Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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/7lóJucl ooeét~ "Ed" H ultimo del ll/lozalt Il signor Edemondo Mozart, uno dei più ricchi esercenti di sale di proiezione degli Stati Uniti è morto in questi giorni a Los Angeles e ha chiuso così come sembra, la serie esilissima dei discendenti del grande compositore tedesco. Egli era divenuto uno dei più ricchi personaggi del ramo commerciale del cinematografo, ma non per questo si era dimenticato della sua nobilissima origine della quale sembra andasse assai fiero come un'eredità artistica che lo interessava assai da vicino. Edemondo Mozart aveva vissuto ultimamente in Olanda in continuo contatto però col paese nel quale era andato a costruire la sua fortuna, e aveva cercato di restare, alla sua maniera almeno, il più possibile vicino a quelle arti che maggiore affinità presentavano con quella che tanto celebre aveva fatto un tempo il cognome che egli portava. La storia della sua discendenza dal grande Wolfgang Amadeus è quella comune ad almeno il cinquanta per cento degli emigrati. All'inizio del secolo scorso un cugino diretto del Maestro lasciò la vecchia Salisburgo e si diresse ricco di coraggio e di speranze verso il nuovo mondo. Laggiù egli condusse una vera vita da cani, co; nobbe tutti i mestieri possibili e girovagò dal nord al sud e dall'Atlantico al Pacifico, mutò mille volte di nome, pur restando ufficialmente un Mozart senza però tenere in eccessivo conto la grandezza del suo nome. Suo figlio, che morì ancor giovane per un morso di vipera, aveva lasciato al mondo un ultimo rampollo dell'illustre famiglia, Edemondo, o più brevemente « Ed » che al contrario del nonno andò sempre fiero del nome che portava e che seppe dal nulla creare una fortuna. Più volte milionario, diede possibilità di vita e di lavoro a migliaia di persone. Già nel 1885 fece parlare assai di sé con un originalissimo locale nel quale si eseguivano musica e danze e che era una specie di strano connubio tra il cabaret e la sala da concerti. Più tardi, direttore di un teatro di varietà, portò tante e così intelligenti innovazioni ai suoi spettacoli da ricevere ben presto proposte di imprese e di società teatrali. Impresario a sua volta e capo di uffici propaganda, andò ben presto accumulando capitali che gli servirono nel 1909 per comperare in blocco dodici cinematografi che lentamente ingrandì e portò al piano di locali di prima visione. A questi, altri se ne aggiunsero e il suo campo si spostò dalla città madre fin nelle regioni più lontane degli Stati Uniti. Oggi la fortuna che egli lascia è calcolata a diecine di milioni di dollari. La cronaca che ci riferisce la sua vita e quella dei suoi avi più diretti parla di un suo costante amore per il grande Amadeus. Modernissimo tìglio di una grande e classica tradizione europea, Edemondo Mozart trovava i suoi momenti più alti ascoltando alla radio dal vecchio mondo le note immortali della musica che portava il nome della sua famiglia. Avrà forse allora pensato alla vecchia Salisburgo per lui ormai irraggiungibile e irreale, per lui vissuto tra le luce friggenti e false di palcoscenici e di schermi, e sarà andato mentalmente con) parando l'ironia di quel suo breve nomignolo « Ed » con l'altro del suo casato pieno di responsabilità e di storia. Il suo sogno era di venire un giorno nella Germania dei suoi padri e fu invece la Germania che in lunghe storie fotografate andò da lui, nei suoi cinema, in una breve vita di ore. E ora proprio che dai teatri di Neu Babelsberg la storia di Wolfango Amedeo Mozart sotto il titolo Etne kleine Nachtmusik, pronta e viva stava per iniziare il suo viaggio nel nuovo mondo forse per fermarsi un giorno in quelle sue sale di Los Angeles, l'altro Mozart, « Ed » l'americano, non ha più cinematografi sui cui schermi sognare. tllltoìm al pìlmi paM Tra i film americani, che, caldi ancora di forno stanno mandando in visibilio quelle folle, Hollywood Cavalcade sembra muovere il chiasso maggiore, così come esso va empiendo di sé le coloratissime pagine di tutti i settimanali cinematografici degli Stati Uniti, e della sua eco quelli di Inghilterra e di Francia. E Hollywood Cavai COLOSSALE ili ST0PEND005.' BREATH-TAWNG' irs TMEFtm orme. CENTURY/ ' L'abbiamo visto ora ed è orrendo ' cade sarà senza dubbio un film interessante, così come è stato concepito, come cioè una rassegna cinematografica del cinematografo stesso e della sua città madre attraverso i tempi, da quelli primitivi ed aurei delle piccole comiche alla panna montata, e dei grandi film a episodi con i pionieri e le fattorie spostabili in legno grezzo, giù giù fino alle sfarzose e babiloniche riviste musicali, alle « Follie » dalle cento e cento gambe perfette, ai drammi a sfondo sociale e propagandistico dell'esercito, della polizia, della marina, dell'aviazione. Il film dovrebbe perciò nel suo assunto convincere dei progressi continui della cinematografia americana e condurre il pubblico per mano attraverso tanti densi anni di pellicola per dargli evidente e chiaro il senso della perfezione raggiunta e del grado raffinatissimo di divertimento e di gusto che Hollywood ha saputo dare al mondo. Nei suoi pratici risultati però esso sembra aver raggiunto al contrario mete diverse e la parte del pubblico che è maggiormente interessato alle cose del cinema, i produttori, sono addirittura giunti a tutt'altre convinzioni. Che cioè, lasciate le luci e le « Follie », se si vuole rinsanguare la fantasia spremuta e rispremuta della nuova produzione è necessario tornare all'antico, al primordiale, al « Senza parola e velocità ». La poesia dei ritorni ha dunque fatto presa anche sul ferratissimo e industrializzato cuore di Darryl F. Zanuck che è corso subito dopo la visione del film alla ricerca del vecchio Sennett e di Harry Joe Brown per riprendere l'ormai storico filone d'oro? La verità è che in Hollywood Cavalcade chi trionfa è Macie Sennett e le sue girls in costume da bagno principio di secolo e le scenografie di consunte staccionate di legno con i cani girovaghi e i poliziotti baffuti e grassi, e che il pubblico d'America come quello di tutti gli altri paesi del mondo presenta sintomi di stanchezza e desideri di un rifugio tranquillo in modi già sperimentati e semplici. LEFT AT THE ALTAR, OR LOVE IN a pullman car sarà il primo film del nuovo gruppo produttore. In esso compariranno ancora le « allegre bagnanti » e le sgangherate Ford, i camerieri strabici e le tartine alla crema. Ma potrà il vecchio Sennett spogliarsi del fardello lustro e scintillante di questi ultimi anni per ritornare puro alla sua vecchia maniera? Il mondo e le cose camminano e se è lecito volgersi indietro a guardare, impossibile è quasi sempre ritornare al principio e rifare il cammino inverso. GLI. f y...v!..?.jsacrs (Film Weekty) 315