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Cap. I L'automobile vecchia
La vettura, quanto di più moderno si fosse creato in fatto d’automobili, correva a più di centoventi all'ora sulla pista aerea della grande rimessa, sotto il terso cielo d’una bella giornata di maggio. Snellissi ma ed elegante, non aveva una scossa; non una vibrazione giungeva dal motore alle mani del collaudatore,
Luisa Malpieri, la giovane e bella .moglie dell'avvocato Paolo Malpie ri, seduta accanto all'uomo, rovesciava il capo indietro, ridendo. gioiosa, ebbra di felicità, offrendo la gola bianca e ben tornita al vento che le faceva svolazzare i due riccioli ribelli, sfuggiti dal cappellino, come per divertirsi ad accarezzarle le gote.
Quella sì, era una vettura, e non quel vecchio catenaccio che Paolo s'ostinava ‘ad adoperare! Quando ella si trovava accanto a lui, su quel carrozzone che, a sentir lei, doveva aver servito alla ,Regina di Saba, Luisa si sentiva a disagio. Le pareva che gli occhi di tutti coloro che incontravano si fissassero su quel macchinone con uno sguardo ironico,
Non parliamo poi delle sue amiche: con quella perfida gioia che forma uno dei lati meno simpatici del carattere femminile, esse si divertivano a punzecchiarla ad ogni
momento. Così, Luisa, che, ricca e. giovane ed amata,. avrebbe potuto essere
perfettamente felice, sentiva che la sua vita era. afflitta da quell’automobile come da una maledizione; come da una di quelle maledizioni che pesano, terribili ed oscure, su certi esseri sfortunati.
E ci fosse stato soltanto l'automobile! Nossignore, invece; c’era anche lo scaldabagno, che, anch'esso, doveva esser stato fabbricato all'epoca del gran re Salomone.
Tuttii giorni, quando lo si doveva accendere, era un nuovo spavento. Con tutte le chiavette aperte, l’ap
parecchio pareva non volesse saper-
ne. Foi, ad un tratto, il gas pren deva fuoco con uno. scoppio che ritnbombava per tutta la casa. ‘
— Un giorno è l’altro, Paolo, — diceva spesso Luisa a. suo marito, :-——. salteremo . tutti. per. aria! Non capisco perché tu. ti ostini a non voler. cambiare né automobile né scaldabagno!
— Per. un motivo semplicissimo,.
— rispondeva lui, stringendosi nelle spalle è tentando di farle intendere la ragione. — E inutile spendere più di trentamila lire per cambiare una automobile ed uno scaldabagno che vanno benissimo. Sono due macchine vecchiotte, questo sono disposto «ad. ammetterlo, ina 3iccome fanno ancora . perfettamente il loro, servizio,. è inutile gettarle via.
La bella. vettura nuova che Luisa stava provando, dopo: di aver. percorso ‘ancora un paio di giri della pista, infilò la' spirale che portava al'piano terreno, senza diminuire di un millesimo ‘la sua velocità,
—« Sembra. discendere con un'aéroplano, —.osservò Luisa. Giunta in basso, l’automobile «si fermò in mezzo allo spazio coperto dalla vasta ‘tettoia, senza un urto, senza un cigolìo di
«Sportello, insinuando:
freni, con una
manovra perfetta del guidatore. Il direttore della rimessa accorse premuroso.
— Ebbene, signora Malpieri, che cosa, ne dice?
— È una cosa perfetta... ma...
— Che cosa?
— Ma temo che il prezzo sia troppo alto...
— 0h, iper carità... Questa è una questione su cui ci sarà facile metterci d'accordo,
— Eccomi, — fece in quel momento accanto a loro la voce di Paolo, — la riparazione è terminata. Non si trattava che di una intasatura del carburatore. Vieni, Luisa, andiamo a vedere...
— Cammina, adesso? — chiese la signora, avviandosi al suo lato.
