Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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wmm m mswm ©a®ias3a wi * * * * ECCELLENTE * * * BUONO f» MEDIOCRE * SBAGLIATO *** ACCORDO FINALE (Accorti fina/} Francia -Produzione: France-Suisse film-Artisti Associati Regìa: I. R. Bay Soggetto: I. R Bay Direttore di produzione: I. R. Bav Sceneggiatura: ]. Natanson ■ Scenografia: j. Nalanson Commento musicale: H. Herbiay Operatore: R. Nicholas Interpreti: Kathe De Nagy, ]ules Berry, Josette Day, Georges Rigaud , Alerme. IN SOLI quindici giorni la Francia ci ha mostrato un gruppo di film, ai quali, in piena onestà, occorre dare il nostro pieno riconoscimento. Si è molto discusso sulle qualità più o meno cinematografiche del cinema francese, sulla sua staticità, sulla sua teatralità ecc., ebbene accordo FINALE è proprio la chiara dimostrazione che esistono film francesi fatti al cento per cento di cinema La storia che si svolge in una costante atmosfera di gaiezza e di spensieratezza del tutto giovanili, intessuta di tanti piccoli paradossi che rendono più gustoso il fatto centrale, ha il pregio sppratutto di essere di una immediatezza spettacolare degna dei più indiavolata film d'America. Kathe de Nagv, Jules Berry, osette Day, Georges Rigami, che sono tra i principali interpreti, si sono mostrati ancora una volta ottimi. **** DELIRIO (Orage) Francia Produzione: André Daven-E.l.A. Regìa : Marc Allegre! Soggetto : Marcel Achard e lean Lustig da un racconto di T. Bernard Sceneggiatura: Marcel Achard e Jean Lustig Commento musicale : Georges Aurie Interpreti : Charles Boyer, Michele Morgan, Liscile La n l'in, Jean L. Barrault, Robert Manuel. PERCHÈ dall'originale orage, indovinatissimo e pieno di sapore, si sia scesi al titolo delirio di ben più misera classe non siamo riusciti a spiegarcelo. Misteri che tradiscono però sfumature di gusto che hanno anch'esse il loro grande valore. delirio è indubbiamente il più bello tra i film francesi che in questa nostra stagione ci è stato dato di vedere, bello e perfetto in ogni suo aspetto artistico o morale, bello nella recitazione dei suoi attori, nella regia che lo guida, nel suo dialogo, nella sua tesi. La passionalità della storia, nelia coloritura di una fotografia di perfetta aderenza spirituale alle scene, in quella di una rara ambientazione, perde addirittura il valore di fatto innalzandosi a vera e propria poesia. Non si può parlare di Michèle Morgan in due o tre righe. GIUSEPPE ISANI -¥ IL SEGRETO INVIOLABILE Italia (in doppia versione italo-spagnola) Produzione: Nembo-Art. Ass. Regìa: De Coniar, Piero Ballerini Sogg.: De Cornar Dirett. prod . : Giulio Fattori Scetiegg : l'teio I ' climi Musica: Maestro Nuccio Fiorda Montaggio : Duilio Lucarelli Operatore . Mila I n /,■ Interpreti : [ose Nieto. Maria Mercader. Maria Dominiani, F. Garda, Sinaz , Ugo Ceseri ANCHE in questo film italo-spagnolo viene in ballo l'America carceraria e la satira dei gangsters, degli scassinatori, degli sceriffi, e di tutto, in brevi;, l'aspetto puramente superficiale di quella vita, che colpisce in generale coloro che dell'America hanno più che una conoscenza, un vago e balordo sospetto, il segreto inviolabile dal punto «li vista cinematografico poi è di ben scarso livello Esso non è altro che una noiosa cucitura di piccole scene spesso tanto distanti come clima l'ima dall'altra da riuscire inaccostabili e stucchevoli. La regia di De (tornar è tanfo dimessa da non apparire quasi come tale. Gli attori sono José Nieto, Fortunato Garcia, Maria Mercader, Ceseri, Siuaz, Maria Dominiani. * ¥* LO VEDI COME SEI? Italia Produzione: Alja-Cinf ■ Re<{ìa: Mario Mattali Direttore di produzione : Eugenio Fontana Soggetto : A. Franimi Sceneggiatura: Vittorio Metz, Mano Mai Ioli Interpreti: Macario. Filippi. Franca Ciocia. Enzo Bilioni. La Minora. Greta Gonda , Carlo Rizzo. Vinicio Sofia. Carlo Campanini . Armando Miglian. Guglielma Barnaba . IL SUCCESSO di Macario non ha ceduto alla seconda prova come molti pessimisti temevano. Il