Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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LA NUOVA COLONIA L'AFFLUIRE negli studi cinematografici romani di attori, registi e tecnici stranieri, è stato in questi ultimi tempi oggetto di ampie critiche. Parole grosse sono state pronunciate, sicché attualmente il problema appare illuminato di una luce che non è certo delle più simpatiche. Entrare nel vivo di un tal problema esula dal nostro odierno compito. Ci limitiamo a dire che, al punto in cui siamo, piuttosto che lamentarsi per una emigrazione di capitali, sarebbe più opportuno rallegrarsi d'un fatto nuovo, almeno per le proporzioni assunte: che il nostro film va all'estero. E a farlo andare sono proprio quei nomi sui quali punta la critica. Bisogna convincersi che ogni allargamento di mercato nel campo internazionale ha per noi, per la nostra industria una importanza di fronte alla quale sbiadisce il fatto che, insieme a elementi di indiscusso valore, altri ne scendano di altrettanto indiscussa mediocrità. Ma, ripetiamo, stavolta non ci interessa il problema, ci interessano le persone, e di queste soltanto parleremo. Ce n'è parecchie a Roma in questi giorni, venute d'ogni parte d'Europa, e c'è occorsa una settimana per vedere o parlare con le più importanti. Inutile dire le galoppate cui abbiamo dovuto sottoporci: fu una settimana infernale. Ne diamo qui sotto il resoconto. Lunedì. Questi francesi sono dei formidabili parlatori, non si fatica molto a intervistarli. La fine di un discorso si tira dietro il principio d'un altro e così il tempo pas Egli fu, per chi non ricordasse, uno degli interpreti di sotto i tetti di Parigi, regista René Clair. Tuttora, nel parlare, gestisce volentieri e il viso aderisce fedelmente alle parole. Mi improvvisa lì per lì una efficacissima imitazione di Stroheim. Divenne regista con le train des suicides, che è del 193 1. Si deve a lui la scoperta di Viviane Romance. « C'est une bonne découverte, M. Greville ». Annuisce soddisfatto e la macchinetta si rimette in moto. Nell'ufficio di una casa produttrice trovò un giorno ad attenderlo una ragazza. Era una bella e vigorosa ragazza, che al vederlo gli corse incontro e prese a narrargli i casi suoi, le sue aspirazioni. E tanto fu suadente e aggraziata, espressiva e toccante, tanto bene recitò la sua parte, che Greville intervenne senz'altro per lei presso il produttore e lo indusse a scritturarla. Poi la vide Duvivier e si sa il resto. Jean Choux lo incontriamo a via Veneto. La sua faccia è di uomo che ha digerito sa : quando esci t'accorgi di aver pronunciato due o tre frasi in tutto, ma di sapere ugualmente ciò che ti premeva. Troviamo Edmond T. Greville a casa sua. Ci riceve molto cordialmente nel suo studio. È loquace, affabile, accenna subito ai suoi prossimi film italiani. « fiesta — dice — > è per me un'esperienza nuova. C'è movimento, ci sono le corride, c'è tutta la Spagna, tradizionale e pittoresca. Il mio genere, al contrario, è prevalentemente intimista, tipo Kammerspiel, sapete? E così, dopo fiesta, ho in programma un'altra pellicola più aderente al mio temperamento. S'intitola l'uomo sotto il ponte: un soggetto piuttosto scabroso ». E ci porge il copione. Sfogliamo le prime pagine, leggiamo. Nei pressi di un ponte, in una sera piovosa. Ventate passano spazzando i viali, foglie morte si alzano rabbrividendo...: abbiamo capito. (( A me piace molto — prosegue Greville. — Da tre anni Io studio ». Gli chiediamo qualcosa intorno al cinema italiano. « Ho visto parecchia roba — dice. — Fra tutti preferisco Camerini. In quanto a Blasetti, egli ha diretto magistralmente i suoi attori di salvator rosa. E non dimentichiamo il Genina dell'ALCAZAR: magnifico film, questo, vedrete ». Delle sue esperienze d'attore, Greville parla come d'un diversivo piacevole e istruttivo. Truccaggio di Corintie Imchaire (foto Bragaglia) male : pare che il fatto sia da attribuirsi alla laboriosa nascita di salomè. Strano tipo, questo Choux. Poeta, vinse tre premi letterari. Poi fu pittore e critico d'arte: la sua cultura in questo campo è, a quanto si dice, assai vasta. Non pensava al cinema, una volta, si contentava dei suoi libri e dei suoi quadri; unico guaio: Yargent. Fu il cinema che a un certo punto gli venne in aiuto. Choux aveva visto, di un amico suo, certi corti metraggi pubblicitari molto ben riusciti, che lo invogliarono a intraprendere quella via; si improvvisò produttore, regista, operatore e guadagnò, jean de la lune s'intitola il suo capolavoro: le Storie del cinema ne parlano come d'una delle mi 255