— Certamente che cammina! Quella è una macchina che potrà far ser
ma...
‘vizio ancora per qualche anno! Il
motore è perfetto, caro cavaliere, — soggiunse poi, rivolto al direttore che li accompagnava in attitudine deferente, — Non mi ha dato mai la minima noia! Vuoi salire, Luisa?
Prese posto accanto a lei, e mise in moto l'avviamento automatico, Si sentì l’ansimare forzato del motorino, ma il motore non si accese, Paolo fece un gesto di disappunto, ed il direttore approfittò della piccola contrarietà per mettere la testa allo
+— “Vede, signor “avvocato... lei ci. vorrebbe una vettura che potesse fare comodamente i suoi cen. toventi, Una macchina con una buona ripresa, freni idraulici, valvole in testa..
—_ Per carità, che cosa me ne faccio delle valvole in testa? Non sono Nuvolari, io! DE
—.È inutile. insistere, cavaliere, — osservò Luisa con una risata sardonica, — È tutto tempo perso. Siamo nati con questa macchina e con questa macchina moriremo!
Luisa. avrebbe continuato a rovesciare così il sio sarcasmo sul capo del marito se. questi, che nel frattempo non’ aveva. abbandonato il tentativo di mettere in moto la vettura, non vi fosse alfine riuscito. Con. un balzo. ed una zaffata di fumo la vecchia macchina parve strapparsi dal punto in cui si trovava, 6 si avviò...
Il ritorno fu tempestoso: la mac chinà si fermò due-volte;tra le con:
tinué recriminazioni di Luisa la qua:
le, temendo di esaurire troppo’ presto gli angomenti, volle anche tirare lo Jo.scaldabagno,
per
‘ciamo. subi»
Cineromanzo del film tratto dalla commedia omonima di Aldo De Benedetti. Interpreti: Elsa Merlini, Vittorio De Sica, Ninì Gordini Cervi, Vanna Pegna, Enrico Viarisio. Regia di Nunzio Malasomma. Produzione Amato.
satine vuoi che faccia, — rispose Paolo, manovrando per entrare nel giardino di casa, —— non me li dà lei i denari per comprare una macchina nuova!
— Avaraccio! — sibilò Luisa, scendendo dalla vettura, e risalendo come un turbine la gradinata che conduceva al vestibolo, — Non uscirò mai più su questo trabiccolo. Te lo giuro!
Paolo, ormai. abituato a queste scene, scese tranquillamente. Poi chiese a Francesco, il domestico accorso non appena aveva sentito arrivare i padroni:
— Dimmi tu la verità... Ti pare poi tanto infame, questa macchina?
— Oh Dio... — fece l'uomo imbarazzato, cercando evidentemente qualcosa da dire,
— Oh Dio, oh Dio! Che cosa significa, oh Dio? È una risposta, questa? — sbottò stizzito Paolo, entrando ‘in casa. — Ha telefonato
nessuno? — Nossignore. E venuta la datti
Jografa.., È già nello studio ad at‘tenderla,
— Va bene, ci vado subito, — € scomparve nel’ suo ufficio, che si apriva sull'ampio vestibolo della ricca ed elegante casa in cui egli e sua moglie vivevano fin. dal giorno delle nozze.
Cap, II La catastrofe. —W
Con. una scrollatina. di spalle, Paolo si chiuse l’uscio alle’ spalle. e sorrise.
— Bah. pen: sò. — È uno dei suoi momenti di nervi. Le passerà come gliene sono passati tanti altri!
E° senz’ al tro si ‘rivolse alla dattilografa:; 0.
— È venuta presto, questa mattinal Bra-: va; ‘Ora: sieda: e comin
Ù
Lperché ho
ricorso importantissimo al tribunale. — Sedette davanti al suo tavolo e cominciò a dettare. Ma, tant'è, si sentiva nervoso. Tornò a levarsi, e si mise a passeggiare su e giù per lo studio, continuando il lavoro, e pronunciando Ile frasi con quanta eloquenza vi avrebbe messo se si fosse trovato davanti ai giudici,
— Perciò... è mio dovere... far presente all’eccellentissimo Tribunale... Tribunale... Tribunale...
