Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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'FACCIAMO UN FILM?' RICORDI RI PRODiZIOUkfi 1931 A ROMA intorno al 1921, dai volti allegri di certi famosi onorevoli e commendatori che si incontravano dopo teatro al Marinese o da Pinotto al Regina, non si sarebbe potuto immaginare che i bilanci delle massime case cinematografiche erano truccati, né che il mercato estero rifiutava di acquistare i nostri film uno dopo l'altro. Quei famosi onorevoli e commendatori non si preoccupavano minimamente di indagare le ragioni per cui la produzione americana aveva spazzato via la nostra, ma si davano soltanto da fare per accollare alle banche pacchetti di azioni che non valevano più un soldo in cambio di pacchetti di biglietti da mille, e per riuscire, come riuscirono, in questa operazione d'alta destrezza affaristica, facevano crédere ai banchieri che le case erano in piena attività. Infatti lo erano, ma fittiziamente, nel senso che la produzione era spinta al parossismo non per essere venduta — che nessuno la voleva più — ma per figurare nelle attività dei bilanci. Durante questo periodo, che precedette quello della morte disastrosa dell'industria, tutte le case, ingannate dalla politica delle massime, e dalle voci messe in giro apposta, s'erano gettate freneticamente al la voro. I film erano infornati come si trattasse di pagnottelle, le dive estenuate e i registi si cibavano di glicerofosfati per tenersi sii, soltanto i silenziosi contabili con lo stomaco rovinato dalle preoccupazioni e dalle insonnie masticavano il « Tot » antidispeptico, mentre i commendatori e gli onorevoli strizzavano l'occhio ai banchieri, dicendo : « Questa sì che è una industria, altro che l'Ilva! » Tale attività impressionante aveva comunicato la febbre a tutto quel curioso mondo che approdava due volte al giorno da Aragno o che vi sostava fino all'alba, e i camerieri avevano un gran da fare per cancellare dal marmo dei tavolini abbozzi a matita di statuti di società anonime, elenchi di ragioni sociali, titoli di film che i clienti lasciavano col ventino di mancia sul vassoio dopo i loro abboccamenti e le interminabili discussioni. Non passava giorno senza che i giornaletti cinematografici annunciassero la nascita di una nuova impresa, e nel gran gioco s'erano lasciati prendere anche attori e registi saliti in fama, desiderosi di raggiungere le più alte vette del successo, del guadagno e del divismo, possedendo ciascuno la propria casa di produzione. ..seduttori come Tullio Carminati...' 'D primo attor* prescelto fu Alberto C0U0' « Facciamo un film? » era la proposta che ti sentivi fare dalle persone e negli ambienti più disparati. A me essa venne rivolta nell'anticamera di una clinica per malattie mentali, ma se il luogo può sembrare impensato, la persona che me la fece aveva invece tutti gli attributi che ci volevano, e del resto allora io ero abbastanza giovane ed avventuroso per rimanerne incantato, anche se al cinematografo non avevo mai pensato. In quell'epoca infatti frequentavo la tribuna della stampa a Montecitorio, avevo pubblicato diverse colonne di riflessioni sui fatti politici del momento, che a certuni erano apparse assai pungenti e bene azzeccate, e mi preparavo a diventare il grosso calibro di un giornale, attraverso una combinazione per la quale il redattore capo di quel foglio, mio amico, avrebbe dovuto diventarne il direttore. Senonchè la combinazione si rivelò essere nient'altro che il frutto di una mente già insidiata dalla follia, e così accadde che un giorno mi trovai nella stanza d'aspetto d'una casa di cura, ove il poveretto era stato ricoverato, con una attrice cinematografica, che faceva parte ad honorem, in qualità di musa e di mascotte della redazione del nostro giornale. Ero triste, si comprende, j er la sventura che aveva colpito l'amicr t />er le mie svanite speranze « Perchè non fai del cine 284