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Lo DIA
DERMINA, promovendo la buona irrorazio» ne sanguigna, non solo dà alla pelle una traspatenza ròsea, nia anche il. moda di nutrirsi a di mantenersi nel dovulo stato di tonicità ed elasticità,
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N°” avote fatto colazione, pove
rino, che mi mangiate con gli
occhi? — disse la signorina con tono più divartito che seccato. Poi, tivandosi sul seno un lembo del faazoletto da ‘collo pier coprirvi le bandietine marinaresche da segnalazioni che formavano il suo name, aggiunser — E vorreste anche sapere come si chiama il... ristorante?
E rise; Lul, invece, arrossì, ché per l'appunto, da uomo navigato ma indiscreto, stava cercando di deci» frare l'appellativo formato dalle ban. dierine. Era un «.vontenno bis » dui capelli” già briszolati; lei, la sua campagna di viaggio, quasi una fanciulla ‘ancora, una Deanna Durbin, ecco, appena uscita di collegio. Ma così disinvolta, elegante, a tutta fresca, Della, luminosa, cho da quando, a Padova, era salita nel suo scompartimento, agli non aveva fat to che amniirarla, incantato, a bocca aperta. E sagnare disinteressatamene to.. Perché pensava a un'altra, 0 sì diceva; « Ecco, sa fosse comu que sta... so auesse un ginocchio ‘tondo a pieno coma il suo... questi occhi innocanti e furbi cha ammiccano! soc chiusi come chi goda un solletico n. E la tonolusione sottintesa era: uaddio celibato! ». !
La voca di lei, dal carezzevole: accento. diniliano, lo scosse «dal sogno ad'acchi aperti, rispose:
—— Stusato, Sì, non fatto colazione. Ma pur ‘quanto voi siata bella da mangiar, coma si di«ce, io non esercito la. professione di cannibale. Colazione la. farò a Milano. :
ci vado a HI, 9... A MI. ' Si, a Milano. Io dico automobilisticamento MI, è più breve ‘è
moderno,
— Giusto, a voî sietà di PA?
«= No, non. sono : pattovana, A PA sono stata per...
—— Pregare il Santo che vi ‘conce da un marito?
C—Zh, ‘che furia! Primi Vamoro, vi pare?
Se a lui parova, con quel visino de mangiarsi di bacil
— Signor cannibale, va bene cho fo sia appetilosa, ma voi aveto addirittura una fame da lupo, Da le do di Cappuscetto Rosso... Brrl Ma @ proposito: vo) che siete milanese, dov'd: che 4..MI una signorina. sola potrebbe.
«— Far colazione? Coni mo. +. dropose lui, pensando alla possibili» tà di un'avventura, i
— Parché no? Non mi giar da sola... ,.
LEI
Mangiarono in-un ristorante della Galleria, chiacchierando allapramene te. via alla svelta; ché lei «alla due doveva vedere una persona», An che lui si ricordò cha per la stessa ora aveva uti convegno, ma non lo disse. Quell'ignota gli piaceva som pre di più, lu colmava di promure è di ‘galanterie. Quando {l :vameriere “portò. il conto, disse:
— A ma, permettete, N
— Alti no -— protestò ld signori
piùce inan
«na. > Non sono in grado di pagare
anche la vostra parte, ma la ia... Quanto debbo; cameriere? ;
— So bero ché voi schersate, cara Signorina, ib “Mon... i — Niunte affatto! Vi pare che io posse’ accettare una: colazione da persona che son ‘so chi sia? Per chi inti prendeta, scusato?”
