foresté vergini sono state « spogliate » dui loro segreti, le meraviglie occamche ci appaiono in soli quindici centimetri di pellicola, l'orrore della guerra è « rifatto », gli incendi e le catastrofi si. possono rivivere in pieno, Si è arrivati a ricostruire ìl mondo in un'ora. Ma che Marlene Dietrich fin ga dî posar le sue labbra su quello del compagno di scena... e tutto è da rifare. N bacio non è quello che si voleva. E a proposito si potrebbe chiedere se le dive amino i baci. Le dive po» trebbero risponderei che il mestiere ha le sue esigenze alle quali bisogna sottomettersi. Ma il bacio, il vero bacio, ha bisogno d'una partico» lare atmosfera di poesia, Esige tina certa preparazione, lungi da sgnardi indiscreti, Non è un principio: è una conclusione: E si vorrebbe che, fin dull'inizio, legione fosse perfetto E per arrivare a questo dobbiamo avere l'umiliazione che è bucì di Jeanne Harlow sieno invece dati, per la trascrizione sonora, da una qualunque si» guorina XP_A questo intanto si oppone il fatto che | buci quali si scambiano ‘uomini e donne « Berlino, a Parigi, a Londra, a Neto York non sono tutti uguali, Vi sona differenze di sinmatuta che guai a trascurarle. 1
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Quando Norma She aror disse a D. W. Grif fith che voleva fare del dI nema, il grande direttore le rispose: « Voi non stete affatto fotogentea ». In realtà, Norma apparte al Griffith con l'aria molto imbarazzata... e per di più con denti tutt'altro che bian chi. Ma Norma queca fidu cia nel suo talento, € s0prattutto « sentiva » che a vrebbe saputo diventare. fotogenica cioè bella per il cinema. Averla veduta allora, nel primo ‘colloquio col Griffit, è vederla adesso... Essa è ora la donna più seme plice, più calma, più elo» gaute. Ta ha il più bel viso che si sia muli visto. Tutto in lei è sobrio e preciso, ne rido. I capellò tirati indietro sulle orecchie scoprono le purissime linee del stro volto puro dove tutto è luce. Bellezza stupenda, fatta di naturali risorse ma anche di
assidua tenace volontà di vittoria, Come per Joan Cravoford.
T'amerò sempre. //
film. diretto da Mario Ca merinà, suggerisce a un reduattore del parigino « GineMonde »’ questa sensata definizione; vu La vite tal qua: le essa è; persone che van sono fantocci; umanità con i difetti di essa. Ecco ciò che fa di "Tamerd sempre un lavoro di eccezione, we tamente notevole, @ lato di zioni naguri
divcri, Buona la messinicena
uno dei migliori cineasti d'Italia » Riferbano va.
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Rosella Navetlo, cscentrica attrice di Mollywasd, aveva caveta furl
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