Cinema Illustrazione (June 1934)

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Carlo Lud Bragaglia Sa è OVICO aCCUi produttori Se in Italia dijettano ì veri industriali del cinema, è perché gli altri, quelli improvvi» sati ed effimeri, con scarsità di mezzi finan. ziarii, di intelligenza, di accorgimento e di parecchie altre cose, hanno screditato lin dustria stessa; che è tra le più complicate e difficili, La gente larata finisce sempre per mettere in fuga la buona, quella sana; € così è avvenuto e sta avvenendo nel cinàmatografo. Per fare un film, oggi, il nostro regista deve andare innanzi tutto alla caccia del capitale, poi del soggetto, successivamente della sceneggiatura, degli attori, ecc. Ma ii capitale, nove volte su dieci, è rappresentato da un îndustriale — chiamiamolo così — che non mette fuori un po' di denaro se non ha visto uni altro della sua specie che abbia già guadagnato presto e bene; e, al lora, ne segue pedisseguamente le vedute, ne applica i sistemi, ne invita i criteri, così dotti artisticò, in modo ‘che venga fuori un film che sia in tutto e per tutto la copia del precedente, ma, se possibile, con maggiore economia di tempo e di denaro, e perciò infallibilmente peggiore del precedente. A questo modo in tre anni si sono prodotti in Italia circa cinquanta pellicole, delle quali quarantacinque almeno standardizzate in un mediocrissimo unico. liho di commediola comico-sentimentale, sempre con le stesse travate (si continua a ‘dire così, per quanto di trovato non ci sia proprio nulla!), con gli stessi procedimenti, gli stessi mezzi, le stesse battute, le stesse musichette. I nostri produttori di film appartengono oggi a due categorie, Ci sono quelli — in minoranza assoluta — che dispongono di capitali e di intelligenza per fare del cinemnatografo, ma non hanno senipre una pre parazione adeguata e della competenza: in materia, e. finiscono perciò con V'affidarsi @ persone che ne vantano, ma il più delle. ‘volte ne posseggono meno di ‘loro; è quelli dei quali s'è, fatto cenno sopra: i piccoli affaristi, senza vera 2 solida mentalità industriale, senza base economica, presuntuosi ‘€ . faciloni in tutto. Decidono di fare. un. film e, per quanto sprovvisti di ogni cultura e insensibili ad ogni manifestazione artistica, ‘cominciano con lo scegliere essì stessi il soggetto, e lo affidano ad un regista ‘che, se vuol lavorare è vivere, è costretto a sceneggiare în quella data ‘maniera e realizzare con quei dati ai tori, scelti ‘e imposti quasi tutti dai produttori medesimi, in certi..dati ambienti, in un breve periodo di giorni, che per nessun.motivo è consentito di oltrepassare, e-con un bilanrio preventivo. inadeguato sempre, ma che, nel corso della lavorazione, è per comprensibili motivi non può assolutamente cam biare. Preparazione, zero; organizzazione, zero; aspirazio» ni, fur presto e spendere il meno possibile: risultato, zero, cioè dei pessimi film. Ciononostante, il produttore spesso si sulva, riprende 1 ‘propri soldi, e qualche volta trova un certo inargine di guadagno, mentre il povero regista raccoglie tutti gli' sberleffi e, meritatamente v no, finisce silla gogna, Contrariamente a quello che i più vanno dicendo, secondo me non è la scarsezza dei mezzi che fa povera lau nostra produzione cinematografica: ma la piccola pavida mentalità e l'assoluta impreparazione dei nostri ‘industriali. Quando s'accingono a fare un film, a sentirli, sembrano animati da propositi rivoluzionari. Non ripetono che: « Bisogna fare qualche cosa di veramente nuovo »... Ma poi, alla prima ideuccia che balzi fuori dai soliti schemi convenzionali, al primo barlume di nuovo, alla prima esperienza tecnica ed estetica, si spaventano e non sanno trovare. la propria salvezza che nelle Cieche di Sorrento, nelle Maestrine, ne Gli avvocati difensori e in altre consimili opere... d'avanguardia, nemmeno aggiornate alla nostra sensibilità, ai mezzi odierni di espressione e al clima del tempo nostro. @ Alessandro Blasetti difende le dive italiane « Cinema. Illustrazione » end chiede sé credo possibile, in Italia, l'avvento di quello che nel