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“Ne sono felice", disse raccogliendola fra le braccia ...
CAPITOLO IV. L'amore vince.
La stagione si faceva bella e tiepida, ed Elisabetta, durante le lunghe: e frequenti assenze del padre, aveva preso a compiere delle belle passeggiate, parte in carrozza e parte a piedi, nei parchi di Londra, as sieme a Roberto Browning. L'amore dei due giovani, cementato dalla comune passione per la poesia, nobilitato dalla chiara purezza delle loro anime, ingigantiva ogni giorno di più,
Pure, talvolta, tanta felicità pareva impossibile ad Elisabetta. Credeva che, date -Je sue condizioni di salute, le fosse impossibile rimettersi completamente, E, in un'impeto di ‘tristezza, un giorno che si erano recati fuori, glielo disse:
‘— Oh, Roberto! Fin dal primo giorno che ti ho veduto, avrei voluto respingerti... Ho così poco, in mne, di quanto esige l'amorel Non avrei dovuto mai rivederti, Ma
ti amavo già, quantunque non osassi con‘
fessarlo nemmeno a me stessa... ;
— Anch'io ti amo; Elisabetta! E vorrei fare, per provartelo, l'impossibile! — ri spose appassionatamente il giovane poeta.
— L'hai fatto, Roberto. Tu non sai quanto io ti debba. Il dottor Chambers dice che sono guarita perché ho finalmente voluto guarire. È vero. Ho voluto guarire... l’ho voluto con tutta l’anima, con tutte le mie forze... Ma soltanto perché, ormai, c'eri tu nella mia vita. Ho voluto guarire per poterti stare sempre vicina... Per vedere il tuo viso... per toccare la tua mano... Oh, non so come farti comprendere tutto quello che sento. Ho ripro
vato, tutto ad un tratto, e quando ogni '.
speranza era ormai scomparsa, la gioia di vi. vere... la gioia di respirare... la. gioia di potermi muovere liberamente...
— E con tutto questo tu vorgf resti allontanarmi da te? Ora che y ti sarebbe possibile di diventare mia moglie...
— Ma, Roberto... questo non è | possibile! Come vuoi che io, in questo stato...
— Sì, è possibile. Se non lo è ancora oggi, lo sarà domani... Tu guaritai, Pensa, ElisabetP ta, a tutto quello che ora ti può offrire
"Papà, ho fatto tuite le scale..."
la vita, ora che non hai che stendere la mano per averlo! :
— Sono vile, Roberto! — esclamò Elisabetta con le lacrime agli occhi. — Non ho il coraggio bastante per farlo, Ma non è per me, Roberto, che ho paura. Credilo! To non ho mai conosciuto altro che il male. Tu, invece, sei giovane. Ti attende il più luminoso avvenire... E devi conquistarlo! Come faresti, a riuscire vittorinso, se tu avessi per compagno di battaglia un compagno fiacco come me?
— Fiacco ma non vinto, poiché' nella tua anima c'è una forza che sa sempre rinnovarsi, ed è, questa, la forza che solamente può dare l’amore... Io. ti voglio, Elisabetta, per moglie! E tu accetterai. Tu sarai la mia compagna; quella che combatterà, accanto a me, le mie migliori battaglie! Non vuoi? Dimmi, non vuoi accettare la vita che ti propongo?
Alla lunga, le insistenze di Roberto terminarono per aver ragione delle esitazioni di Elisabetta, ed i due giovani cominciarono a considerarsi effettivamente destinati ad unire le loro vite.
Intanto, anche Enrichetta si sentiva felice del suo amore per il capitano Cook. Tutte le volte che il padre s'assentava, i due giovani avevano maggiori possibilità di incontrarsi, e spesso il capitano poteva anche recarsi in casa Barrett dove, accanto alla sua innamorata, passava ore che gli parevano degne del paradiso,
Ma, purtroppo, è stritto che ogni cosa, per bella che sia, debba passare.
Il vecchio Barrett era di nuovo assente da qualche tempo, e non lo si attendeva, di ritorno a casa se non entro qualche giorno, quando, una sera, Enrichetta entrò tutta felice nel salotto della sorella. i Elisabetta era‘in un grande stato di eccitazione. Quel giorno stesso Ro‘ berto Browning, recatosi. a. farle visita, ed impaziente di attendere più a lungo, le aveva chiesto di
fissare senz'altro la data del giorno in cui lo avrebbe final‘mente reso felice, ed ella, dopo molte esitazioni, gli aveva promesso . di accontentario prima che il padre tornasse. La poetessa stava ap| punto pensanilo a. questo, con l’anima piena di so
gni e di dolcezza,
"ta salute di mia figlia, signor Browning",
lo interruppe...
quando Enrichetta entrò come un turbine, distogliendola da quell’incanto. »
— Oh, Elisabetta, — gridò. — Voglio che tu veda il capitano Cook! È in grande uniforme. È stato a. San Giacomo, dove la Regina Vittoria gli ha appuntato al petto, con le sue mani, l'onorificenza di cui È stato recentemente insignito!
— Cara Enrichetta, — si schernì Elisabetta, — vorrei che tu mi lasciassi riposare, Sono tanto stancal
Infatti, le pareva che tutta quella felicità, entrata all'improvviso nella sua vita, la stancasse e l’opprimesse più di quantò non l’avessero stancata ed oppressa le trascorse ambascie.
—. Sei cattiva, Elisabetta cara, — insistette Enrichetta, facendo il broncio. — Pensa che quest'occasione non si presenterà più chissà fino a quando! Per favore, ricevilo! È nel vestibolo che attende!
— Allora, digli pure di salire, — accondiscese Elisabetta, rassegnata.
Il capitano Cook era, davvero, un bellissimo uomo, nella sua uniforme di Guar: dia del Re. Si'inchinò galantemente ad Elf sabetta, dicendo: n UOC
— Questo è ul giorno memorabile: il giorno in cui iosono stato favorito da due grandi onori. Prima ho potuto’ ingi
nocchiarmi davanti alla Regina, ed ora ho"
la fortuna di poter baciare la mano della più grande poetessa d'Inghilterra... 3 — Ma, capitano! — esclamò Enrichetta meravigliata. — La sua sciabola, dav'è? — L'ho lasciata nel vestibolo. Non è secondo le regole della buona etichetta, entrare in un salotto con la sciabola. . -.. — Niente, niente, — protestò la. giovane innamorata, — Elisabetta la. deve vedere in tenuta completa. . i. E senz’attendere altro, ‘corse nel vestibolo
pertornare: un istante dopo con l'arma.
in mano. © ; ; Ecco la sua sciabola, Surtees, — disse presentandogliela. — Gliela voglio affibbiare io stessa! ; i Si inginocchiò davanti a lui, e sì accinse ad affibbiargli il cinturino, quando un grido
“Ho cosi poco, in.me, di quanto esige l'amore!..
le aveva chiesto di fissare
senz'altro la. data
un grido di sua sorella la costrinse. a. volgersi
“È t0, Elisabetta, sapevi ta grave offesa..."
i
“Prendi una vetture 8 e. torna presto” È