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; Dechi la forte corporatura, |
.l cappello cdl ella riusci dinalmeri
GOMMMNTANZANE 9
no gran silenzio gravava sulla Ù casa, Tutti erano andati al at
tendere il nuovo anno in luoghi diversi: i pensionanti in vari ritrovi, la padrona della pensione dalla fi. gliola sposata, le ragazze di servizio una con l'idraulico che era venuto la settimana. prima ad accomodare il rabinetto dell'acqua, e l'altra dalla solila zia,
Maria alzò la testa dal libro che da più di un'ora teneva aperto sempre al medesimo punto, Lo parole la danzavano davanti agli occhi senza che riuscisse a capirne il signifi calo, Dall strada sifenziosa si udiva, a tratti, un suono di trombetta, wi ticchetlio di scarpette fomminili, accompagnato tin tambureggiare pesanto delle scarpe del compagno, Un gruppo di ragazzi passò cantando, Maria si scosso è guardò l'orologio: le 22. Lanciò uno sguardo al felto, ma quel candore di lenzuata fn feco rabbrividire di freddo. Pensò di an daro nell'unica modesta saletta nd aprire Ja radio, ma scartò subito an» fho quell'idea. Aveva paura di tutto quella noto: paura di andare n tetto essendo sala in casa, paura che fn voce della cadio, frugando gel silen= zio, destasse qualcuno che non avrehhe saputa dire se cos a persona, paura delle ombre che la piccola lan» pada da tavolo gettava nella came fa, e non aveva il coraggio di accene dere quella grimuile, nel centro. Ep. puro daveva muoversi, sentiva che sareblio impazzila se fosse rimasta ancora immobile in «uell'angoscioso stato di paura, Di scatto sì alzò, aprì l'armadio, prese il cappello & il soprabito e in un attimo fu in fondo alle sento.
CECI
La grande strada delli città rifalBova di luee e un allegro frastuono riempiva fa gelida notte, Maria nvane zuva sospiata dalla folla, Si sentiva piccola e soli, tanto sela, Un giovite che portava un berrelto a tri corno le pizzicà un braccio; + Al legra piccina, vuoi veniro con mo?
Un ittimo dopo erano già divisi dalla folla. Un nilo di lacrime le sala golu! Perché non avava: più la sua mamma, che la stringono al cuore e le ascfuganso le Incrime? Alzò gli occhi al cielo tn rina muta. ime Plorazione, e vida brillare sullo sfone do (cupo del firmamento fa croce fllominata della cattedrale. Tutta quella. ondegglante marea umana le diede improvvisamente un sensa di soflicazione è di nausea, A furia: di Romiti cercò di ragginngore la sca linata della. chiesa por cercare nella paco lella casa divina, un po’ di
Cenina alsuo spirito tormentato. e
al slo corpo sballottato in quella bolgia. Non vide il primo gradino e sarebbe certamento enduta, 6 la falla l'avrebbe pol travolta, se una nano fotto non l'avesso allerrata n {tempo Per un bracelo. SI voltò di scatto per vedere in faccia il nuo salvatore. Eta un uomo alto, ma 3 cappello abbassato sugli occhi non le pormi0 di vederlo ‘In viso.
— Grazio, mormorò ‘col. fiato corto quasi unilmente.
«= Volete usciro da quest'inferno? = La voce dal timbro #traalero pro
tuncib.lo parole con dolcezza, -Ma
ria, che era sul punto «i. svenire, disso un sl cho era un. soffio, Voyio vare e. proprio manovra strategiche, Si trovarono finalmento sotto an. voltone deserto, illuntinato scarsamente. da un lamplono a-gas ed ella si up. Doggiò sposata nl muro,
L'iomo ly preto iI polso con gesto dellento 6 sicuro Insieme 0 dopo poci lo Insciò ricadere,
Maria gli sorrise grata. —Oh, moltol -Vof sloto straniero, vero? TedeKa? + chiese mimmado con gli
= No, signorina, sono slavo: ‘mi chiamo. Andrea Pockin. Bono stu» torte in medicina; +-Sf eta.-toltà
= VI sentito meglio ora, vero? .
«mio padre. -E finalmente hh
Novella di MARIA LUISA ROLANDO
a vederlo in mandibola
viso. La pronunciata era in strano contrasto con la bocca 0 il naso finemente disegnati. Ma quello che fa colpirono furono gli occhi azzurri, chiari, penetranti nei quali si vedeva chiara
monte rispecchiata una sofferenza tormentosa. Aveva. ln fronte spa: ziosa e i capelli biondo scuri cominciavano a diradarsi allo tempie,
—— E siete solo qui?
