Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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IL PUBBLICO DI UN PAESE I IL pubblico dei centri rurali ha due modi di andare al cinematografo: a pagamento, nei piccoli locali dei paesi, e gratis, in piazza, quando arriva l'autocinema del Dopolavoro. Nei due casi, dimostra gusti e preferenze del tutto diverse. Conosco da qualche anno il proprietario del cinematografo di un paese del Piemonte: un giovanotto che, a casa sua, non si occupa solo di spettacoli, ma ha pure un negozio di ferramenta e un allevamento di polli; questo perchè, con una sola delle tre attività, non gli sarebbe possibile tirare avanti. « Cosa volete » mi disse quando ci incontrammo la prima volta nel capoluogo « mi basta dare una rappresentazione sola, la domenica sera, per esaurire tutto il pubblico che ha voglia di vedersi il film ». Qualche tempo dopo ebbi modo di passare dal paese, e vidi così il locale: uno stanzone col soffitto a lastre di eternit, che certo doveva esser stato, in origine, un magazzino di cereali o qualcosa del genere, ridotto a cinematografo mediante uno schermo, una cabina con una sola macchina da proiezione, e delle file di panche e di seggiole. D'istinto, si immaginava il locale pieno di una folla di ragazzini impazienti e di gente del paese in vena di divertirsi : il proprietario mi confermò che, in pratica, una delle fatiche maggiori era quella di tener tranquillo il pubblico durante gli intervalli, o quando la vicenda, sullo schermo, raggiungeva i vertici dell'emozione. Per il resto, le cose si svolgevano in modo sempli cissimo : tutta la gestione era basata sul proprietario e su suo padre. Dalle otto e mezza alle nove, la domenica sera, il mio conoscente si metteva nel botteghino a vendere i biglietti : prezzi base, due lire e una lira pei grandi, e da cinquanta a trenta centesimi, a seconda delle disponibilità dello spettatore, per i minori di anni sedici. Alla porta, il padre fungeva da « maschera ». Alle nove, se la sala era piena, il padrone chiudeva lo sportello, e passava in cabina, come operatore, mentre l'altro si sedeva su una panca dei secondi posti, pronto a prendere a scapaccioni i piccoli più chiassosi. Alle undici tutto era finito, e pubblico e impresari andavano a letto. Gli affari non erano cattivi : pagato il noleggio, la luce, le tasse e il resto, l'utile netto si aggirava sulle cinquanta lire per domenica. Certo, se non ci fossero stati i polli e le ferramenta, il mio conoscente non avrebbe potuto vivere; ma così, il cinema serviva ad arrotondare il bilancio e a procurargli una occupazione interessante. Aveva persino tentato un « circuito », prendendo in affitto il cinema di un paese vicino : con lo stesso film, dava due spettacoli. Infatti, mentre il cinema numero uno cominciava alle nove con il LUCE, il numero due iniziava alle nove e dieci con il film : due ragazzini, in bicicletta, facevano la spola fra i due paesi, scambiandosi le scatole di pellicola a metà strada, in una specie di staffetta notturna. « Ma ho smesso presto » mi diceva l'impresario « pagato l'operatore, i ragazzi il resto, non ci guadagnavo quasi nienl erano sempre grane, con le case e ci ubblico ». uali erano le esigenze di questi spettato! ' ui il mio conoscente non aveva le idee clj , urto chiare, anche perchè, a quanto coii-| presi, i suoi gusti personali non coincidvano con quelli del pubblico. A lui piaci vano i nomi celebri, i divi e le stelle chti noleggiatori indicavano con caratteri vist-< si: invece, molto spesso, al pubblico scasamente erudito del suo locale, questi n! mi non facevano né caldo né freddo. C'er-f no, è vero, giovanotti e ragazze, specv quelle che lavoravano in fabbrica, che, a traverso la lettura dei settimanali, potevi no apprezzare nomi come quelli di Tyrorl Power o di Annabella; ma questi spettate | erano anche facili alla critica, e in grac di ricordarsi l'età del film presentato. M glio quindi gli altri, che chiedevano so due cose: film sfarzosi, in costumi storici di fantasia, e drammi capaci di commu vere, specie se arricchiti di esibizioni cani . re. Non era facile scegliere opere di tal g nere nelle liste dei noleggi, soprattutto pe, che film che avevano reso bene in città (ai me moltissime commedie del tipo comic sentimentale) in paese irritavano, scontei tando gli abituali frequentatori: e siccon il film era dato una sola volta, chi ne facev le spese non era la pellicola incriminate ma quelle successive. Per due domeniche il cinema restava semivuoto: poi la fiduci ritornava. Film che il mio conoscente ricordava col simpatia, per il buon esito che avevano da to, erano margherita gauthier con la Gai bo, IL CORSARO NERO, IL DOTTOR ANTONIO non ti scordar di me (per merito di Gigi e, unica pellicola per la quale era stata n6 cessaria una seconda visione, angeli senzi paradiso. L'esito negativo più clamoroso s era avuto con Atlantide di Pabst, noleggia to, anni prima, per inaugurare la macchin; del sonoro. La gente se n'era andata prim. che lo spettacolo finisse. Cosa del tutto diversa è invece la proiezio ne in piazza offerta dal Dopolavoro : qui i pubblico è molto più numeroso, meno pra fico, essenzialmente rurale, ed ha tutt'al tre esigenze. Ho avuto modo di interessar mi di questi programmi, e di notare qual cosa. In genere, vanno in piazza a veder» il film un po' tutti, anche gli uomini e 1< donne di una certa età, non convertiti an cora alla teoria del divertimento necessarie e a cui spendere anche una sola lira per i cinematografo, sembrerebbe una cosa enor me. Questo pubblico, di positive idee economiche, non ha grandi pretese, soprattutto perchè pensa che tutto quello che si ha gratuitamente dev'essere accolto con educata riconoscenza, ma ha però delle concezioni chiare. Sa di andar a vedere un film di propaganda, e, in fondo, lo richiede, 138