Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

Record Details:

Something wrong or inaccurate about this page? Let us Know!

Thanks for helping us continually improve the quality of the Lantern search engine for all of our users! We have millions of scanned pages, so user reports are incredibly helpful for us to identify places where we can improve and update the metadata.

Please describe the issue below, and click "Submit" to send your comments to our team! If you'd prefer, you can also send us an email to mhdl@commarts.wisc.edu with your comments.




We use Optical Character Recognition (OCR) during our scanning and processing workflow to make the content of each page searchable. You can view the automatically generated text below as well as copy and paste individual pieces of text to quote in your own work.

Text recognition is never 100% accurate. Many parts of the scanned page may not be reflected in the OCR text output, including: images, page layout, certain fonts or handwriting.

^ BJBBWSaB M9MBI ** TUTTO FINISCE ALL'ALBA (5afi.< lendemain) Franati Proti. : Cine AllianceCine Tirrenia Regia: Max Ophuls Direlt. di prod . : O. Danciger Soggetto: H . Wilhelm Scenegg.: H. Wilhelm, facot Scenografia: Lotirié Coni ni. mas.: Alien Gray Operatore : Schiattili Montaggio : Sejourné Fonico : Calvet Interpr. : Edwige Femllère, Georges Rigatid. Daniel Leconrtois, Paul Azais, Georges Lannes, Michel Francois. Mai come altrove in questo tutto finisce all'alba gli elementi di ambiente, i colori, le luci cupe di atmosfera non riescono a fondere con il racconto e, rimanendone per difetto di regia estranee, rivelano il costruito e il retorico. E in fondo è proprio questa nuova retorica quella che lentamente uccide l'interesse del pubblico pur così spontaneo al principio, per il genere e il clima di queste storie. La costruzione del film sa come di frammento e di incollatura, con attacchi troppo logicamente sistematici per dare vivacità alla narrazione. La scarsa illuminazione poi delle scene, accentuata per di più dalla veramente povera luminosità del proiettore del cinema Moderno disperde più che non accentuare gli sforzi della regìa e della scenografia. Edwige Feuillère non giunge mai a dare un carattere al suo personaggio. ** UN MARE DI GUAI Italia Prod.: Atta sì. CI. Regìa: C. L. Braga glia Dirett. di prod.: Sciulghin Scenegg.: C. !.. Bragaglia, Luigi Zampa, M. T. Ricci Scenografia: Gastone Medin Operatore : Mario Alberlelli Interpr. : Uni ■ berlo Melnati, Junie Astor, Luigi Abilitante, Paolo Stoppa, Guglielmo Sìnaz, Rosetta Tofano. Innumerevoli volte nella nostra breve vita, che coincide più o meno con quella del cinematografo come pubblico spettacolo, la storia del marito che s'innamora della propria moglie credendola un'altra donna, ci è passata con nuove vesti dinanzi agli occhi. Innumerevoli volte l'altalena della medesima storia ha oscillato dal palcoscenico allo schermo e viceversa. Quello che è certo è che se Melnati film dopo film discende con tanta spensierata leggerezza i gradini della sua scala, presto, troppo presto per lui, e ce ne dispiace, si troverà a quel piano-terra ricco di impreviste dolorose constatazioni cui tali discese conducono. I salti, le piroette, l'agitazione sulle quali il film si basa per tirare avanti non salvano l'incongruenza, e la meschinità del vecchio racconto, e lo pongono anzi nel rango del trasformismo di quarto ordine, senza alcun risultato spettacolare. (Foto Vaselli). „„„.„_ GIUSEPPE ISANI DI % CHI DI Filali Dal film eravamo sette vedove il tenore d'Amelio ha inciso (Fonit 4413) un tango « languido e sospiroso » a base d'amore e di baci: Canzone a Lucia. Lo canta assai graziosamente e il disco è melodico, scorrevole e piacevole. Un altro tenorino, Fernando Orlandis, interpreta un altro tango amorosissimo Anime -nei deserto dal film omonimo, derivazione ed eco del famosissimo Mai più che ci ha cullato tutta la scorsa estate, mettendo di moda i deserti, i loro ritmi e le loro canzoni. Per scuoterci ecco un bel fox-trott con moto, Vorrei volare, dal film omonimo, cantato dal tenore d'Aurelio con coro fragoroso, che ogni tanto irrompe, travolgendo impetuosamente la voce del solista. Buon disco, animato e piacevole, per quanto la musica non sia gran che originale. Ma se non altro è divertente. Da bel ami Kramer e i suoi solisti interpretano il fox trott omonimo (Fonit 8396), una canzoncina di sapore vecchiotto e stantio di proposito, non priva di grazia nel contrasto con gli impasti jazzistici dello sfondo strumentale. le sorprese del vagone letto ha offerto a Semprini e alla sua orchestra uno slovv fox, Devi ricordare, che il pianista direttore ha strumentato a modo suo, con molta abilità e tecnica consumata. Il tenorino del ritornello vocale è Servida, e canta con molta misura e con molto garbo. L'insieme è eccellente. Dal film dora Nelson lo stesso complesso ha inciso lo slow fox Ti chiamo amore, una musichetta blandamente nostalgica, con qualche sospiretto a fior di pelle in modo da non guastarsi il sangue per le pene d'amore, i baci passati e altri simili rimpianti. Il pianoforte solista si alterna, a commento, con la voce del tenorino e con l'orchestra, in un bell'equilibrio sonoro. Dal film rose of Washington square l'orchestra di Bob Crosly ha inciso un simpatico fox trott, il cui ritornello vocale è affidato a una voce baritonale di pretto stampo transoceanico, che, in penombra discreta di secondo piano, si fonde bene con l'eccellente orchestra americana, varia di timbri e di ritmi, colorita e saporita. Ottimo disco per ballerini. Il medesimo complesso jazzistico, dallo stesso film, interpreta un altro fox: 1 never knew heaven could speak (« Non ho mai saputo che il cielo potesse parlare »), pure piacevole e adatto a esser danzato: esecuzione ottima, sia da parte dell'orchestra espressiva e sentita che del gentile sopranino cui è affidato il ritornello vocale. Semprini e Kramer (con accompagnamento ritmico) ci ammanniscono un disco vivacissimo e piacevolissimo con motivi di film : Digs digs do Tiger rag stardust Solitude, un susseguirsi di ritmi vari e incisivi, un accavallarsi di sonorità e di impasti gustosi e saporosi: ogni tanto prevale il pianoforte, con uno sgranarsi di notine periate; ogni tanto s'affaccia in primo piano la fisarmonica, che commenta umoristicamente con la sua voce legatissima, a crescendi e diminuendi, i ghiribizzi capricciosi della tastiera d'avorio. Il carattere contrastante dei due strumenti costituisce un'opposizione divertentissima, che i due magistrali solisti sfruttano con tutta la loro abilità. I medesimi interpreti si esibiscono in altri due dischi Maramao perchè sei -morto?, Grandi Magazzini, Trullalà ju. Il segnale delle 9 e 23, Illusione, Un po' d'amore. Ah, Giulietta, Swing su, swing giù, e anche questi sono riuscitissimi, gradevoli da ascoltarsi e da danzarsi, a piacere. MARIA TIBALDI CHIESA 227