cinema comunemente si chiama, con bruttissima parola, il « divismo »; 0ssia, se potremo avere anche noi, în un do» mani più 0 meno prossimo, delle aitrici che possano stare-a’' confronto, nel loro potere di richiamo sul pubblica, con le dive maggiovi della cinematografia straniera. Diuminel e perché no? Auguriamoci soltanto. che si chiamino con un termine più ‘geniale, in ogni modo diverso, meno vol gare ed insultante di questo, che ricordi qncora « Salomé », « La fragile tazza di tè», eil tanfo caratteristica di cipria e di tabacco di un caffè-concerto d'altri tempi, alle due del’ mattino, è Certo la nostra diva d’og| gie di domani non può -— essere né un'aristocratica, né una borghese raffinata; ma una donna del popolo, che sia amata dal pubblico, non. per un suo fascino misteriéso, semiliu minuto all''abat-jour, Jlessuoso e molle, decadente € pervertito; ma umala per un suo suno chiaro fascimo sessuale, illuminato « giorno, senza stupidi è inesistenti misteri psicologici a doppio fondo, bella per la santa bellesza che fa pensare, più che i a una notte di piacere, ad un bel maschiutto sano e sorridente, Anche noi — inutile negerlo — siamo avvelenati da una tradizione e da influenze che, dette in soldoni, vanno dal fascino slavo alla donna « mistery »; e perciò bisogna, anche attraverso il cinema, disintossicarsi il gusto estetico che ha radici profonde nel fatto sessuale. Greta Garbo? Raffinatissima, muagnifica, ma non nostra. Marlene Dietrich? Penetrante e maliurda quanto voleie: ma non nostra. Joan Crawford? Ecco un corpo sano, ma al servizio di tendenze sessuali di un deforme dannunzianesimo fradicio di cocktails. Dunque, son nastra nemmeno lei, Ricordate -—— Senzu altri esempi negativi — la Falconetti, interprete della Giovanna d'Arco di Dreyer? Ricordate Barbara Stanwich di Woman of miracle ? Più vicina a, noi la prima che la seconda; ma entrambe vicine — in senso. approssimativo, si capisce — al tipo fisiopsicologico di donna che io intendo per nostra diva. Ma c'è oggi, questo tipo di diva, in Italia? O se ne può prevedere qualcuna fra quel. le che negli ultimi tempi. sono comparse sugli schermi? Questo è trop po domandare... Noî abbiamo fat lo in quattro anni so film in tutto, ed ab biamo impiegato,’ comprese le provenienze teatrali, circa 25 attrici di primo ruolo. Com'è mai possibile che, con una media di due film ciascuna, queste ragazze (non sì offenduno le nostre attrici di questo terminé, perché esso costituisce una lusinghiera classifica nella prima età) abbiano potuto trovare le condizioni favorevoli ad emergere in un ambiente cinematografico ancora in preparazione, sia rispetto all'industria che alla regia che all'organizzazione pubblici. taria? Nessuna delle nostre giovani attrici può dunque essere chiamata responsabile di non essere ancora una diva, o meglio un'espressione di un nostro e attuale idolo femminileCinematograficamente, però, siamo tanto giovani e tanto giovani sono nella grawdissima loro maggioranza le ‘nostre prime attrici che, non solo ogni speranza non è morta, ma ‘moltissime posson vivere, prosperare e condurre @ luminose constalazio Ricardo Cortez,. luomo che affascinava cinque ‘anni: fa. Oggi le tifose del cinema preferiscono ‘un genere di bal. fezza maschile. ben. diverso. Eccone «alcuni esemplari (da sinistra): Bruce Cabot, Lyle Talbot, Paul. Muni. ni. Senza contare che per inizia-“tiva della Corporazione . dello spettacolo e sotto gli auspici: della Regia Accademia di San° ta ‘Cecilia, è sorta da due an-. nia Roma una Scuola di c nemdiografia dillo. scopo, at che; di ricercare, seleziona re, preparare nuovi elements ti, dei quali già alcuni -han-' na: preso contatto, : con ibueon successo; coi teatri di posa. Se una costante fede Sorreggerà chi osserua e chi promuove. questa iniziati. | va, avremo certamente, fra di uh paio d'anni, una vera& | propria schiera’ di artist ‘nuovi che . collaborerà tradurre incertezza .le spe: ranze d'oggi. ° : Ed' allora’ saremo già ad un buon pusto; del quale sarà. più facile guardare lA. i mdia. che tutti sospirato, ‘ama verso la quale ben: poco: siamo ‘progrediti,