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Cinema Illustrazione (Apr 1934)

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Rimasto solo con la regina, don Antonio... so don Antonio, nel cui petto ora l'amore e la passione andavano riprendendo il s0pravvento. Pareva che gli occhi di Cristina avessero il dono di sanare ogni ferita. Pu re, fu ancora con un certo sdegno, con un . certo tono di fierezza offesa, che chiese: — Ma perché, Cristina, ti sei divertita a gettare su di me il ridicolo di una situazione simile? Perché, con i tuoi discorsi, con le tue.parole d'amore, con i sogni che mi hai fatto sognare, hai fatto di me uno strumento per divertirti, per. cacciare la rioia che opprimeva la tua vita? Perché mi hai mentito, e mi hai naa scosto il tuo vero essere, dandomi persino un nome falso? — Ti sbagli, An nio; — rispose Cristina. con ‘voce. calmae grave. — lo non hò voluto divertirmi con te, non ho voluto giuocare con i. tuoi sentimenti, È stata la fatalità che ha fatto. succedere ‘tutto: quanto è avvenuto. E nemmeno ti ho mentito, Il no me dei Dohna spetta di diritto ai Vasa. E poi... — qui un'ombra di sconforto oscuTò «il tono limpido della sua. voce, -— e poi... speravo che tu, rivedendomi oggi, comprendessi tutto il mio dramma, tutto il dolore della mia vita fredda e isolata. Se tu sapessi che ‘cosa ho provato io, se tu comprendessi il senso di liberazione che ho provato allora, dimenticandomi di essere una regina, e diventando una donna, una semplice donna innamorata, stretta fra le braccia dell’uomo che si ‘ama! Ma tu non lo puoi comprendere.., — Si, che lo comprendo. Ma, con questa soddisfazione che ti sei presa, hai ucciso il mio cuore! — gridò Antonio con nella voce tutto lo spasimo della sua angoscia, tutta la disperazione dell'uomo che, amando, sa che tale amore gli è proibito. — Ah, se non ti avessi mai incontrata! — ‘Tu bestemmi, Antonio, diss'ella con voce ‘dolcissima, stringendosi tutta a lui. — Tu bestemmi, poiché non credi che io ti ami. Ed'io ti amo, Antonio, ti ama come può amare una donna che sente esserle l'amore interdetto! ‘Ti amo come il prigioniero ama la libertà, come l'infermo ama la salute, come il fiore costretto nel gelo della, solitudine ama il sole, Guarda! Si frugò febbrilmente nel petto, e ne trasse una moneta che: portava appesa. al collo per un sottile filo di perle, Era una mode. sta moneta d’argento, da un tallero. — Vedi? Questo è il tallero che tu mì hai dato per averti ailitato a rimettere la tua vettura. sulla strada.‘ Da quel giorno ho sempre dormito stringendolo nelle palme, sì che al mattino mi svegliavo con la sua impronta nelle carni, Ah, Antonio, c'è una cosa che tu mi devi perdonare, una cosa sola, quella. d'essere regina! Gli vide negli occhi una scintilla d'amore balenare rapida, e seppe d'aver vinto. Antonio, ora, cedeva. alla sua. passione, — Oh, Antonio, — disse allora, facendosi ancor più insinuante, — promettimi una cosa: promettimi di tornare con me, un giorno, al vecchio albergo di campagna, in un giorno di neve. Promettimi di passare ancora con me qualche ora felice davanti al grande camino della nostra stanza... Amore! . CapitoLo X. La perfidia di Magnus. Tornarono, da quel giorno, a scorrere felici le ore per i due amanti che, pur non intontrandosi: così spesso come avrebbero voluto, si tenevano in con tinuo contatto grazie alla devozione della contessina Ebba, che riceveva da don Antonio i suoi messaggi per la regina, e gli riportava le risposte di lei, ché, per quanto si vedessero quasi tutte le notti, le giornate sarebbe. ro parse ‘loro troppo lunghe se non avessero trovato quel modo per mantenersi in continuo contatto, E quell'amore felice, quella speranza di poterlo poi cullare sotto un cielo più mite, sotto il cielo sereno di Spa: gna, aveva presa tutta la vita di Cristina, togliendole ogni forza di pensare. ad altro. Era la liberazione, finalmente! Ella lo sentiva e ne gioiva, benché, certi giorni, pas sasse lunghe ore di scoramento. Erano, quelli, i momenti grigi in tanta felicità, | momenti in cui il dubbio tornava ad angustiarle l’animo, Rimaneva, allora, seduta a lungo nel solenne seggiolone della sua stanza da lavo ro, nel seggiolone sormontato’ da una se vera corona scolpita mella quercia; teneva gli occhi fissi dinanzi a sé, assorta, sentendosi pèsare sull'anima tuita la schiavitù del suo stato. A volte, invece, l'assaliva un impeto di rivolta, un bisogno prepotente.di fuggire da quella vita, -Fissava lo sguardo in alto, fuori dell’ampio ‘finestrone, a seguire il volo ‘degli uccelli sulle cime fronzute degli alberi del parco.: Oh, po