Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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a \ \ i v i: Il VI It IO IL 21 APRILE 1937 anno XV E.F. si inaugurò ufficialmente Cinecittà. Il Duce assistette alla ripresa di alcuni film. Cinecittà era quindi un fatto compiuto, anche se soltanto alcuni mesi più tardi fu in grado di funzionare in pieno in tutti i suoi reparti. Sono quindi appena passati tre anni da quel giorno e gli studi del Quadrare hanno ormai acquistato quella notorietà che compete ai grandi stabilimenti cinematografici. Il suo ingresso è ormai celebre come quello degli studi M.G.M. o Fox ad Hollywood o di Pinewood in Inghilterra o quelli di Parigi; visitarla è ormai un gran sogno di tutti i turisti che vengono a Roma; a New York c'è un cinematografo che si chiama Cinecittà. Tutto questo fascino è nato in questi tre anni e per la verità non tutto il merito è di Cinecittà. È sorto per merito della nostra produzione, che, soffocata nelle programmazioni e surclassata nella pubblicità dalla concorrenza americana, si è in questi pochi anni aperta a furia di gomitate e di calci negli stinchi la via verso le mète più splendenti. Storia recentissima che si basa su alcune leggi e si abbarbica addirittura sulla fonda mentale disposizione del Monopolio. Si può dire che dati da lì la vera ascesa del nostro cinema. Nel '39 si sono girati 109 film, nel 1940 se ne gireranno 120 circa. È indubitato che queste alte cifre non si sarebbero mai raggiunte senza la ferrea legge del Monopolio. E tutto ciò senza che il livello artistico della produzione sia disceso come alcuni giustamente temevano, dato il gran numero di pellicole che si producono; abbiamo avuto invece dei lusinghieri successi e delle tangibili prove che anche questo pericolo è stato scongiurato dalle intelligenze dei nostri cinematografisti. Naturalmente non tutti questi 120 film saranno dei capolavori, ma bisognerà distinguere (cosa che i critici si dimenticano quasi sempre di fare) le produzioni fatte a scopo esclusivamente commerciale e quindi senza slanci o squarci di inobliabile regìa pur avendo tutti i crismi della dignità e del decoro, da quelli invece che per il loro complesso e la loro spesa indicano una qualche pretesa. D'altronde la faciloneria con cui si allestivano certi film sta scomparendo gradatamente. Si è finalmente capito che il «meglio » rende e che dopo tutto il buon gusto non è una qualità così difficile a trovarsi in noi italiani. Per una così grande produzione i quadri generali dell'organizzazione cinematografica hanno subito grandi mutamenti. Al cinema si sono accostati ora più fiduciosamente artisti e letterati, che usciti da un riserbo di alcuni anni, non mancheranno di portare il loro prezioso contributo alla settima arte. E così pure negli altri settori si sono dovuti creare specializzati, selezionare tecnici, trovare e provare organizzatori. I quadri sono ancora insufficienti e incompleti, comunque in via di assestamento. Quando ciò sarà avvenuto, avremo certamente un miglioramento sensibile nella nostra produzione. E così per gli attori. In meno di un anno ci siamo accorti che quelli che ci sono non bastano, si fanno quindi sforzi sovrumani per scovare nuovi elementi, e qualche visetto grazioso e qualche bel giovanotto sono stati trovati e imposti alla attenzione del pubblico. Ma non basta, che il cinema è un gran divoratore! Anche la pubblicità così come è fatta in Italia è insufficiente pur avendo sotto gli occhi gli esempi di quello che facevano le ditte americane; ma non si può certo far tutto in un giorno. Le pretese degli « arrivati » e la mancanza di sufficienti rincalzi e il tentativo di trovare fonti di maggior guadagno all'estero hanno fatto sì che si realizzassero in Italia alcune doppie versioni. Anche su questo tanto si è scritto e strillate) , ma il pericolo non è così grande come alcuni vorrebbero fare apparire. Nel 1939 se ne fecero 13, neLi940, fino ad oggi, 12. Alla fine dell'anno saremo sulla ventina, alcune delle quali sono doppie versioni per modo di dire fatte come sono così in famiglia. Agli attori italiani sono riservati gli altri 100 film e non ditemi che qualcheduno rimarrà senza lavoro. Inoltre buoni o cattivi, gli stranieri ci aprono innegabilmente dei mercati chiusi al nostro film. Una volta trovata la via, vi penetreremo anche senza il loro ausilio. L'importante è che la nostra produzione si faccia come si suol dire le ossa, e questo grande ribollire del calderone cinematografico italiano, così pieno di idee e iniziative mentre il mondo attorno è in guer ra, fa bene sperare per l'avvenire. VITTORIO MUSSOLINI