Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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* Tmm m wmmn ®miRm *** IL SOGNO DI BUTTERFLY Produzione : Grandi Film Storici lei Regia : Carmine Gallone Scenografia : • Guido Fiorini Operatore : Anchise Brizzi Interpreti: Maria Cebotari, Fosco Giachetti, Lucia English, Germana Paolieri il sogno di butterfly è indubbiamente un film che ha riscosso successo ed un successo che dà convinzione, da parte di un pubblico folto e già ben disposto, in un'aria domenicale e accogliente. Il tono caldo del lavoro, che modella il racconto sul motivo pucciniano servendosi dell'opera stessa per ripeterne la storia, in un commovente confronto tra un'ipotetica realtà e il sogno artistico, è indubbiamente quello che ha avuto maggior presa sul pubblico. In questo film finalmente il teatro lirico ed i suoi artisti, sono una volta tanto in funzione del cinematografo, e non più fini a se stessi; il pretesto per fare udire la meravigliosa voce di Maria Cebotari è cosi ben costruito da far apparire naturalissimo e punto stucchevole l'esecuzione di lunghi brani dell'opera. Possiamo esser grati a Gallone di questa sua fatica. ** LA BRIGATA SELVAGGIA (La brìgade sauvage) Produzione: Franco London Film Artisti Associati Regia : Marcel L' Herbier Interpreti : Charles Vanel, Vera Korene. Roger Duchesne, Lisette Lanvin, Prince Troubetzkoi La sintesi della guerra che brevemente Marcel L' Herbier vuol darci in questo suo film si riduce a inquadrature di cosacchi al galoppo visti da tutte le parti possibili e immaginabili sullo sfondo di terreni devastati nei quali compare sempre e senza interruzione una ruota di cannone. In queste uniche scene di poverissima fantasia si esaurisce l'aspetto per cosi dire « selvaggio » del lavoro, che nato con intenti di grande dramma passionale tipo appendice, non riesce mai ad elevarsi dalla piattezza commerciale di cui è pervaso. L' Herbier è davvero irriconoscibile in questo film nel quale ogni scena è lenta e come invecchiata e lo svolgersi del cui intreccio è chiaro già ai primi minuti di visione. Una tecnica del tutto sbagliata dunque e sotto la quale appaiono finite per sempre e senza alcun risultato le coraggiose avventure avanguardiste di un tempo del grande tegist i francese. ** LA MIA CANZONE AL VENTO Produzione: S. A. F. A. Enic Regìa: Guido Brignone Scenografia : Ottavio Scotti • Musica : Verdi, Puccini, Leoncavallo • Canzoni : Bixio e Valente • Operatore : Arturo Galles Interpr.: Giuseppe Lugo, Laura Nucci, Dria Paola, Ugo Ceseri Se con l'amore si fa così ci sembrò di aver sbagliato porta e di essere entrati in un teatro piuttosto che in un cinema, con la mia canzone al vento tememmo veramente di trovarci di fronte ad una compagnia filodrammatica. La voce del tenore Lugo, che noi non cesseremo mai di ammirare, e, quando ci sia consentito, di ascoltare con profondo gradimento non basta da sé a giustificare un attore e tanto meno la folla degli altri che lo circondano, quando essi sono cosi privi di caratteristiche e di individualità da perdersi in un vergognoso grigiore. Il pubblico ormai capisce certi trucchi e non abbocca : resta invece deluso e scontento e non entra certamente in quell'ordine di idee e di giudizi che noi tutti ci augureremmo su certa produzione nazionale. Al massimo la reazione degli spettatori, pazientissimi, sarà quella di una astensione di giudizio, di una volontà di dimenticare presto, punto lusinghiera per chi ha lavorato, la mia canzone al vento è un poverissimo film, dove neppure certi ambienti della nostra campagna, stupendi nella realtà, si sono saputi ritrarre. ** L'AMORE SI FA COSI Produzione : Atlas lei Regìa : Carlo Lodovico Bragaglia Scenografia : Gastone Medin Operatore : Mario Albertelli Interpreti Enrico Viarisio, Luigi Almirante, Jacquelin Prevot, Colette Derfeuille Ci sono attori ormai all'ennesimo film e che hanno dimostrato di essere nati per il teatro, di non saper fare a meno del teatro, di