— Solo. Voi certo, non conoscete l'immensità paurosa di questa breve paro! . ee So. — La voce di Maria cera vibrato pensando alla sua triste csporienza di solitudine, E perla prima valla, dopo tanti anni, diedo libero sfogo al suo dolore. — Sono nata © cresciuta in una cittadina di pròvincia: avevo Ia mia casa, | mici libri ed ero felico. Poi la mamma morì, Mio padre ed io ci trovammo completamento disorientati. lo ero allora quasi ana bambina e lui; che non aveva certo attitudini domestiche, credette di avero trovata una logica, soluzione dandomi una secondla madre. Da quel giorno non ho più avuto un'ora sorena, Quella donna troppo giovane per, lui riugeì a dominarlo completarneato. e odiò mo perché non ero quel. lu ottusa ragazzotta che Îl mio ‘carattero silengloso le aveva fatto credere. La distruzione sistematica di quella, che era stata la nostra cusa di un (tempo, la caste della mamma, mi sapezzava il cuorel "Lentai di aggrapparmi an corn a mio padro per coerente con tanto amore di fuegli comprendere la realtà della situazione; ma egli mi respinso annolato, La mia matrigna, chissà con quali calunnio, mi nveva tolla l'unica forzi che mi. aiutava u sopportaro IL suo odio: la fede nell’affetto di mio padre, 6 sentire che quella caan mon era più if mio posto.
«Ero ormai maggiorenne e in un giorno d'ottobre' giunsi qui. Avevo L mist piccoli risparmi e gli Indirizzi. di qualche pensione : è* diverse offerte. d'impiego | ritagliato dal giornali. La pensione adatta Ia trovai subito, ‘non così l’impiego. Solo alcuni giorni prima «li Natale, s0tin sinta assunta come com-* messa provvisoria ai '' Ma: gazzini Centrali"*,.Ho accettato, Non avevo quasi più denaro, Maria s'interruppo. Da un manifesto a brandelli del muro di fronte il rosso faccione di un bimbo le gorrileva beato, succhitindosi un ditino intinto nella marmellata, Ella Jo fissò, pol sorrise triste volgendosi vert Andron, — E ora dite ancora che non 80?
se Ri niche troppo, poverotta. Mn anch'io non ho avuto una vita felicci — La aun pronunzia ora incerta, ma la duvlcozza della voce nò attutivà ogni nota atri. dente: — Mio padre. morì pochi mesi prima della min nascita, o questa ucciso. min madre. Il mio tutotedecre-. tè che dovessi restare. con la balla, fino ni sei arini 0 pol. in collegio fino ai dicianno» ve, eci i due primi anni di--ùaniversità n° Varsavia, avevo scelto madicina, come
Una
fili
graziona pastorolla: Frangotso. Brienne, nel ‘'Deltrio” (Distrib, Eta).
quali, negli interminabili anni di collegio, avevo sofferto, sognato, vissuto. Presi ‘subito possesso delle poche migliaia di z/oty cho mio padre mi aveva lasciato. e che mi pafevano una ricchezza inesauribile, Interruppi a mezzo gli studi e volli vedere nuovi paesi. Girai tutta VEu-ropa. Finii a Montecarlo. Giocai. Persi. Non so come riuscii a salvare’ gli ultimi z/oty. Ricordai allora che alcuni mieì compagni di collegio erano venuti nel vostro Paese, perché una laurea in medicina conseguita qui ha molto valore. Vi venni anch'io e ricominciai a studiare. Sono anche impiegato, perché non ho un padre che pensi alla scadenza delle tasse. — S'interruppe con un breve riso amaro, — Sono qui da più di un anno, ma è come se fossi arrivato ieri, Credetemi, non si è mai completamente soli finché, si. vive nel proprio Paese, La vera solitudine è quella di travarsi solo in una città straniera, fra gente di caraltero completamente diverso dal vostro, che sorride di compatimento alla bufta maniera con la quale storpiate la loro lingua cercando di farvi capire e vi gludica freddo © chiuso perché non sa
pete godere con loro la vita tanto bella ‘0 facile, — Vi fu un silenzio penoso. Poi lui disse come per togliersi da una situazione. imbarazzante; — Volete che andiamo?
La ragazza lo guardò spaventata.
— Dave? — Non poteva pensare di trovarsi sola alla pensione per chissà quante ore ancora,
—Non vorrete mica stare qui tutta la notte! — Ella sorrise e si mosse senza rispondere.
