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tava immobile davanti alla vetri 8 na, Guardava affascinata le belle cose che non avrebbe posseduto mai, Quando usciva con Giorgio non poteva fermarsi davanti ai negozi di lusso, Giorgio era un ragazzo pratico, Giorgio le diceva: « Quelle non son cose per noi » e tirava avanti diritto senza invidia e scozia rimpianto, Lei, naturalmente, lo sepuiva docile. L'i vrebbo sempre seguito docile, poiché stava per diventare sua moglie, Però quanto rimpianto giù in fondo al cuore per le cose belle ‘che gli altri, i ricchi potevano goderel Così, quando usciva sola, per spaval. deria quasi, per ribellione alla logica troppo sensata del fidanzata, Marcella si fermava davanti a tutte le vetrine dei negozi più lussunsi della città, Indugiava a lungo a guardare con occhi pieni di desiderio e sognava... Forse sarebbe venuto anche per lei il giorno in cui avrebbe posseduto una di quelle belle cose] La vita offre, a volte, qualche imprevi. sto, e nessuno poteva aver decretato che Ici, Marcella, sarebbe stata tutta la vita una ra; a povera, Giorgio era un buon operaio; alla tipografia adesso guadagna. va novantacinque lire alla settimana, Poche, sarebbero bastate appena appena per
‘ vivere. Però, col tempo, fra qualche an
HO.
Ma intanto, le restava nel cuore un indefinibile rancore verso il fidanzato, mentre continuava a sognare davanti alle vetrine... Sogni! Come quelle..di. passe dere, per esempio, quella boni è l'angolo, tutta di pelle lucidi me un papavero dalla piccdl fatta n cuore,
Jentonovanta ili settimane della paga di Giorgio; quin dici giorni di lavoro; il valgieSti una bursetta, £ n Che coso vi piace? Ne ol ti una? Marcella sussultò alle: pargle:inattese sore solo,
così volse di scatto, Un signoreie rileva fissandola negli occh non aveva alcuna donna al va rivolto quelle parole di @ prio a lei, Marcella, La ragati mon sapeva bene se di sponie piicero, VEIGSI
«« Non fate quella faccia ettontta! Vi offro una borsetta, sc vi piace. LA com. pero, per voi: ve la dono. È ‘chiato?
La voce dello sconosciuti” ndn era troppo simpatie rAUCA, aspra ili colore e di intonazione. Marcella” senti umiliata, quasi che colui anzi [i Tarle di un regalo le avesse mosso vero acerbo, Ma poi ‘accudil mile. 11 signore te prese il È sospinse dolcemente co pure dan Autorità nell'interno del negozio. Markélla:si trovò immersa nella luce,.. Lam} chi, volti sorridenti c voci 5 di cuoio e di essenze.
+ La signorina desidera borsetta,
Sorrisi, voci, fruscince di scatole gettate sul banco « mani esperte nell'aprire e ch sette d'ogni stile c dimens morbide, lunghe: unghie ross della borsetta bianca; mani c cido della borsetta nera. cuoi verdi, grigi, azzurri...
Ù atistallo,
dere borpi mani
ti
Marcella tese la mano, do, € afferrd la borsetta rossa co pae pavero dalla piccola chiusura fat
Kia core,
Una voce femminile: ha buon pusto!
Marcella sussultò come fnsultata, poi chinò il capo.
Sì trovò fuori del nepozit scatola fra le mani c acc uomo che non conosceva sborsato per lei centonovanta Mo per Ii, quasi non costitl cifra cnorme, mezzo mese
così,
nalmente riprendere contatto i: sallevà in volto allo sci suoi occhi ancora abbagliati dal sagno. Disse con voce chiara: .
— Non posso accettare, scusatemi, Ero.
NOVELLA
stordita, non sapevo quello che facevo. Grazie ugualmente. Ecco la vostra borsella,
Gli tese la scatola, ma l'uomo non le diede retta, Disse con voce dura:
— Potete tenerla senza scrupoli e non mi dite grazie. Come vi chiamate e dove tate? Vi accompagno,
Marcella pensò: « Ecco, adesso butto in terra la scatola € me ne vadol », Invece disse: — Mi chiamo Marcella Dani e abito in via Corsi numera tre: sono la figlia del portinaio, — E si lasciò accompagnare dallo sconosciuto, soggiogata dall'autorità che era nella voce, nello sguardo, nel pesto di lui.
Camminando tentò ancora di restituirgli il dono e fu umile con sincerità; — Sono uni povera ragazza e sposerò tra poco un uomo povero come me, Il vostro dono è troppo bello, non è adatto ad una ragazza della mia condizione, E poi, con quale diritto posso accettarlo?
