Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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EE PARETI FlilTE UM BRUTTA SCENOGRAFIA ROVINA II. FIL.JI pri.ua ancora (in: SIA girato NON sappiamo quale sia il destino maligno che sovrasta all'allestimento scenico dei nostri film, ma ci sembra evidente in essi la misteriosa influenza di una potenza negativa. E sì che scenografi e arredatori a conoscerli mostrano di essere tutti in possesso di idee precise e sensate che, chissà perchè, vengono dimenticate non appena si tratta di metterle in atto. Quello che è certo è che quasi sempre l'allestimento scenico fa a pugni col buon senso, e qualche volta anche col buon gusto. E passi quando si tratti di ambientazioni in pubblici locali in cui il buon gusto e il buon senso sembra siano diventati, anche nella realtà, merce rara, ma purtroppo l'influsso maligno si estende fino alle case dei protagonisti, fino alle trattorie del sobborgo, e in questi casi certe incongruenze non sono giustificate da alcun riferimento alla realtà. Noi conosciamo alcuni scenografi di cui abbiamo visitato le case e gli studi : case e studi tranquilli, tradizionali, qualcuno decorato con buon gusto, con le finestre che guardano su certe quiete piazzette che sembrano fatte apposta per temperare con una vena ottocentesca l'ispirazione degli artisti. Dove costoro vadano poi a pescare certi 250 interni e certi esterni è un mistero che ancora non siamo riusciti a risolvere. Certo si è che a meno che non si tratti di un film in costume, in cui lo scenografo, avendo un'epoca da rappresentare e dei confini precisi entro cui tenersi, riesce sempre ad essere efficace e persuasivo, le scenografie dei nostri film presentano le più impensate novità. Che cosa siano le case dei protagonisti, come costoro riescano ad abitarvi, a dormirci, a lavorarci lo spettatore non riesce a capire. Certi saloni in assoluta antitesi con il cemento armato danno un tale senso di falso a tutto quello che vi si rappresenta da riuscire a rovinare il film prima ancora che sia girato. Una delle tradizioni obbligatorie è lo scalone. Basta appena che la vicenda si svolga in una villetta suburbana perchè lo scenografo riesca a imporre il suo bravo scalone, magari a due rampe che si incrociano, su cui i personaggi salgono, scendono, soffrono, si amano senza alcun rispetto per gli occhi della servitù e per quelli dello spettatore. Abbiamo avuto occasione di vedere degli scaloni enormi, che forse non potevano neppure entrare nella cubatura della casa così come ci era stata presentata all'esterno, e che certamente, nella realtà, avrebbe stonato perfino in una villa di qua ranta stanze; e siamo poi venuti a sapere che il proprietario di tutta quella faccenda era un giovane professionista e non un discendente di cercatori d'oro. Come vada tutta questa faccenda non si comprende bene. Bisogna poi notare che lo scalone, a prescindere con la evidente sproporzione con l'esterno, non riesce neppure ad affiatarsi con gli altri interni, poiché il resto della vicenda si svolge in due ambienti, e neppure troppo fastosi, che le diverse angolazioni di inquadratura non dispensano dall'essere riconosciuti. Così nel ricordo dello spettatore resta l'impressione che il fastoso signore sia costretto ad abitare in due piccole stanze e che, avendo un solo cameriere, sia costretto ogni mattina ad aiutarlo a lavare i gradini della scala. Non parliamo poi delle case di certe modeste impiegate in cui abbondano le pareti laccate, i tramezzi a cristalli costosissimi e le poltrone da mille lire l'una. In mezzo a tutta questa grazia di Dio la povera fanciulla è costretta a fare da sé la cucina dopo aver gettato negligentemente su una poltrona una pelliccia da diecimila lire. Quanto abbiamo detto, è appena una parte minima di tutti quegli errori di ambientazione che agli occhi dello spettatore sono particolari ridicoli che spesso nuocciono, e in maniera grave al successo del film. E fin qui ci siamo limitati all'esame degli interni; il capitolo esterni, poi, merita una trattazione particolare. Come qualunque profano sa, gli esterni si dividono in autentici e costruiti, che dovrebbero sembrare autentici. Sulla scelta degli autentici il discorso sarebbe troppo