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Ma cos'è questo cinema?
Che cos'è questa malattia che ci cova, subdola, durante tutto il giorno, mentre si pensa ad altro, mentre siamo vecupati nei lavori più vari, e la sera, appena aecese le luci, ci fa lasciare di"colpo tutto in asso, ci fa scappare di casa col cappello sugli occhi come malfatiori, ci spinge per strada, sempre avanti, per farci arrestare col cuore in gola (specialmente quando piove) davanti ad una sala oscura in fondo alla quale un uomo ed una donna inesi» stenti — in quanto sono ombre di personaggi — si disperano per due ore di seguito a pochi centimetri l'uno dall'altra, prima di unirsi in un abbraccio?
Mistero? Epidemia morale di questo secolo? Macché. Rouben Mamoulian, il direte tore più intelligente — forse perché è tra i più giovani e l'ullimo arrivato —che la Metro-Goldwyn e la Paramount si disputano, il confidente — udite! — di Greta Garbo e di Marlene Dietrich (anche le più grandi rivali hanno qualcosa in comune), affetma che il cinema è sempre esistito: l'invenzione della macchina da presa nom è stata che la dimostrazione materiale che la umanità non era più capace di fantasticare da sé colla propria immaginazione, ma senliva il bisogno impellente che si scomodasse un monte di persone, dal regista all'ultima comparsa, affinché la fantasia dell'uomo stanco di pensare da tanti secoli, potesse trovare i suoi sogni già pronti sopra un Ienzuolo bianco, L'invenzione di Edison dunque, può riguardare solo il macchinario,
Cecil De Mille è più paradossale: afferma addirittura che anche i Romani, come. gli Egiziani, gli Etruschi o gli Indiani avevano i loro cinema: si contentavano cioè di guardare la vita degli altri, cosa che noi non sappiamo più fare, sullo schermo della realtà; e ce-lo .dimostra ricostruendo addirittura pezzi di mondo dell'Era Cristiana co
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me nei a 10 Comandamenti n o nel 0 hegno della Croce » popolati di uomini e di donne attraentissimi, in cui ci si può accorgere che i nostri antenati a lunga portala non que. vano torto di osservarsi tra ili loro.
Oggi, questo campo di osservazione ha cambiato soltanto posizione: se la nostra vita non è fotografata non ci sembra interessante. Raccontano infatti che la candida -—» candida in senso materiale, si capi sce — Jean Harlow, che ama molto andare al cinema, poco tempo fa rimanesse. colpita dalla rappresentazione di un film la cui trama banalissima narrava le vicende di una donna il cui marita si wecide dopo un mese di matrimonio. — Pensate! Dopo un mese! — ella ripeteva a Clark Gable che le sedeva accanto, cogli occhioni sbarrati. —— Ci penso. Ma penso più al vostro che si è ucciso dopa quattro giorni — osservò quello scanzonato di Clark, I maligni affermano che Jean non abbia perdonato neppure riflettendo che Gable è un bel ragazzo,
Fra treni' anni
Sarà invecchiato, naluralmente; ma, al contrario di noi, ogni arte più invecchia e più ringiovanisce,
Sarebbe divertente poter assi stere alla proiezione di un film dell'avvenire. Prima di tutto
.ci si stupirebbe di non tro
vare la pellicola invasa dall’amore; perché, oggi, i films si potrebbero chiamare « documentori d'amore n: d'amore ce n'è tanto che non { c'è modo: di trovare sullo schermo un angolino tranquillo per mettersi a pensere a modo nostro; bisogna intenerirsi il cuore per forza e convincersi che i casi sentimentali di una donnina più 0 meno bionda hanno nella vita nostra, cioè delle nazioni, più importanza di una . conferenza sul disarmo.
Se ancora non ne siele convinti andate a vedere la pallidissima russa Anna Sten nel suo primo film edito dagli « United Artisis », diretto da Samuel Goldwyn: « Nanà », ispirato dal lavoro di Zola} ci troverete quanto amore vorrele: amore profano ed amore —— perché no? — casto; civetteria ed odio: tutte le sfumature del cuore, insomma, Andate a vedere il film della ; « First National »; # i « dome cambia dl mondo! », in cui il cuore. di Paul. Muni, benché nascosto sotto le ve
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tica Mary Asior. Oppure, e questo è abbastanza interessante, l’ultima coppia perfetta dello scherino presentata dalla Metro-Gold» wyn: Clark Gable e. Elizabeth Allen; se non la conoscete, questa nuova compagna di Gable è arrivata un anno fa dall'Inghil
‘ ferra, si ‘dice, con un marito piuitosto ge
loso (e non possiamo dargli torto, visto che il compagno di Elizabeth — sia pure d'arte
“a è l'amante più pericoloso del cinema).