— Con quello che vi do io, Mi piacete, Posso darvi tutto quello che: desiderate e che non potreste mai comperare, No, non dite nulla, adesso, Non verrà ndl importunarvi a casa. Mi troverete dove vi ho incontrata oggi. A rivederci, Marcella,
E lo sconosciuto la lasciò bruscamente, Parve a Marcella ch'egli fosse scomparso, dileguato tra la folla anonima delta nel niente dal quale era
Soltanto la sera, chiusa in camera sua, rardava a toglierla dal nascondiglio e carezzarla, sognando c temendo, il ‘momento in cui avrebbe osato farne sfoggio.
« Sono ricco, posso darvi tutto quello che desiderate ».
Le parole ristonavano nel petto di Marcella col battito del cuore. La ricchezza! Che può comperare anche fe cose inutili, le cose lussuose, il superfluo, Ecco, proprio il superfluo che sembra far bella Ja vita dei ricchi...
« Sciocchezze, soldi buttati al vento, meglio un buon piatto di minestra... Di. sogna accontentarsi del necessario ».
Questo è Giorgio, Giorgio che le fa continuamente la predica, che le ricorda ad ogni istante la toro misera condizio. ne, che vorrebbe persino impedire di sognare,
« Non-sono cose per noi quelle n. a Adesso perché non puoi, ma un giorna, chissà... n. « No, Marcella, mai, Sono un operaio, un tipografo; la moglie di un tipografo non può possedere certe cose»
Marcella avrebbe voluto mettersi . n piangere e gridare; « Non mi impedire almeno di sperare, di sognarel n, Invece gli disse che era stanca di lui e della sun saggezza e che la lasciasse in pace, Giorgio la Jasciò e i genitori di Marcella ne furono angosciati,
—Era un bravo ragazzo, Un uomo anesto, Noi potevamo morire tranquilli sopendoti sua moglie,
Marcella si chiuse in camera per non vederli piangere. ;
« Giorgia è uno stupido! — pensò, —Mi soffocava con le sue prediche, Questo non si fa e quest'altro non è per noi... E io invece voglio vivere, cecco, vivere! Domani cercherò quel signore ».
Si spogliò, si mise a letto, ma prima di addormentarsi pianse a lungo, desolata, senza sapere: perché. “.
CRI
Camminava a passi svelti, sfoggianda
per la prima volta la magnifica borsetta, La prima vetrina in cui -si vide riflessa
le dette la serisazione che qualcosa fosse stonato. Il suo vestitino era sbiadito, le
la borsetta: gettava sulla sua persona scialba una sfacciata nota di colore. Mar
cella rabbrividi di. vergogna e fu. tentata. |
DI CENZI
di tornare indietro. Ma scorse da lontano, fermo davanti alla vetrina, lo sconosciuto che poteva darle tutto, Marcella strinse le spalle, raddrizzò il capo e gli andò incontro risoluta.
Egli non la salutò; le chiese con il tono aspre e autoritario che la soggiagava: © — Che cosa mi chiedete, oggi? *
— Tutto quello che ‘può comperare per me il vostro denaro.
— Allora incominciamo col meno assurda la nostra borsetta,
Lo sconosciuto era generoso e dimostrò a Marcella come si’ possa trasformare una povera ragazza in una donna di lusso, Sogni, castelli in aria discesi dalle nuvole dove li aveva innalzati tan. te volte, discesi in terra perch'ella vi entrasse dentro da regina, Luci e colori,
rendere
Gary. Grant o Rita Hayworth: in'uma; dona di‘Only: Angela have wings. % (Bolo: gll'angeli hanno le ali), un Alm ‘diretto da Howard Hawks (Columbia)
odoravano
purmmtiteno vano ‘di tabacco,
i sap î I Il suo volto riflesso cento “volte:
tutto,
mante che . Specchi dapper
cento volti ‘uguali c pure nessuno simile
ALESSANDRONI
al suo volto di ogni giorno, Una sconosciuta, lei, Marcella!
Adesso, sprofondata : sui: cuscini dell’iutomobile, con gli occhi puntati sulla nuca dell'autista, la ragazza tentava di rimettere on po' d'ordine nel suo cervello sconvolto. Non aveva memoria delle ore trascorse; nom sapeva neppure come si fosse comportata in quei locali di lusso; non ricordava né una parola né un gesto, Soltanto rivedeva, socchiudendo ‘un poco gli occhi, i cento volti sconosciuti ch’erano il suo volto d'oggi. E non era felicel ‘Di questo solo era sicura.