Il upentarnno bis n restò male, deIso, sonza saper più che dire; « lei pagò: Ma;s'ora' tolto dal collo îl-faxRoletto, scoprendo lo bandierine maVifliaresche,. così che lui, senza che ella-se:ne: avvedesse, ‘potò, finaliien=
rocommensale: Allora, subito rin» francato;:rise con fare impertinente:
ho ancora Bi
Anch'io; £ la prima volta che i
e salutò, |»
Ini, mormorando «
te; leggero iL nome della sua biztar« sominar
l ® ® sta gra MI n sì facg] condurre allo studigi CL della « persona. mai mista né conoscu»
Novella di MARIO VUGLIANO
— Voi non sapete chi iu sin; ma fo so chi siete voi, coma vi chia
MALO, «—— Non cercato d'indocinare, — So, so, Voi siete di RO, — L'avete capito dal mio cento,
— Ti chiamate Maura Valstagnof — Ah, lo bandierine! Voi cono» scoto Îl codice della segnalazioni, ma
non quello della buona croanza,
— Non v'offendete, via, Che malo
c'è?
ee C'è. c'è che io sono ‘qui nel
più stretto incognito, vcco. — Principessa? Cara Maura... — Prago,. mano. confidonza.
deì
giretto tanto « pda farsi un'idea di que
fan. Pero, sl; mali da um anno ossi si scrivevano, 6 si volevano beno, Cui riosa, la storia di quel loro amo: re per corrispondenza. Da novella;:T; seonono proprio da rontanzo, Uni gioma 0 l'altro, lui cho scriveva nei giornali, l'aurebba raccontata, Intanto Isi era contenta d''essorgli stata fedele, d'aver dato una le sione «al cannibale del trenon. Chis. | sd se lui, l'amoraso suo corrispon--}3 dente, si sarebbe comportato cone lei, se avesse duulo accanto una bella signorina... Ansiosa di veder lo finalmante, è di apparirgli. più bella d'ogni possilile rivala, Sage’ giustò È capelli, si rifeca la bocca, studiò alla specchietto il più amma» liante sorriso. ; «n I signor Franco Barra? + chiase al fattorino della studio, “ Adetumodatevi, signorina. Lo chiamo subito, «L'orologio a muro
Dougian Palebanica Jr; ha nponato la algnorina Maxy Leg Hartford apparte: mente all'aristoorasia americana, Pougiau sorrido disinvolto: d LL nuo noogndi
7 quento, 6 non è detto glio sia l'ultimo. Finché è . i ViM 0'8 npofania, dicono rinohe a Hollywood,
esperimento matrimoniale,
— Di più, inveco, darvi anche un segreto.
— Un sagretad
= MH «vostra segrato n. Voi siate venuta ‘a MI ‘por incontrarvi, alla duo, con Una parsona,.;
= Bella forsal Va l'hò detto io, quasto, ù ;
«— Una persona indi vista nd con Aol, ma che...
aura avvampò di sdegno
la borsetta; 4 Fi
— Auroslo per caso ancha,;:
Mala lettera, quella lettera c'ora,
— Mono ntalo, »disse alsandosi,
_ Arrivedarci, signorina Maura, —Mai. piùl —Prestissimo, invece —rispose
Che caral n,
dark
per. disperdere, anzi, por a ‘quel molesto ficcanaso n
Maura
che da’ principio le era riuscito così Simpatico, prese un tassi, è dapo un
la possa confi»
sognava la duo d'un quarlo, Un po' di ritardo non guasta, renda più de tiderabili, Giuardava' la fotografie af pese alla parete, quando:
— Maural => suonò una voca no ta, alle sua spalla,
SI volse di scatto, è impallidi:
+ Pol, ancora voi?!
Ila vantanna bis n del treno a di ristoranta era li che le tendova 1 braccia, che la guardava con. urla affettuosa 4 divertita.
«= Son Franca, non credi? Foc la mia carta d'idantità, la tua ul tima lettera,., î
= Ah, Vinfedele che faceva la cora a’ un'altra! bu
— Un'altra? Erl tu.., re ino lo diceva...
“= No, sono siala le mie vandie rina, ma-ti perdono. Avendo già bi: sticciato prima, ora... pre
Si abbracciarono così forte, che il fattorino in anticamera Tossì, sebbe Na godessi ottima saluto,
Mario Vugliano ;
dI mio cuoi