Accidenti! Si sentiva sfuggire le idee e non riusciva a riacchiapparle per farle inchiodare li sulla carta, Tutta colpa di quella bella figliuola della dattilografa che, curva sul suo quadernetto di stenografia, gli mosttava una nuca carnosa e tonda, dove, nell'ambra della pelle, si perdevano le ultime scintille d'oro dei capelli mentre, da tutto îl corpo giovane e sano, gli saliva alle nari un profuma caldo ed avvolgente.
Dovette, per riprendersi, fare uno sforzo, grazie al quale potè continuare:
— ... che il mio cliente, nella sua qualità di parte lesa...
Si avvicinò alla giovane donna, e si chinò sulle sue spalle, come per leggere quello che ella andava scri. vendo, Ma era un pretesto. Soltanto un pretesto, per annusare più da vicino quel profumo che gli annebbiava il cervello.
Luisa, ‘nel frattempo, salita alla sua stanza, aveva saputo dalla cameriera che la sarta le aveva portato l'abito nuovo, quello che atten
deva con tanta impazien ‘za, e si era decisa a pro
varlo subito. Si. svesti, e lo indossò, davanti allo
*«Mandalo via, ti ho detto. Accompagnalo di sotto, dull’avva» cato.
Cinema Hlustrazione
specchio. Ma sia che la sarta avesse realmente mal compreso quello che ella desiderava, sia che il battibecco avuto col marito le avesse troppo te«o i nervi, Luisa lo giudicò un orrore.
— È orribile! — disse ad Adele, la cameriera che l'aveva aiutata al indussarlo, — Non va! È tutto da rifare... Pensare che gliel'ho detto tante volte, a quella testarda! Già, è l'ultima volta. Non mi ripescherà più davvero, a servirmi da lei! Ti paion maniche, queste? E la sottana... guarda che sottana...
Aveva cominciato, irritatissima, a togliersi quell’abito che le aveva fatto provare tanto dispetto, quando il campanello del telefono prese a tril. lare. Staccò il ricevitore, e lo portò all'orecchio. Come se tutto quello che le era già successo quella mattina non bastasse, le doveva accadere ancora. qualcosa, sino a farle perdere quell’ultimo resto di dominio che aveva ancora su di sé.
Chi le telefonava era la sua ami ca Marcella, quella, vale a dire, di cui ella invidiava la bellissima au fomobile, la quale, appunto mossa ddal desiderio di farle dispetto, con l’aria di volersi far consigliare da lei, le chiedeva quale nuova macchina dovesse comperare, volendo suo marito acquistarne una ancor più lussuosa di quella già posseduta.
Verde di bile, con gli occhi schizzanti fiamme, Luisa le rispose fra i denti. Poi, riattaccato il ricevitore con mala grazia, disse ad Adele:
— Va ad accendermi lo scaldabagno. Sono appena le dieci e mezzo, ed. avrò il tempo di fare un buon bagno tiepido prima dell'ora di colazione, Mi servirà, almeno, a calmar mi i nervi. Ma fa bene attenzione a quella vecchia baracca, altrimenti saltiamo per aria tutti assieme.
Purtroppo, a mettere il colmo alla misura, lo scaldabagno si comportò come. sempre.
Adele era appena scomparsa nel camerino da bagno, che uno scoppio formidabile rintronò per tutta la casa. Luisa dette un balzo e si lasciò sfuggire un grido:
— Mio Dio! Il gas if Lo scaldabagno! Adele, ti-sei fatta. male? . Sei ferita?
+— No, no signora, non è niente, — ri spose la ragaz. za affacciando