Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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con poche battute di commento musicale, altrettanto assurdo è il credere che un film possa fallire il suo scopo a causa di un'eccessiva preponderanza del dialogo sulla musica. Tutto ciò ormai è ovvio. Ma altri motivi vi sono, più intimi e segreti, che secondo noi hanno condotto all'affermazione di questi concetti. Se nei primi tempi del film sonoro gli spiriti più raffinati sentirono la necessità di arginare con la musica gli eccessi della parola, fu senza dubbio a causa della sproporzione, cui s'accennava più sgpra, fra il verismo del suono verbale emesso dall'altoparlante e la imperfetta rappresentazione delle figure umane. In fondo qual'era stata la grande novità del cinema sonoro? Quella di dare una voce a delle fotografie in movimento. L'occhio e l'orecchio, seppure sollecitati da tanto prodigio, non potevano assuefarsi troppo facilmente a un simile assurdo. La musica, si disse, soltanto la musica, grazie alla sua natura astratta e irreale, può rappresentare la voce delle figure cinematografiche; soltanto la musica può svelare l'animo di questi personaggi senza corpo e volume, fantasmi incolori vaganti tristemente nel breve cielo dello schermo. Ma col passare degli anni l'assurdo non è sembrato più tale. Un poco alla volta l'occhio e l'orecchio hanno accettato lo squilibrio fra l'immagine e la parola, e oggi non l'avvertono più. Ormai, volenti o nolenti, ci siamo abituati a scambiare le piatte figure dello schermo per persone in carne e ossa, e i fragori dell'altoparlante per delicati sospiri. Dietro le squallide fotografie semoventisi non sentiamo più il vuoto e il gelo degli spazi muti, l'inerzia mortale dell'aria senza vita : quel vuoto e quel silenzio che 254 un tempo solo la musica c'era parso che potesse riempire. La colonna sonora, con le sue perfezionate modulazioni, con il suo raggio d'azione sempre più vasto, capace di registrare rumori, fruscii, brusii, sussurri che in passato venivano trascurati o non si potevano captare, è riuscita a creare non solo l'illusione di una realtà completa, ma, talvolta, finanche quella di un clima poetico, ricco di suggestioni, di misteriosi appelli e suggerimenti, quale è il clima che può sprigionarsi da un sapiente uso del dialogo e di un'estesa gamma di suoni e rumori di fondo. Con questo non diremo che si sia riusciti a. sostituire del tutto la musica nella sua funzione evocatrice e descrittiva. Diremo invece che ci siamo abituati a questa specie di surrogato della musica. Brutto segno, forse, per il nostro gusto. Ma sta di fatto che quando, alcuni anni fa, si affidò il commento di mademoiselle docteur ad Arthur Honegger, il compositore svizzero non concepì vasti disegni sinfonici, sibbene cercò con la sua musica, svuotata di qualsiasi contenuto emotivo, di dare il senso dell'atmosfera che stagna in ogni ambiente, di rendere col suono i mille vaghi rumori che brulicano nell'aria. In altri termini, oseremmo dire che Honegger anticipasse con la sua sensibilissima orchestra il film... amusicale. Che è per l'appunto il film cui si è giunti oggi, con i suoi ti toh fragorosi, quasi bandistici, e gli scarsi pezzettini, la sdolcinata canzonetta, l'obbligatorio ballabile disseminati qua e là, dove sia rimasto un po' di spazio libero. Tanto varrebbe allora abolirla del tutto, questa invadente musica, utilizzando l'orchestra e il canto solo in quei film nei quali al commento musicale sia riservato un compito quanto si voglia subordinato, ma non così avvilente. LUIGI COIiACICCHI