Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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ATTORI CIOÈ CARATTERI L'IMPULSO dato alla cinematografia nel nostro Paese, il moltiplicarsi delle iniziative, l'ingrossarsi della produzione nuova, mette in primo piano il problema di quello che si dice l'immissione di forze nuove: da Sondrio a Catania, da Bari a Trento, in giovani di tutte le classi sociali sentiamo agitarsi più intensa e concreta la speranza di convergere verso i teatri di posa. Si fa quindi più che mai preciso il dovere, per una rivista seria, di richiamare l'attenzione sulle grandi difficoltà e responsabilità che la professione d'attore cinematografico implica : almeno per chi si proponga di esercitarla in forma degna e memorabile. Il lavoro dell'attore cinematografico è lavoro di precisione, lavoro d'orologeria; la sua interpretazione, dopo le necessarie prove, d'una particolare scena, a un certo punto entra nel regno dello stabilito, dell'irrimediabile; non c'è più modo di richiamarla indietro, di far meglio la sera dopo : la pellicola la possiede in maniera definitiva e fissa. Si capirà da ciò quale studio, quale esattezza debbano essere reclamate da chi voglia passare per grande attore : e non si dica, all'incontro, che la maggior parte degli aspiranti sono attratti soltanto da argomenti di carattere sociale ed economico; i giovani di provincia, nelle loro ambizioni tanto spesso frustrate, sognano sé medesimi non soltanto nelle vesti di persone ricche e mondanamente note, ma anche di interpreti e di caratteri memorabili. E se ci sbagliamo li preghiamo di contraddirci. Ecco dunque che l'attore, il quale stia imparando il mestiere, non deve dimenticare la grande importanza della propria funzione; infatti, appunto per quel carattere definitivo, immutabile di cui si diceva, essa partecipa alla creazione stessa dell'eventuale opera d'arte; il film non ne può prescindere, non ha un'esistenza a sé come può averla una commedia considerata come opera d'arte letteraria. Non sempre, nel la visione alquanto generosa e romantica che essi hanno della professione d'attori, i lontani aspiranti si fermano a considerarne dettagli d'indole pratica. La creazione del personaggio avviene, per l'attore di cinema, nell'ambito di specialissimi mezzi tecnici che la rendono più che mai irta di difficoltà. Si pensi che la ripresa del film naturalmente non è svolta di seguito, secondo il racconto della sceneggiatura : sicché l'attore deve di volta in volta, di posa in posa, ritrovare le espressioni, gli atteggiamenti, le intonazioni adeguate, senza l'ausilio di quel fervore crescente che può essere dato all'attore di teatro dalla continuità e dal giusto ordine cronologico della sua opera. Lavorando a sbalzi, fra ripetizioni e interruzioni e ritorni, l'attore di cinema deve sempre sapersi ritrovare di fronte alla macchina nell'atteggiamento giusto. Di qui l'obbligo di essere controllatissimo, di raggiungere una straordinaria conoscenza dei propri mezzi in rapporto ai mezzi del cinema : sapere, ad esempio, in quale piano o campo debba agire per un determinato quadro; e non tralasciare, non trascurare nulla. L'attore di palcoscenico può fingere di compiere una data azione, può procedere per allusioni ed accenni, mentre all'attore di cinema questo è precluso. Ogni espressione ha per lui il carattere impegnativo delle cose captate per sempre : deve essere chiara, evidente ed in perfetta relazione con quanto precede e quanto segue. Altrimenti ne escono personaggi provvisori, incoerenti e generici. E infatti non bisogna dimenticare che appunto questo è il fine che il laborioso sforzo tecnico dell'attore si propone: creare personaggi, caratteri. Sicché alla base del lavoro pratico dell'attore, nei casi degni di nota dovrebbe trovarsi sempre un preparatorio lavoro d'osservazione del mondo, di precisazione dei caratteri, dei gusti, delle virtù e dei vizi della figura interpretata. Abbiamo visto purtroppo sullo schermo medici che avrebbero potuto benissimo es sere ingegneri o agenti di cambio, se non per qualche gesto superficiale e generico al letto di malate scialbissime; abbiamo visto persone, delle quali assolutamente non s'intendeva chi fossero o che cosa ci rappresentassero, all' infuori di quanto era reso necessario dallo sviluppo di storielle vuote e prevedibili; e via dicendo. Personaggi, insomma, che per modo di dire entrano per un orecchio ed escono dall'altro senza lasciare traccia. L'attore ha quindi una posizione essenziale nel coadiuvare l'opera del regista: quest'ultimo deve creare la coerenza della parte che l'attore è chiamato a formare. Alle volte il regista può valersi di mezzi che escludano la necessità di mostrare il volto del personaggio in una regolata espressione : il voluto effetto psicologico può essere raggiunto di spalle; o può trarre evidenza da un gesto veduto di lontano. Eccezionale è poi il caso estremo di attori assolutamente inesperti, come indigeni di terre lontane, con i quali il regista opera secondo una propria visione. In conclusione, dunque, l'attore è ben altro che corpus vile nelle mani del regista; anzi la sua responsabilità è grandissima, le possibilità di improvvisare sono scarsissime, la padronanza della tecnica, della tastiera espressiva dev'essere assoluta. E assoluta dev'essere la coscienza dei particolari caratteri della recitazione cinematografica, il senso dell'inquadratura, del campo visivo, e via dicendo. E alla base di tutto ciò, ripetiamo, dev'essere un grande lavoro d'osservazione, una conoscenza di quel mondo in cui le vicende interpretate si svolgono, del modo di camminare, di parlare, di guardare delle figure che si vogliono far vivere. Tanto che oltre alla specifica preparazione tecnica, oltre agli studi riguardanti la maniera di applicare cinematograficamente le proprie possibilità espressive, chi si accinge alla professione di attore dovrebbe anche guardarsi attentamente intorno, specie là dove la vita umana ^i svolga più tipica o intensa, in tribunali e ritrovi, in caffè ed in giorni di festa, in funerali ed in matrimoni, dovunque siano aspetti umani comuni o strani, gioiosi o dolorosi da scorgere. NOMENTANO BORGHI