Mezzanotte daveva essere: vicina quando, dopo avere girato per un dedalo di vie ‘e viuzze, Andrea! si fermò davanti a “un portone, L'atrio male illuminato puzzava di muffa e. immondizie. da togliere il respiro. Maria ‘@lzò gli ochi in viso al giovane, interrogativamente, Egli si volse da un'altra parte, come se vi fosse qualche cosa d’interessan to da vedero, e disse quasi brusco:
— Qui abito io. — Ella capì che quello parole erano molta di. più di una semplice iriformazione, Gli passò davanti e mise il piedo sul primo ‘gradino della scala che era miserabile. come l'atrio. A un'tratto Maria si fermò.
— Andrea, credeto al ‘destino?
— Certo, — Egli rispose, calmo.
per tutti
Ripresero a salire in silenzio.
La. porta che il giovane aperse lasciò vedere una camera abbastanza gramlo tappezzata di una carla chiara a mazzolini di fiori, Per tutto arredamento vi era un letto di ferro, un comodino, din canterano, un tavolino, due sedie e un divano con le molle e la stoffa rotta; in un angolo, in una stufetta di ghisa stava spegrendosi l'ultimo, ri
‘masuglio di bragia. Vicino al letto,
una tenda tirata fungeva da armadio. Dalle persiano aperte e dai ves trì senza tendine’ il’ chiaro: faccione della luna illuminava quello. sce: nario da lei già tante volte visto. Come’ fosse una’ cosa naturale, Maria si tolse il cappello e il mantollo, csi uvvicinò alla finestra, appoggiando ai. vetri la’ fronte, che ardeva. Le si stendeva. davanti una sfilata di tetti e comignoli e. in fondo la croce illuminata della catte
drale brillava come un simbolica richiamo. Improvvisamente: un cannone
rombò in lontananza. Rispose immediatamente l'ululo di una. sirena, poi un’altra, un'altra ancora, accompagnate da un giocondo 'scampanlo e l'aria fu tutta un vibrare di suoni, Gli occhi le si annebhiarono e due Incrime le scesero. lungo Te: gote, » 9
“+ Maria, — Andrea le sì era av
‘vicinato e le aveva messe le mani
sulle spallo, — Marin ora non sei più sola. °
Ella fissò i suoi occhi lucidi in quelli di lui, poi tentamente gli cinse. il collo con le braccia e gli si strinse. al petto: — Hai ragione An drea: ora non siamo più soli,
Nella strada qualche trombetta sfiatata tentava di emettore ancora qualche lamento che voleva essere un sono, Qualcuno sali le ‘scale, aprì una porta 0 la lasciò sbattero. con. fracasso; "l'eco del tonfo si perse per lo scale. == Marial A
En volse lentamente la testa verso il compagno e gli sorrise. Strano, nessuna passione le aveva impedì. to di ribellarsi. a ]ui,. eppure non aveva potuto respingerlo. Dopo tan. to dolore ella accettava la realtà della cosa straordinaria ‘0: improvw visa, convinta che lutto fosse ope ra di quella grando forza misteriosa' che si chiama destino,
T. capelli biondi di Andrea: iluminati dalla luna: parevano di platino: era seduto su. una ‘sponda. del letto, in maniche di camicia, e dalla slolfa leggera trasparivano |; mu-: scoli forti delle braccia: e. dal col. letto ‘aperto il collo. robusto pareva un solido piedistallo a. quella testa d'oro s :
«Maria, so che non ‘potrò: più stare senza di Le, ‘eppure non :s0 se tì amo,
— Forse noi non ci ameremo mai, oppure ci amiamo già senza saperlo, £ il terrore della solitudine che ci ha spinti l'uno verso l'altro ci siamo capiti appena veduti è abbiamo cercato disperatamente qualche . cosa che fasso un legame dal quale non poterci sciogliere tanto presto; e sarà questo che ci terrà uniti di
. sporatamente per:non ricadere nella:
nostra solitudine, : > Stranò “che. tu sappia sempre caprimere chiaramente le cose che io penso in modo confuso. — Ho imparato a guardare in
° faccia. alla realtà delle cose -0 nd
essero sincera anche con me stessa, Forse è l'unica ‘così iniona che sq.
Un lungo silenzio regnò ancara tra loro. La luna era scomparsa laacinado “la ‘camera nell'oscurità. A un tratto Maria sentì contro. ‘Ja sin il calore della gota di Andrea o senti il dolce appoggio che lc dava la forza fisica «li lui. :
Uno gatto miagolòb melanconicé» mento sui tetti o l'eco si perse lan» tano,
Marta Luisa Rolando