reggersi unicamente per il teatro. Uno di questi è Viarisio che ci ricompare immutato, malgrado le barbe finte, i baffi e i suoi mille camuffamenti in questo l'amore si fa così di C. L. Bragaglia, film nato al solito sulla base di situazioni più vecchie dei nostri nonni e che si trascinano a forza di buona volontà del pubblico. Teatro perciò dal principio alla fine fin nella scenografia pulitissima e stucchevolmente borghese, fin nella vuota interpretazione del buon Stoppa che si muove nei panni « originalissimi » di un poliziotto balbuziente. In sostanza, il fatto che il film provochi qua e là situazioni talora gustose non riesce a salvarlo. E ciò non per imperizia di Bragaglia che anzi ha imbastito la sua storia e l'ha saputa condurre con gusto e buona mano. Il difetto qui è tutto negli attori che sono ancora una volta lontani dal cinematografo e che non accennano a volercisi avvicinare. **¥ IMPUTATO. ALZATEVI! Produzione : Alfa Regìa : Mario Mattoli • Scenografia : Piero Filipponi • Musica : Mascheroni Operatore : Arturo Gallea Montaggio : Fernando Tropea Interpreti : Erminio Macario, Lola Braccini, Armando Migliari imputato, alzatevi! è forse il primo tentativo italiano di film comico i cui elementi costruttivi più che venire prodotti dalla figura del protagonista e dai casi fra i quali egli è costretto a muoversi, nascono dalla bizzarria di movimentatissime e insospettate scene, apparentemente prive di legame logico l'una con l'altra, di capovolgimenti inaspettati, di risoluzioni grottesche e inattese. Anch'esso cioè, sebbene in scala minore, è uno di quei film che, dando concretezza all'assurdo, portano alla comicità per via direttissima, e senza lo sviluppo di una azione che faccia pensare e riflettere. Film per la comprensione dei quali è indubbiamente necessaria una particolare aderenza dell'osservatore a quel tipo di spirito e di trovate, anzi diremmo una sua preparazione ed abitudine. Per questa ragione le reazioni degli osservatori sono state le più varie è le più contrastanti, ma tutte manifestatesi con impeti inconsueti fino ad oggi nel nostro cinematografo. In sostanza, come gran parte, del pubblico non riesce d'un colpo a scoprire i motivi di un umorismo di un Campanile poniamo, o di un Mosca, parimenti questo tessuto di piccole storie in imputato, alzatevi! andranno a cozzare naturalmente nella loro breve o lunga vita contro vere muraglie di incomprensione. Non è però partendo dagli eventuali giudizi negativi, frutto di questa incomprensione, che va giudicato questo film che apre la via a un nuovo genere che avrà sicuramente un suo avvenire da noi. Si è voluti tornare al film indiavolato e pazzoide, ridando vita agli elementi di puro movimento del vecchio cinematografo, ma il peso dell'esperienza della più recente e disciplinata produzione hanno purtroppo inceppato varie volte la strada. È così perciò che alla corsa improvvisa e rapida verso l'inconsueto e l'alogico vengono improvvisamente posti freni recisi che danno a tutto il lavoro il carattere di continui ritorni, di continui pentimenti. Quello che occorreva, a nostro avviso, era un po' più di coraggio, un arrivare alla fine senza soste o indugi, come pure una ricerca più nuova di certi motivi, che, siamo certi inconsciamente, sono il frutto di reminiscenze di cose passate, come ad esempio il jazz di « Tutto il mondo ride » le cui tracce appaiono nell'indiavolata orchestrina del locale notturno o gli ambienti della pensione dove dimora Macario che sentono da lontano di influenze francesi. Macario ha dato tutto se stesso e non ci è dispiaciuto. Il suo mondo comico è sopratutto privo di quella facile volgarità di altri comici che noi detestiamo, e la sua maschera intelligentissima muove al riso senza servirsi dei mezzi assai sfruttati della stupidità e della melensaggine. Auguriamoci che riesca del tutto a liberarsi della sua teatralità da varietà per i suoi prossimi lavori, allora potremo applaudirlo senza alcuna riserva. 29O