Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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CINEMA SOTTERRANEO TROPPA GENTE. CHE NELLA VITA LAVORA CON ONESTA TENACIA. RITIENE DI POTER RAGGIUNGERE FACILMENTE CELEBRITÀ E QUATTRINI NEL CINEMATOGRAFO CON una certa dose di malignità, un amico, giorni or sono, mi ha detto: " Voi che vi date delle arie d'essere intenditori di cinematografia, finite per parlar sempre delle stesse cose, per considerare solo due o tre aspetti di quello che vi sta a cuore : regìa, inquadrature, montaggio, tecnica. Fate sempre gli stessi nomi, persino nei titoli dei film. Non sapete vedere altro, soprattutto non avete fantasia ». Ho protestato, naturalmente, ma, come capita, il pensiero ha fatto ritorno a quelle chiacchiere. C'è indubbiamente qualcosa di vero, in questo : noi oggi siamo un po' troppo portati a considerare il cinema come arte, come industria e, un poco, come spettacolo, ma, quasi mai, vediamo in esso quel senso di avventura e di azzardo che invece contraddistinse il cinematografo al suo apparire. La nostra fantasia, insomma, si rifiuta di vedere nel cinema una sorte di magico potere, capace d'operare miracoli, dispensando, in men che non si dica, gloria e ricchezza. C'è invece una categoria di persone, in genere non molto colte e non dotate di eccessivo senso critico, la cui mente è del tutto FoUio al Dopolavoro propensa a questo tipo di credulità : degne persone che, nella vita, lavorano con onesta tenacia, convinte che, per far carriera, è necessario un paziente tirocinio, si sentono invece una specie di baldanzosa certezza di potere, « in arte » raggiungere celebrità e danaro in quattro e quattr'otto. Brava gente a cui i romanzi-film e le riviste illustrate hanno dato l'inconsiderata fiducia che la progressione « incontro col registaprovino-film-successo e quattrini » sia cosa di tutti i giorni e che il far fortuna nella nuova arte sia cosa analoga a quella di vincere la lotteria di Merano : gente di facile fantasia, che, non potendosi sfogare in altro modo, scrive, più o meno con pseudonimi, a giornali e a riviste, per aver consigli sul come farsi avanti. Cinema, dato il suo carattere tecnico, non riceve molta di questa corrispondenza, e il « Capo di Buona speranza » non è certo fatto per incoraggiare gli aspiranti divi. Ma qualcosa, in questo argomento, mi è stato possibile vedere: e nelle lettere di Biancaneve, di Bruno corsaro, o di Sosta di Bruce Cabot, ho ritrovato un poco di quello spirito di innocente avventura, di viaggio nella fantasia, che per molti il dorato e fantastico mondo del cinema rappresenta ancora. Prometto che non ho qui nessuna intenzione di fare dell'ironia, del resto fin troppo facile, su questi innocenti carteggi, genuina espressione di una diffusa mentalità, e non del tutto provinciale, che ancor oggi fiorisce in Italia : quella mentalità, tanto per intenderci, che sceglie come espressioni canore della propria sensibile compressione le strofe delle canzonette popolari a fine tragica (« la mamma muore e tu danzi al tabarin »). Queste lettere rappresentano, in fondo, soltanto un tentativo di evasione spirituale da quella che è divenuta << la grigia vita di tutti i giorni », sono, quasi sempre, una specie di gioioso segreto, cht lo pseudonimo suggella, e che dà l'illusione a chi scrive d'essere sulla strada di realizzare, pur senza arrischiare nulla, un « folle tentativo ». Quasi nessuno, infatti, si atteggia a vittima o a incompreso, nessuna ragazza tira più in ballo i genitori intransigenti (c'è tutt'al più il fidanzato che l'accompagna solo alle feste del Dopolavoro rionale) : tutti Tom Mix o ' apaches ' ? Bicordo di Za la mort hanno invece una ingenua e incerta fiducia in se stessi, nel giornale a cui scrivono, e nei lontani e imprecisati produttori, dei quali, però, indovinano la burbera benevolenza. Queste lettere, come quelle d'amore, sono ricchissime di errori di grammatica, di sintassi e di ortografia : ma ciò, come accade nella corrispondenza sentimentale, non fa che aumentare il fascino. Spesso il tono è volutamente tragico. « Fin da giovinetto di 12 anni che ho sempre avuto quello spirito di diventare un artista da cinema, e ho sempre pensato e ripensato fin da diventare pazzo » ho visto scritto nella lettera di un aspirante di Fidenza " Ora che ho vent'anni sempre più il mio pensiero si fa vivace, ma il mio cuore trema perchè temo sia troppo tardi. Ma la volontà è sufficiente fin da rompermi la testa. Riuscirò, voglio riuscire a costo di rimetterci la vita». E conclude, deciso: « Per me il mondo non vai più niente solo per quella vita d'artista ». Altri aspiranti maschili hanno invece un tono più calmo, anche se presuntuoso. « Ho una maschera movibilissima, con la quale so esprimere i sentimenti più diversi, ho il portamento elegante ed il gesto sicuro di chi è sicuro di sé stesso " scrive uno. E un altro: « Voglio sapere se la mia faccia potrebbe arrivare a uno scopo, a quello del cinematografo. E' assurdo che vi dico che tengo una passione simile » (la lettera viene dalla provincia di Salerno) « ma soltanto voi e Dio potrebbe indovinare la mia 287