Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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LAURA NUCCI è nata 27 anni fa a Carrara, dove ha frequentate le scuole tino a licenziarsi dal ginnasio e dove è rimasta dalla nascita ai 17 anni. Vita semplice nella piccola città, vita esternamente stabile, in un luogo dove i movimenti avvenivano tutti a onda larga e vaga, come succede in quegli anni tra l'infanzia e l'adolescenza, che nulla si sa delle cose che verranno, o che si costruiscono favoleggiamenti senza ossatura, inconsistenti. Laura Nucci era una bambina magra con occhi grandi; di quelle che non stanno mai ferme sullo stesso punto del pavimento di casa; che cercano aria, corse e fantastiche gite. Una bambina dunque molto immaginosa, cui bastavano due passi in campagna per figurazioni di viaggi nel mondo degli animali che parlano e pensano, viaggi lunghi e avventurosi quanto quelli di Astolfo. Nello stesso tempo osservatrice e burlona. Rifaceva il verso a tutti, e si raccontava, dando vita a molti diversi personaggi, storie stranissime. Così può dire lei stessa : « Ho incominciato a recitare probabilmente a tre anni ». Diventata più grande, mettiamo a dieci anni, « Argento vivo », chiamata pure « spumante », incominciò a scuola una serie di singolari manovre, per convincere i compagni a venirla a sentire nelle sue pantomime e nelle sue verbose tragedie a monologo o addirittura a coro. Nessuno accettava e le prime naturali delusioni incominciarono. Poi scoperse che a quel tempo i ragazzini della sua classe facevano collezioni di bottoni; e fu per mezzo di bottoni, trafugati a tutte le peisone di famiglia, ch'essa potè comprarsi finalmente quanti spettatori volle, rumorosi ma infine, a modo loro, attenti. Più tardi recitò per la scuola, e la sua popolarità presso compagni e amici di compagni era ormai stabilita, sicura. Aveva meno di diciott'anni quando la famiglia si trasferì a Milano. Nell'airi GALLERIA assisa a^iuaa w&§m (v. tavola a fianco) bicnte tanto diverso, ebbe qualche contrarietà sul principio, contrarietà tutte interne, non sfogate ne forse sfogabili, ma che non le vietarono di ritrovare il suo equilibrio fantastico. Lauretta ricominciò a sognare. Frattanto anche con la realtà a normale » riusciva a formare rapporti e correnti, equilibrandosi pure in mezzo ad essa. Entrò più tardi nel cinema nel modo meno emozionante; da un giorno all'altro certi suoi conoscenti che avevano rapporti con quel mondo le procurarono la possibilità di fare un provino; il provino riuscì eccellente; Laura Nucci ebbe il suo primo ruolo in palio di Blasetti. Al primo annuncio: « farai un provino », la felicità se l'era portata per aria; ma quando fu davanti alla macchina, per una cosa a suo vedere tanto importante, che avrebbe deciso tutto, le ginocchia non la reggevano e la sua paura era pazza e insensata. Durante la sua prima fatica, in palio, il terrore la riprendeva a ogni scena : tanto che doveva bere per « tenersi su », come oggi confessa ridendo. In palio essa ebbe un ruolo plasticamente assai sostanzioso, di una « sciantosa » marleniana, addobbata a quel modo e fornita del ricco materiale, schietto di carattere nostrano, appariscente ma sodo, che le era stato dato da natura. Laura Nucci fu allora una « rivelazione », col termine usuale per questi casi; essa ci apparve veramente come una forza di primo rango. Fu peccato, davvero, che nessuno in seguito sapesse più affidarle un personaggio autentico, di carne e d'ossa. So lo le toccarono, nei casi migliori, figure piuttosto labili che conservavano appena qualche brano di polpa sull'ossatura esitante. Si sostenne sul ricordo di palio, anche nel senso che ogni volta che fu chiamata, si pensò di doverle dare un ruolo « pericoloso ». E' anche per questo, probabilmente, che la sua carriera risulta ineguale: nessun film nel 1958 — la produzione l'aveva dimenticata — undici nel 1939, quando un suggerimento di bocca in bocca tra registi e produttori ne tirava dietro uno e poi un altro e poi un altro ancora. La figura più conclusa ce l'ha data forse adesso con piccolo hotel, dove Ballerini, col suo occhio sicuro, ne ha compreso in parte le possibilità. Ma oggi Laura Nucci attende qualcosa di m.iggior peso, un'interpretazione che le dia modo di gettare in campo tutto ciò ch'essa crede di potere spendere di sé. Abilità ne ha acquistata ormai come una virtuosa; non è più la bambina vaga che si inventava per sé sola le storie, oggi; oggi che conosce il mestiere. E' un'attrice che possiede capacità non rivelate compiutamente, ma è tra le più laboriose e modeste attrici del nostro cinema; una ragazza che ama profondamente il proprio mestiere, e che non entra mai in teatro di posa con la noncuranza soddisfatta o fatalista di tante sue colleghe. Oggi pensa che le piacerebbero finalmente ruoli di amorosa « simpatica ». Ruoli insomma « briosi » e sentimentali, nei quali potersi appoggiare con dolcezza al braccio del primo attore; « un'interpretazione come quella di Sigrid Curie in UNO SCOZZESE ALLA CORTE DEL GRAN kan, un personaggio come quello, immateriale quasi », lei stessa la indica come sua preferenza attuale. Il futuro non si può qui né prevederlo né sollecitarlo: ma ci sembra che in Laura Nucci così come appare oggi, nella vita più che sullo schermo, esile e sorridente in quel suo modo ombroso e dimesso, ci sia la chiave di toni « delicati ». E' una ragazza umana, che vive con trasporto, in un suo mondo composto e casalingo. In altri tempi ha viaggiato, è stata irrequieta (« ma avvenimenti strani non ci furono nella mia vita »): ora la casa è il suo mondo, pensa al suo lavoro e ai suoi disegni di costumi; la sera quando va a letto si addormenta covando tra dormiveglia e sonno immagini stranamente puntuali e tuttavia inafferrabili, di lei che passa in un film finalmente suo. Eppure vien fatto di credere che un giorno non lontano anche Laura Nucci, che in fondo così com'è risulta già una dotata e attenta attrice, troverà una sua strada ricchissima, ce lo auguriamo. FILM PRINCIPALI: palio (Cines, 1952); 1860, non son gelosa (Cines, 1955); UN cattivo soggetto (Artisti Associati, 1933); Liei sommerse (Roma, Int., 1934); freccia d'oro (Ala, 1935); un bacio a fior d'acqua (s.a.f.a., 1935); danza delle lanCETTE (B. M., 1936); l'impiegata di papà (S.A.P.F., 1936); BALLERINE (A.P.I., 1936); condottieri (Cons. Condottieri, 1937); l'ultimo scugnizzo (Juventus, 1939); diamanti, piccolo hotel (Alfa, 1959); belle o BRUTTE SI SPOSAN TUTTE (AtlaS, I939); LA MIA CANZONE AL VENTO (S.A.F.A., I939); IL CAVALIERE DI SAN MARCO (Juventus, 1939); la voce senza volto (id., 1939): IL BARONE DI corbò (id., 1959): il suo destino (A.P.E., 1939); eravamo sette vedove (Manenti, 1939); castelli di carta (Scalerà, «939> PTJCK 292