comico piemontese ha dimostrato di non essere soltanto una trovata ma di essere sopratutto una maschera cinematografica capace di nuovi e svariati atteggiamenti. Ho sentito rimproverare da qualcuno l'esasperazione farsesca di tutta la storia. Comunque a questo secondo film di Macario non manca ne soggetto, né interpretazione, né trovate. Fra le trovate qualcuna ha un valore tanto metafisico da lasciarci credere che non sia completamente intenzionale La sceneggiatura, comunque, è un raro saggio di precisione. La regia di Mattoli è veloce come lo è un cavallo che il peso del carro spinge in discesa ¥*** I PRIGIONIERI DEL SOGNO (La fin du jotir) Francia Produzione : Regina-Colosseum Regìa : fulien Duvivier Direttore di produzione : R. Vernay Soggetto : fulien Duvivier Sceneggiatura: Charles Spaa/f e fulien Duvivier Scenografia: Jacques Krauss Operatore: Christian Matras Interpreti: Victor Francen . Michel Simon, Louis fonvet, Madeleine Ozeray, Gabrielle Dorziat , Arqmllere , Arthur Devore. QUESTA volta i riduttori italiani si sono torturati le meningi e sono riusciti a dare al film un titolo aderente ed espressivo. Questo film, di cui il pubblico ha sentito parlare in occasione della Mostra cinematografica veneziana, si svolge in una casa di ricovero per attori, una specie di isola in cui ognuno di questi idoli tramontati porta il riverbero della grande passione che li ha sorretti e i frammenti di una gloria ridotta ormai a un album di ritagli gelosamente custodito. Sono dunque parecchie vicende parallele che si svolgono e si concludono durante i duemila metri del film. Lo svolgimento, anche se affatto frammentario, risente però dei diversi temi di sviluppare ed ha in qualche attimo una certa discontinuità. In ogni caso il film ha una ossatura, uno stile, una architettura lineare e ridotta ai soli elementi che contano. Così di un complesso di elementi scarsamente cinematografici si è tratta una vicenda che riesce ad essere perfettamente un film anche se impercettibilmente velato di melanconia letteraria. Ma nulla vi è di letterario oltre la melanconia. La trattazione ha una saldissima ossatura cinematografica, in una sceneggiatura perfetta da cui i caratteri vengono alla luce senza incrinature, penosamente umani, dolorosi come il bagaglio di sogni inappagati che si immagina dietro di loro. Questo il valore artistico; ma quello umano è infinitamente più grande. Tutto il film è un omaggio sentito, voluto, che commuove con mezzi semplici e senza affannarsi di retorica. Il giuoco dei personaggi che continuano il loro personaggio e portano al di là della scena i panni e l'atteggiamento per cui hanno vissuto non è soltanto un artificio scenico ma una immedesimazione in un mondo di inquietudini inappagate che legista e interpreti intuiscono nel loro prossimo o lontano domani. Duvivier ha retto tutta la narrazione con mani salde e* con quella maestria che tutti gli riconoscono. L'importanza persuasiva dei dettagli è diventata vera e propria scienza in questo regista che è uno elei pochi a sapere sempre le conclusioni cui tutto il suo lavoro deve arrivare, li] film come questo, naturalmente-, non esiste senza una grande interpretazione, Louis Jouvet negli abiti di un Don Giovanni appassito è insuperabile: è tutto una esasperazione di ambizioni appagate e di atteggiamenti odiosi che finiscono per essere cari poiché ci appaiono come il riflesso eli una personalità ormai scomparsa. Michel Simon ha dato vita a un vecchio guitto, animato da una passione da adolescente, che non «■ mai riuscito ad avere un'ora di gloria e che si è rinchiuso in una crisalide di scontrosità tragicamente commovente. Gli altri interpreti sono: Victor Franceen, Madaleine Ozeray, Gabrielle Dorziat e molti altri che non passano che per un attimo davanti ai nostri occhi. Tutti hanno una importali/, i e tutti riescono a lasciare dietro di sé l'idea che molte altre cose ci possano raccontare e che. se non lo fanno, è soltanto per serbare un sapore più intimo alla propria tristezza. 26