Si volse a guardare l'uomo che le sedeva accanto. e fe parve di vederlo per fa prima volta. Chi cra? Glielo chiese con un tono dimesso che pareva scusarsi di osare tanto, Ma l’uomo rise:
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— Ti ricordi un po' tardi di mel. Ma non: importa: il nome non centa, chiamami come vuoi.,.
— Signore...
— Ah no, signore poi nol Carlo; ti va? Chiamami semplicemente Carlo.
— Signor Carlo...
L'uomo rise ancora, poi tornò seria, ermetico, E Marcella. invece aveva adesso una gran voglia di parlare, di chiedere, di sapere tante cose,
— Così. mi avete vestita come una regino, mi avete fatto vedere tante belle cose e mangiare tante buone cosel' Così vivono le persone ricelic?è Ma io sono una ragazza povera; Perché avete faito questo per.me? To non vi ho chiesta nulla,
, stanca
— Perché mi piaci, Marcella, te Pho già «detto.
— Ma io... come potrò dirvi
io
grazie? Sono imbarazzata.
— 0h, ma questo lo sapevi fin dalla prima volta che hai accettato un mio regalo! — La voce sferzò la ragazza; ella la ‘sentì in pieno volto come uno schialfo e si ridestò completamente alla realtà nemica, Si sporse avanti, picchiò al vetri che la separavano dall'autista.
— Fermate, fermate, vogliò scendere!
L'automobile continuò la sua, corsa per le vie illuminate della città, Era notte, forse molto tardi. A casa, la stavano aspettando e forse avevano paura, Come lei, adesso: una folle, angosciosa paura. @
— Sono stata una pazza, perché ero e Giorgio non voleva che soguassi, Voi siete ricco e non potete coinprendere le ore di tristezza e di avvilimento nella vita di una ragazza povera! Si vedono tante belle cose... ccco, è come una ribellione, Vogliamo provare anche noi e si sbaglia. Oh, vi pregol Riprendetevi tutte queste ricche cose e lasciatemi andare dove mi sento più sicura. Non fatemi del male,
Marcella aveva parlato umilmente e lo sconosciuto non rideva più. La guardava con cupa malinconia
— A casa mia ci sono i tuoi abiti, Non puoi tornare dalla ta famiglia vestita così. Ti cambierai, Non temere, Non ti chiedo nulla, non mi darai nulla,
Marcella si arrese, più stanca che sicura e quando la macchina si fermò seguì passiva mente lo sconosciuto nella casa ignota,
In un salottino tutto ori € specchi le vennero incontro, di nuovo, i cento volti ch'ella non conosceva, Si sentì smarrita e avrebbe voluto gettarsi in terra a piangere di disperazione, ma vide raccolte in un angolo del divano tutte le sue ‘povere cose, Tese le mani come verso un «dono, E allora lo scanosciuto la lasciò sola,
Marcella fu afferrata da una freuta convulsa. Si svestì con mani incerte, febbrili, rivestì i suoi poveri panni con ansia affannata è quando «lagli specchi le venne incontro la Marcella di ogni giorno chbe tenerezza di se stessa cosi mise a piangere. ‘
La porta del salottino si aprì e sulla porta comparve l'uomo. Marcella restò inchiodata al suo posto,
— Torni a casa, Marcella? E sposcraî Giorgio? Anche se è povero, anche se ti impedisce di sognare? Lo ami?
— Si. — balbettò la ra ZZA.
— Marcella, non accettare mai doni costosi: dagli sconosciuti. Se qualcuno insiste tu devi schiaffeggiarto, £ il meno . che possa fare una ragazza povera se un ricco la insulta, Perché quello che puoi donare al tuo Giorgio, il denaro non to può comprare.
Marcella alzò timidamente lo sguardo sull'uomo che le par lava con una dolcezza insolita e si accorse per la prima volta che quel viso era stanco e vecchio, Disse in un impeto di riconoscenza :
— Grazie! Sicte generoso...
— Non dire, Marcella. Sono io che debbo ringraziare te... ma tu non ‘puoi cipire, Vai, adesso, vai via.
Ridivenne duro, ostile, la sospinse verso la porta: Quando la ragazza scomparve, Carlo si guardò in uno specchio; si passò fe mani sui capelli quasi tutti bianchi, borbottò; — Va 19, vecchio imbecille,. che sci migliore di quel che credevi. î
Poi con garbo raccolse dal pavimento le belle cose raffinate che avevano rive. stito per poche ore la sua ultima. galanteria,
Restà dimenticata sotto al divano, come un papavero sfiorito, la borsetta rossa con la piccola chiusura fatta a cuore,
Cenzi Alessandroni
E