Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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IO SOGNO da tempo alcuni cortometraggi sugli animali; non sulla vita degli animali, ma sugli animali come personaggi. Gli esperimenti da laboratorio coi trucchi e gli ingrandimenti necessari, le riprese sulla vita delle api ad esempio, interessano, ma il loro fine scientifico più che gnomico risulta evidente, nonostante le bizzarre sorprese di genesi e metamorfosi straordinarie. A me premerebbe riportare sullo schermo una recita di animali, inseguirli con la macchina da presa, catturarne i gesti istintivi, balzi cacce lotte, precisandone i segreti e le intenzioni. Dal cavallo di Tom Mix al cervo di sequoia, abbiamo visto gli animali recitare insieme agli uomini, ubbidire alle loro imposizioni. Io suggerisco, per intenderci, la scena di un gatto che dà la caccia a un topo: un cartone animato, d'accordo, ma questa volta in rilievo corposo e naturale, con accorgimenti di un comico istintivo, balenante di paure reali. Nel cortometraggio sulla vita delle api, un pezzo c'è, tuttavia, che si potrebbe staccare dal resto : il pezzo in cuj si narra l'attacco delle formiche ai favi del miele, d'inverno, quando le api sono in letargo. Le api trionfano, ma non è il loro trionfo che ci fa dimenticare l'ordine serrato delle nere formiche, quelle mandiboli feroci e palpitanti di furia, nel ritmo di una vera battaglia. Al pezzo di questo attacco, per mio conto, aggiungerei un altro episodio cruento, con un piatto di majolica per campo di battaglia, una formica morta al centro e due schiere di formiche di fronte (formiche rosse contro formiche nere). Uno sterminio, e i duelli darebbero vita a pagine di un ritmo addirittura drammatico. Non esage GLI ANIMALI SULLO SCHERMO ro se vi confido che persino l'ultima formica scampata alla strage è ridotta in fin di vita, tanto che riesce ad attraversare il bianco deserto del piatto come se fosse infinito. Mi è capitato di osservare, nella foresta vergine, un serpente che ipnotizzava un tropial. Il tropial è un buffo pennuto abilissimo nell'imitare il canto degli altri uccelli. Forse il serpente era irritato da quella eccessiva abilità; come gli avrebbe fatto gola, altrimenti, una preda così misera? : arrotolato intorno all'albero, soltanto la testa dondolava tra i rami, lenta e monotona, e gli occhi brillavano fosforescenti e maligni. L'uccello tentava inizi di canto, si lamentava patetico e folle, con gli unghioli affondati nella scorza : era sul ramo soprastante, temeva di perdere l'equilibrio, una strana debolezza lo doveva far leggero e privo di resistenza, finì in bocca al rettile, nel mezzo di un acuto, precipitando ad ali chiuse, fulminato dal terrore. Ma senza fare grandi viaggi, io reputo che ogni specie tra le più domestiche abbia un fascino particolare derivante da una mimica segreta, e di effetto irresistibile. In quasi tutti i film l'intervento degli animali è un gag, ha sapore d'imprevisto : la foca che batte le « mani » per applaudire i padroni pessimi attori, il tricheco che striscia sulla coda Tristezza dei cani ammaestrati : un fotografo 217 mi