Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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TELEVISIONE &M.&aiMì ffisrarama PASSAVAMO tempo fa per una via di Roma quando un capannello di gente davanti a una vetrina attirò la nostra attenzione. Si trattava di una trasmissione radiovisiva e tutti parevano interessarsi molto. Tale interessamento del pubblico verso lo spettacolo, e lo spettacolo in sé (immagini ormai nitide e ferme), fecero nascere in noi il desiderio di osservare più da vicino questa nuova tappa del progresso radiofonico : qualche giorno dopo ci recammo in visita alla stazione trasmittente dell'E.I.A.R. La visita ci fu molto istruttiva e generò nella nostra mente, usa ormai a rapportare ogni fatto o spettacolo al cinematografo, le osservazioni che seguono. Le quali però non hanno la pretesa di essere peregrine e tanto meno definitive. Tutti conoscono gli effetti dell'improvvisa irruzione del suono nel cinema. Questo, che aveva faticosamente affinato attraverso laboriose esperienze "ed errori i mezzi espressivi di cui disponeva, altri inventandone, fece un passo indietro, perdendo in breve gran parte di quanto aveva guadagnato. In altri termini, la parola ebbe il sopravvento e venne a turbare un sistema narrativo in cui era ormai ridotto al minimo l'ausilio della didascalia e il racconto si snodava in base a canoni prettamente visivi. Con il sonoro, è noto, tutto divenne più facile. Una situazione scabrosa, uno stato d'animo complesso, un pensiero, una reazione intima non abbisognarono più di corrispondente materiale plastico in cui simboleggiarsi, bastò una frase, una parola; e il cinema, mancandogli l'ansia di esternare con sempre maggior chiarezza e sintesi le proprie ispirazioni, si adagiò placidamente su degli schemi molto comodi ma troppo spesso lontani dalla vera arte. Un nuovo orizzonte sembra aprire adesso il colore. Staremo a vedere. Ora, tornando alla radio, ci domandiamo Una nuova parola di moda: iconoscopio. Ecco la pianista Anzalone 'sotto il fuoco dell' iconoscopio' (foto Pesce) se sia il caso di ripetere un analogo discorso a causa della televisione. Forse sarebbe esagerato. Tuttavia non si può negare che qualcosa del genere vada verificandosi anche qui. Abbiamo visto alcuni programmi e abbiamo seguito attentamente il modo in cui sono stati realizzati. Pur riconoscendo che le incertezze tecniche, ancora numerose, sono il motivo della tenuità di essi e della assoluta sciatteria dello stile narrativo, tuttavia un regresso nei confronti di quelli puramente radiofonici è impossibile non rilevarlo. Né il fatto è da imputare all'È. I. A. R. la quale anzi, stando così le cose, fa miracoli. È che lo spettacolo radiofonico, che era andato assumendo una particolare fisonomia, una inconfondibile economia ispirata alla suggestione uditiva, si trova ora, come già il cinema, di fronte a un artificio enormemente comodo, al quale, ovviamente, non può rinunciare. Ed è proprio la comodità del mezzo tecnico che giuoca cattivi scherzi a quelle forme spettacolari in cui, data la sovrabbondanza di esso, è molto difficile mantenere la misura e giungere a risultati esteticamente dignitosi. Ad ogni modo, gli effetti dell'innovazione televisiva nello spettacolo radiofonico si vedranno chiaramente in seguito: oggi, che si è ancora allo stadio sperimentale, ogni giudizio risulterebbe avventato e gratuito. Vediamo intanto se si possa parlare (come qualcuno ha fatto) di una vera e propria t< arte televisiva » e, in tal caso, se sia essa in grado di soppiantare o almeno fare concorrenza al cinematografo. Voci amiche di quest'ultimo si sono levate qua e là a lanciare allarmi. Ci sembra però che non metta conto raccoglierli. Diciamo subito che si tratta di una concorrenza apparente, in quanto si è di fronte a due forme espressive che se paiono molto simili, presentano invece a un osservatore non disattento spiccate caratteristiche differenziatrici. In quanto poi a concedere alla televisione (come alla radio pura) l'ingresso nel regno dell'arte, francamente noi metteremmo pollice verso. Si imputava al cinema la sua provvisorietà, ma essa è qui assoluta, inevitabile. E poi c'è un altro fatto, ed è che la televisione necessita quasi sempre di più macchine trasmittenti, o, come dicono i tecnici, « iconoscopi », in azione quasi simultanea. Questo fatto, se aumenta le possibilità pratiche della televisione, ne pregiudica al tempo stesso la sua artisticità. Infatti, se nel cinema, dove tutto può essere revisionato alla fine da una sola persona, è già difficile operare secondo un principio unitario, qui risulta davvero impossibile. Se si pensa poi che proprio a codesto privilegio di trasmettere contemporaneamente da punti disparati è affidato in gran parte l'avvenire della televisione, si comprende come essa rechi già in sé i motivi per i quali sarà destinata a rimanere sempre ai limiti dell'arte. Il perchè è facile comprendere con un esempio. Supponiamo una festa popolare che abbia luogo in una città. Detta festa viene trasmessa per tele 212