Essîì hanno girato insieme «Uomini în bian» co » (titolo ancora provvisorio); la cui vix carida tratta di un dottore e di un'infermiera: che mentre, curano: le ferite degli altri rimangono feriti essì stessi, e più profonda
| mente, do Cupido; con quanta probabilità
di guarigione non so, perché le operazioni al cuore nessuno ancore ha il coraggio di fade... i x
Potrei continuare additandovi l'ultima fatica di Norma Shearer, cioè la prima dopo i suoi due duni dî riposo occupato a curare il marito ammalato, nella parte dolorosa. di « Maria Antomietta»n, 0 quella —
aude
se in questo caso si può chiamare fatica —— di Joon Crowfond e Pranchat Tone (la cappia che continua sullo scherma il sogno incominciato nella realtà) nel fila « Dancing Lady n della Metro Goldwyn.
Se non vi basia, non vi resta aliro che aspettare altri trenia anni per convincerui dell'abbondanza dell'amore di oggi.
Allora vedrete che l'interesse di un film incomincerà dove ora finisce: il cinema rimarrà sfrondato da tutti quegli inutili ae» cessori di sentimento e di letterulura che a nai, almeno pare, fanno tanto piacere: sarà cioè, se si può fare un paragone simile, come un grattacielo in confronto di una case dell'oltocento: 7 abolizione del superfluo, di tutti gli ornamenti che il tempo sgretola senza ri
medio, ricerca del vero anche se può urtare occhi sensibili, monoto
nia, quasi, di lince, ma nell'insieme un gran canta puro. e armonico che ‘s'innalza nel cielo verso il silenzio, perché bisogna ricordarsì che il cinema, aggi, fa iroppo rumore, Avremo anche la pellicola colorata, la stereoscopia e tutta la nuova fecnica che si vuole, ° È i Ma non allarmaitevi: come base, rimarrà sempre l'amore. Basterà saperlo trovare.
Il brutto sullo schermo. È più utile del bello: perché il cinema —
‘come ogni altra arte — deve rappresentare
lumanità, e l'umanità, st sa, è : piuttosto brutta, . «Jl'male è che il brutto, sullo’ schermò, non si può ottenere per ordinazione, ma deve nascere da ‘sé, come. nella vita, Per questo i veti pionieri della settima arte sotto. i brutti? per eccellenza: Wallace Beery,:
“Marie. Dressler, Charlie Chaplin e, perché
no?; Janet Gaynor. Swi loro volti, «all'infuori del cerone, non c'è nessuna finzione, ed i
sentimenti che essi vogliono rappresentare non sono costretti a giocare a rimpialtino con la soavità dei lineamenti, cosa che purtroppo si nola spesso anche in attrici di qualche valore come una Dietrich o una Shearer.
Non si può sapere, a questo proposito, quante camicie debbuno quer sudato î puveri ricchi direttori della Paramount dapo che ebbero indetto il concorso per scegliere la protagonista di u Alice nel poese delle meraviglia n», Fu un disastro: la sala dell'esame rigurgitava di candidate; nessuno avrebbe pensato che negli Stati Uniti ci potessero essere tante bambine meravigliose. I direttori erano al colmo della disperazione: u Come sono belle » mormoravano tra sé e sé mettendosi le mani nei capelli, I si. gnor Norman MacLeod poi, era il più arrabbiato: ad. un certo momento, non potendo più sattostare a quello spettacolo magnifico e deprimente, attraversò la sala a
gran passi per andarsene ed aprì la porta
con un colpo secco; ma si fermò di scatto: in un angolo del corri doio scorse una biondina paco attraente la quale guardava intorna a sé il passaggio delle candidate con occhi (non troppo grandi, badiamo bene, né fata» li), con occhi soltanto spauriti e meravigliati. Il cuore del signor Norman MacLood diede un balzo: —— Eccola — egli fece — ecco la mia Alice nel paese delle meraviglie. — E la scel ta fu fatta! E inutile aggiungere che, pîù tardi, Charlotte Henry, così si chiamava la fanciulla, fu” sottrattà colla forza al furore delle bellissi
me rifiutate, Del resto, a noi basta soltanio un po di attenzione per accorgerci che î momenti più interessanti di un allora sono quelli in cui esso si dimentica tanto di se siesso da rimanere i anche fisicamente divorato dal personaggio che rappresenta. Si ricordì, ad esempio, Lionel Bur"rymore 18 « Grand Hotel », il. quale era preso tanto dalla sua parte da apparire veramente scavato dal male nei suoi vestili troppo grandi che gli scappavano da tutte le parti; si ricordi il bel volto di Fredric March | nel « Dottor Jekill», sciupata assai prima della trasformazione dovuta al trucco, dal presentimento della sua fine morale, oppure i momenti in cui, nel'ianto discusso « Pioggia », gli oc! chi e la bocca di Joan Crawford ingigan| tiscono dalla passione fino a mangiarle tultta la faccia: è allora, proprio allora, quan» do questi attori perdono l'armonia delle lo
“ro linee che riescono qd acquistare. la bel
lezza più profonda dell'arte.
Si racconta che un giorno Wallace Beery, mentre stava recitando una scena di «Pran‘30 alle otto» insieme a Jean Harlow, non
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poté evitare di fare il grazioso con le biandissima diva proprio nel bel mezzo delle fila di improperi che inuece le doveva rivolgere. E il direttore gridd: « Non faccia il hello, o mi sciupa tutto ». :
B. Meucci