Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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ADOLESCENZA E VECCHIAIA Edison e ...«Edison li faceva lavorare quelli dell'Ufficio brevetti, a riempirgli brevetti e dichiarazioni. Per trovare un filamento alla sua lampada elettrica, che fosse possibile, che desse una seria garanzxa commerciale, sperimentò ogni specie di carta e di stoffa, filo, lenza, fibra, celluloide, legno di bosso, guscio di cocco, abete, noce americano, alloro, trucioli di acero, legno di rosa, fungacelo, sughero, lino, bambù e il pelo della barba di uno scozzese dalla testa rossa; ogni volta che gli veniva un'idea, faceva esperimenti... ». (John Dos Passos 42 parallelo) IN origine, quando il cinema non era ancora nato, le prime rudimentali proiezioni di immagini erano considerate opere di tenebrosa magìa, e non pochi furono coloro che dedicandosi a queste proiezioni per lucro o per interesse scientifico, furono accusati di stregoneria e tormentati in conseguenza, con quel singolare impegno che i nostri padri ponevano nel compiere simili atti di giustizia. Ma il cinematografo, fra tanti illustri antenati e numerosi padri, un mago autentico lo ha avuto, anzi un uomo che l'umanità più prossima, forse per reagire a quella deplorevole mancanza di mistero che distingue la nostra epoca, ha chiamato ti mago ». Il Mago di Orange. A noi, quando eravamo ragazzi, Edison ha sempre fatto l'impressione di un uomo dotato di fenomenali disposizioni per le scienze esatte, ed in cui fosse rimasto, nel fondo, un fanciullesco bisogno di pasticciare con ogni sorta di ammennicoli, al solo scopo di procurarsi un passatempo. Gli altri uomini subivano la schiavitù della noia. Edison aveva trovato un diversivo: inventava qualcosa. E se da questo, in omaggio al detto che vuole :he da cosa nasca cosa, nascevano dei denari, tanto meglio. Il mago era un uomo che mangiava e si vestiva come gli altri. In cerca di un passatempo, Edison mise l'occhio su quella « trappola » rudimentale che allora, esattamente cinquanta anni or sono, passava attraverso le prime fasi della sua evoluzione : il cinematografo. Così, il 2 settembre del 1889, al laboratorio di George Eastman perviene la prima ordinazione di pellicola cinematografica da parte di Edison. La pellicola, che era stata brevettata solo nel mese di aprile dello stesso anno, era del tipo usato tuttora : 35 mm. di larghezza e perforazioni laterali. Che cosa poteva servire a Edison questa pellicola? Nemmeno a dirlo; il Mago di Orange, con un colpo della sua bacchetta (almeno a noi piace immaginare che sia così) aveva tratto dal nulla il primo apparecchio di proiezione e lo iveva battezzato Kinetoscopio. Per la storia, la prima prova del Kinetoscopio costruito nel laboratorio di Edison ebbe luogo il 6 ottobre 1889. L'apparecchio di cui esistono ancora rari esemplari non tanto nei musei quanto nei baracconi delle fiere, previa introduzione di un nichelino permetteva a un solo spettatore la visione di brevi scene per lo più comiche. In seguito il Kinetoscopio subisce dei perfezionamenti e viene diffuso negli Stati Uniti e rende, naturalmente, un certo numero di dollari. Il Mago, soddisfatto, si frega le mani. Non solo, ma poiché le richieste di questi apparecchi e di conseguenza le richieste di pellicole da proiettare si fanno numerose, il Mago, dimostrando ancora una volta la sua spaventosa versatilità, si improvvisa produttore, costruisce un teatro di posa e gira dei film con una macchina da presa chiamata « Cinetografo ». Ma Edison, per chi sa quale lacuna del suo formidabile cervello, non intuisce i grandiosi sviluppi del cinema. Egli è pago d'aver costruito questa piccola macchina che funziona abbastanza bene e si compiace al pensiero che molti spettatori, ma uno alla volta, si dilettino al Kinetoscopio. E mentre il Mago di Orange rimane fermo al suo Kinetoscopio, i fratelli Lumière lo sorpassano e trasformano l'apparecchio individuale di Edison nell'apparecchio di proiezione vero e proprio. Così si chiude l'attività cinematografica di Edison : il Kinetoscopio che ha avuto una splendida adolescenza diventa improvvisamente un vecchio balocco e si rifugia nei baracconi da fiera, trastullo domenicale di gente schiava della noia. VITTORIO CALVINO LE MOEiTRE riscaldate: Un medesimo mito era oggetto di diverse elaborazioni, riappariva trattato in maniere differenti presso 1 tragediografi classici dell' antichità. Quando nel Rinascimento l'antichità fu rimessa in voga e animò di sé il gusto e la poesia dell'epoca, si arrivò perfino alla traduzione pura e semplice di tragedie antiche adattate al gusto letterario classicheggiante : così una Giocaste di un Ludovico Dolce è in sostanza una traduzione da Euripide. Ma si badi bene: Euripide. Quando nel secolo xvm a Venezia Francesco Guardi toglieva da altri artisti i soggetti delle sue pitture, compiva addirittura dei « plagi »: da Brustolon, Canaletto, Solmena, etc. Ma quali « plagi » fossero sa chiunque confronti, poniamo, la maggiore freddezza del Canaletto con quella inconfondibile aura poetica che fa di Guardi, con tutte le sue imperfezioni architettoniche, il maggiore artista fra 1 due. Qui il « rifacimento » era addirittura conquista di una zona d'arte più elevata. Dacché cinema è cinema, si sono sempre non soltanto messe sullo schermo celebri opere letterarie: ma di una stessa opera si sono vedute anche successive versioni. Uno stesso personaggio o gruppo di personaggi è passato attraverso successive incarnazioni, si è concretato in differenti gruppi d'attori che si agitavano in un medesimo dramma. Da Maria Jacobini in poi quante Resurrezioni! Dolores Del Rio, Lupe Velez, Anna Sten, furono altrettante Katuscie e tutto ci fa pensare che non saranno le ultime. Quanti delitti e quanti castighi, da quello russo del 'io! Almeno quattro, biamo veduto Raskolnikov e Jean Val Jean, Oliver Quante volte, in quanti successivi aspetti non abTwist e gli ultimi giorni di Pompei? E i moschettieri, di tre che erano sono diventati almeno dodici. Disponiamo di numerose signore dalle camelie, e di tre studenti di Praga. Né trascureremo le primule rosse e i prigionieri di Zenda. David Copperfield col suo Wilkins Micawber, la sua vecchia zia e l'odioso Uriah Heep sono tornati più d'Una volta a ricordarci sullo schermo la nostra adolescenza che fu. A tutte queste resurrezioni abbiamo assistilo con una sempre più solidale alacrità di spettatori. Ma bisogna intendersi. C'è modo e modo, E c'è rifacimento e rifacimento. Quando su di esso veglia, bene o male, l'ombra di un Dickens o di un Tolstoi, andiamo d'accordo. Ma da questo al rifare storielle d'infima importanza ci corre. Si scende poi a capofitto nell'abisso quando si rifanno lettera per lettera, inquadratura per inquadratura, movimento di macchina per movimento di macchina storie per di più magari melense. In tali casi il nostro disappunto di spettatori si fa inconsolabile. E quanto ci sentiamo lontani dal poter dire che ballo al castello, assenza ingiustificata e una moglie in pericolo non sono tolti da pellicole tedesche; che belle o brutte si sposan tutte, l'amore si fa così, un mare di guai, dora Nelson non sono tolti da film francesi! Come ci riuscirebbe difficile affermare con una mano sul cuore che un viaggio verso il sole leste annunciato per la regia di Carlo L. Bragaglia e l'interpretazione di Vittorio De Sica, Maria Denis e Umberto Melnati non c'entra proprio per niente con due cuori e un'automobile (Paris Mediterranée) diretto da Joe May con Jean Marat, Annabella e Biscot! Con questo non si vuol dire che il metodo di ispirarsi ogni tanto, e con grano di sale, a fonti straniere, non possa dare risultati utili quando le opere in questione giustifichino abbondantemente il <( trasferimento ». Del resto quando tale giustificazione esista, il metodo non è applicato soltanto da noi con le cose altrui, ma anche fuori d' Italia con le cose nostre. Sicché per esempio, vedi caso, la stona di darò un milione è andata all'estero; e anche Luciano serra avrebbe varcato le Alpi, se recentemente in Europa non fosse poi successo quel che è successo. 314